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Calabria d’inverno: le feste di Natale nei borghi più belli


Nell’immaginario collettivo è associata soprattutto all’estate. Eppure la Calabria è anche una sorprendente destinazione invernale. A fronte di 780 chilometri di coste, infatti, vanta un territorio coperto per il 42,7 per cento da boschi (contro il 22,7% del resto d’Italia) e costituito al 91 per cento da colline e montagne, alcune delle quali ben oltre i duemila metri, dove nella stagione fredda si scia vista mare.

Non stupisce, dunque, che sia una delle tre regioni italiane (assieme ad Abruzzo e Sardegna) ad avere ben tre parchi nazionali: Pollino, Sila e Aspromonte. Luoghi scelti sempre più spesso come set per film, come Diabolik – Chi sei? (2023), e serie tv, come Monterossi con Fabrizio Bentivoglio (2022), anche grazie al lavoro svolto dalla Calabria Film Commission.

LEGGI ANCHE: Vacanze in Calabria: cosa vedere e dove andare. Spiagge, parchi e borghi più belli

Le Torri di Canolo sul monte Mutolo, angolo spettacolare del Parco dell’Aspromonte. Foto di Dionisio Iemma

Le feste di Natale nei borghi della Calabria

Posti in grado di affascinare con le loro suggestioni e offrire grandi emozioni, soprattutto nell’entroterra. Qui si cela l’anima calabrese più profonda, ospitale come poche, e più verace, con paesaggi e borghi che a Natale diventano davvero magici. Eccone alcuni, dall’estremo nord, al confine con la Basilicata, al punto più meridionale, affacciato sullo Stretto di Messina. Per vivere le feste in modo inedito e inaspettato.

Morano Calabro

Con i suoi oltre 192 mila ettari ripartiti tra Basilicata e Calabria, il Parco nazionale del Pollino è il più esteso d’Italia, con vette imponenti e tracciati perfetti per scialpinismo, fondo e ciaspolate. Un’area ricca di suggestioni, che custodisce anche borghi segreti tutti da scoprire. Come Morano Calabro, fra i più belli della regione, con case in pietra trasformate in albergo diffuso e viuzze lastricate che ospitano durante tutto il periodo delle feste un notevole presepe vivente.

Il paese è noto anche per la sua tradizione liutaia, con maestri locali come Luigi Stabile, che costruiscono ancora oggi lire calabresi (con tre corde in budello di montone), tamburelli e fischietti di canna, zampogne e ciaramelle (un antico oboe), perfette per rendere ancora più emozionanti le atmosfere natalizie.

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Nella frazione di Campotenese vale la pena fare una sosta alla Catasta, location dal design contemporaneo dedicata al vino e al cibo locali e al Parco della lavanda.

A 1.100 metri di quota, seppur spoglio delle fioriture nel periodo invernale, rimane aperto con il punto vendita per l’acquisto di candele, saponi, sali da bagno, oli essenziali ricavati da questa pianta dalle preziose proprietà antimicotiche e antinfiammatorie, con una lunga tradizione di coltivazione sulle pendici del Pollino.

Civita e Mormanno

Poco lontano, nel borgo di Civita, con case dalle facciate antropomorfe per tenere lontani gli spiriti maligni secondo la tradizione arbëreshë, cioè propria degli albanesi d’Italia, ecco il Museo etnico, con cimeli della cultura locale, e il Ponte del Diavolo, a strapiombo sulle Gole del Raganello, fra i più spettacolari canyon d’Europa, in alcuni punti profondo anche ottocento metri.

In tema di tradizioni, nella vicina Mormanno la Festa del Perciavutti (6-8 dicembre), ovvero la spillatura delle botti per consentire l’assaggio del vino nuovo, apre di fatto le festività natalizie, offrendo fra le vie del centro storico un piacevole tuffo nell’enogastronomia locale: nelle cantine più antiche (i vuttari) è bello degustare, a suon di musica tradizionale, vini ed eccellenze del territorio come i bocconotti, dolci di pasta frolla ripieni di marmellata.

A Mormanno si visita anche la chiesa di Santa Maria Goretti, ideata dal noto studio Mario Cucinella Architects. Bianca e solitaria, si affaccia sulle dorsali del Pollino con le sue linee pulite ed essenziali; all’interno, una serie di veli traslucidi calati dall’alto crea un affascinante gioco di riflessi con la luce naturale.

Dal contemporaneo all’antico: nella vicina Papasidero si trova la Grotta del Romito, con un’incisione rupestre raffigurante due bovidi e tracce di sepolture che risalgono a oltre diecimila anni fa: è considerato uno dei più importanti ritrovamenti preistorici in Italia.

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Il belvedere di piazza della Repubblica a Pizzo. Foto di Dionisio Iemma

Nicotera, la Via del vischio

Gli scenari cambiano più a sud, nel Vibonese, a ridosso del Tirreno. A Natale il borgo marinaro di Nicotera offre molte suggestioni con i classici mercatini e con la Via del vischio, percorso che si sviluppa all’interno del centro storico, decorato con migliaia di luci, addobbi floreali e vischio, appunto: il risultato è un lungo tunnel scenografico, perfetto per foto e passeggiate romantiche.

Situata a pochi chilometri da Capo Vaticano, nel cuore della Costa degli Dei, punteggiata da spiagge e calette di fine sabbia bianca, alte scogliere e mare turchese, Nicotera è nota anche come la Città della dieta mediterranea: fu proprio qui, infatti, che nel 1957 lo scienziato americano Ancel Keys, colpito dalla longevità degli abitanti, avviò lo studio pilota su questo regime alimentare, Patrimonio immateriale Unesco, che avrebbe poi completato nel Cilento.

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Vibo Valentia

In zona merita una visita Vibo Valentia, con il suo centro storico piacevole da esplorare senza fretta, magari assaggiando qualche susumella, dolcetto natalizio a base di cannella e cioccolato. Notevoli il Duomo di Santa Maria Maggiore e San Leoluca, che all’interno vanta un bel trittico rinascimentale di Antonello Gagini, e il ricco Museo archeologico nazionale Vito Capialbi, ospitato nello splendido castello normanno-svevo: nei pressi ci sono i ruderi delle mura greche dell’antica polis di Hipponion e il Parco delle Rimembranze con i resti del Tempio dorico dedicato a Proserpina (VI secolo a.C.).

Pizzo e il Castello Murat

A dieci chilometri c’è Pizzo, nota per il tonno, esportato nel mondo dallo storico marchio Callipo, e per il tartufo-gelato artigianale. Qui si visita il monumentale Castello Murat, realizzato dagli aragonesi sul mare nel 1492, dove scontò la sua prigionia prima della fucilazione, nel 1815, Gioacchino Murat, epopea rievocata dal museo interno.

Non siamo lontani dal cuore del Parco regionale naturale delle Serre, sorta di anello di congiunzione fra il Parco nazionale della Sila, splendido altopiano con laghi e foreste dove d’inverno si scia nelle località di Lorica e Camigliatello Silano, e il Parco dell’Aspromonte, più a sud.

La certosa di Serra San Bruno

Le Serre sono un concentrato di canyon, cascate e grandiosi boschi di faggio e abete bianco che custodiscono autentici gioielli architettonici, come la Certosa di Serra San Bruno (XI secolo), fra le più grandi d’Italia, dove ancora oggi vive una comunità di monaci.

Nei pressi ci sono le Reali ferriere di Mongiana, fondate dai Borbone nel 1770, che forgiarono il metallo impiegato nel primo tratto di ferrovia italiana, la Napoli-Portici: oggi ospitano il Mufar – Museo Fabbrica d’Armi, che integra archeologia industriale e sentieri naturalistici per il trekking.

Sempre in zona ci si può imbattere nell’attività degli ultimi carbonai serresi, che portano avanti una secolare tradizione di produzione di carbone naturale formando spettacolari cataste alte almeno sei metri (lu scarazzu), all’interno delle quali la legna brucia lentamente. Per avere la possibilità di vederli all’opera, però, meglio rivolgersi a qualche operatore turistico locale (visitserrasanbruno.it).

Sci di fondo escursionismo sulla pista di monte Nardello, nel comprensorio di Gambarie, a 1.770 metri di altitudine. Foto di Dionisio Iemma

I borghi del Parco nazionale dell’Aspromonte

Un’area di grande suggestione per trascorrere le feste natalizie è anche quella che gravita intorno al Parco nazionale dell’Aspromonte, fra i più selvaggi e inesplorati d’Italia (parconazionaleaspromonte.it).

Il comprensorio sciistico di Gambarie, che si sviluppa tra i 1.350 e i 1.800 metri, offre sei chilometri di piste per lo sci alpino, oltre a tracciati per il fondo e le ciaspolate, come quelli intorno al Montalto (1.955 metri), la vetta più elevata del massiccio. Il bello è che queste attività in alcuni punti hanno come sfondo, in lontananza, il mare dello Stretto di Messina.

Scilla

Ma non c’è solo la natura. Intorno all’area del Parco gravitano infatti borghi ricchi di fascino come Scilla. Ribattezzata la Perla del Tirreno per i suoi quartieri, su tutti la magnifica Chianalea, è posta in posizione panoramica sul promontorio aspromontano nel quale, secondo il mito, viveva la spaventosa creatura a sei teste da cui prende il nome.

Bagnara Calabra

E poi c’è Bagnara Calabra, città natale di Mia Martini e Loredana Bertè, rinomata per il Torrone di Bagnara Igp, dalla tradizione secolare, che viene proposto nelle due versioni Martiniana (ricoperto con zucchero in grani) e Torrefatto glassato (con cacao amaro): durante le festività natalizie assaggiarlo diventa un vero must.

Sul versante ionico dell’Aspromonte ecco Gerace, tra i borghi medievali meglio conservati della regione, sviluppatosi intorno alla Cattedrale di Santa Maria Assunta. Di impostazione bizantino-normanna, venne costruita fra XI e XII secolo utilizzando anche materiale proveniente dalla potente città magnogreca di Locri: un vero gioiello, esplosione di forme e stili architettonici che hanno attraversato indenni i secoli fino a noi.

Uno scorcio di via Marina Alta sul lungomare Falcomatà di Reggio Calabria. Foto di Dionisio Iemma

Reggio Calabria

Tappa finale dell’itinerario è Reggio Calabria, fulcro della Costa del bergamotto, che deve il nome alla pregiata varietà di agrume: molto usato nella profumeria, trova il suo habitat ideale proprio qui. Nella città dello Stretto rubano gli occhi i Bronzi di Riace (V secolo a.C.), capolavori assoluti della scultura greca custoditi nel MArRC – Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Ma non bisogna mancare le ghiottonerie del mercatino di Natale nella centralissima piazza Italia − soprattutto i petrali, dolci di pasta frolla con fichi secchi, vino cotto, noci, uva passa e ricoperti di cioccolato − e il meraviglioso lungomare Falcomatà, per Gabriele D’Annunzio “il più bel chilometro d’Italia”.

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Qui, se si è fortunati, ci si può imbattere nel miraggio della Fata Morgana, fenomeno ottico che in particolari condizioni di luce permette di vedere immagini di Messina, all’altro capo dello Stretto, riflesse dal mare. Così nitide da apparire reali, tanto vicine che sembra di poterle toccare.

Info: calabriastraordinaria.it

 

 

 

 





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