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Basilicata, crisi idrica: parla ad affaritaliani.it il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano


Crisi idrica, Basilicata, il Direttore Generale di ANBI fa il punto sulla situazione lucana: “Faccio fatica a dire queste cose quando un mancato collaudo ti fa riempire per 7 milioni di metri cubi d’acqua una diga che normalmente ne contiene 18”

Stiamo raccontando la crisi idrica che sta colpendo la Basilicata, un problema che abbiamo definito, non senza ironia, come “le gocce che fanno traboccare il caso.” Per approfondire la complessa situazione idrica della regione, abbiamo intervistato Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, il quale ha condiviso il suo punto di vista, soffermandosi sui problemi di manutenzione degli invasi e sulle difficoltà nell’attuare progetti già pianificati da ANBI.

ANBI segnala che circa 90 bacini italiani necessitano di una pulizia del fondo a causa dell’accumulo di sedimenti che, occupando oltre il 10% della capacità totale, riducono la disponibilità d’acqua. Il costo stimato per queste operazioni è di quasi 291 milioni di euro, che creerebbero circa 1.400 posti di lavoro. Un altro problema è il limite di riempimento dell’invaso del Camastra, ridotto da 18 a 7 milioni di metri cubi per mancanza di collaudo, e il mancato completamento di altri 16 bacini in Italia, che potrebbero aggiungere 96 milioni di metri cubi alle riserve idriche con un investimento di circa 452 milioni di euro e oltre 2.250 posti di lavoro.

Inoltre, i dati del 2023 mostrano come una gestione più efficiente dell’acqua raccolta nel Camastra – 9,27 milioni di metri cubi in quattro giorni a gennaio, di cui oltre 8 milioni poi rilasciati in mare – avrebbe potuto alleviare la crisi idrica in corso, aggravata dalla scarsità di piogge che ormai colpisce da un anno il Sud Italia.

Basilicata, crisi idrica: l’intervista a Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI

Qual è il suo punto di vista sulla situazione che c’è in Basilicata?

“Non so se siamo infastiditi, non so che dirle.” – esordisce Massimo Gargano, Direttore generale ANBI –“Noi queste vicende le abbiamo denunciate per tempo, abbiamo offerto le soluzioni per tempo, abbiamo dato le indicazioni per tempo. Oggi è la prima volta che riusciamo a parlare di una città, capoluogo di regione, senza acqua. Ma non ne parla nessuno perché è Potenza. Se fosse stata Bari, Roma, Firenze, Bologna o Milano sarebbero stati gli onori della cronaca. Essendo potenza mi crede, interessa a me e a lei.

La disinformazione, o il non interesse a narrare questa vicenda è uno dei motivi per il quale con affaritaliani.it ne stiamo parlando. Tant’è che ho sentito cittadini lucani che recentemente sono tornati in Basilicata per festività che sono rimasti sorpresi del fatto che non ci fosse acqua. Questa cosa secondo me è una cosa importante e grave a livello anche nazionale.

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“Il dato vero è che in Italia la parola manutenzione è una parola che è scomparsa, non fa notizia. Non interessa sostanzialmente a nessuno. Se fosse stata una vicenda emergenziale sarebbero corse le istituzioni, avremmo avuto i media molto interessati. Questa vicenda non interessa a nessuno. Sono mortificato di queste questioni.

Siamo riusciti a far fare al Ministero delle Infrastrutture il PNISSI, ribaltando un concetto vecchio, di questo paese: ci sono i soldi ma non ci sono i progetti. Beh, c’è un PNISSI dove ci sono 482 progetti, tutti definitivi ed esecutivi, tutti in grado di essere trasformati in cantiere dopo una gara d’appalto. Sono opere pubbliche, per cui bisognerebbe che fosse il pubblico a finanziarle, perché siano di interesse generale pubblico.

Di queste opere, il 46% sono dei nostri consorzio di bonifica, il resto del sistema del servizio idrico integrato. Il finanziamento è di 1miliardo di euro l’anno, per i prossimi 12 anni. Il Ministero delle Infrastrutture ha fatto uno sforzo mettendo i primi 950 milioni per il 2024, mentre il PNISSI parte dal 2025. Tutto questo è vero, tutto questo c’è, però tutto questo non interessa a nessuno.

Di fatto perché non ci sono le risorse e poi leggiamo che si spendono risorse per fare dissalatori, insomma la cosa ci fa un po’ sorridere (per quello che significa il dissalatore in Italia). Il dissalatore funziona se ci sono le energie del sottosuolo, sia esso gas o petrolio, perché ha dei costi elevatissimi produrre quell’acqua. Però questo è il paese, con questo facciamo i conti.

Abbiamo presentato un piano invasi assolutamente visionario, ma in termini positivi: 10 mila piccoli e medi invasi da realizzare entro il 2030. Di questi 400 sono immediatamente cantierabili, sono tutti in terra, ricaricano la falda, producono energia. Però sta lì, è un bel esempio, abbiamo ricevuto molte strette di mano, anche qualche pacca sulle spalle. Però di fatto rimane lì.

Poi accadono cose come quelle siciliane che hanno un grande risalto mediatico, cose che non hanno alcun risalto mediatico come quello della Camastra, ed è un vero peccato. E poi è un peccato perché quelle acque del Basento, insomma, abbiamo tutti quanti, non ce l’ha soltanto lei, ce l’ho anch’io, dei dubbi sulla qualità di quelle acque.”

Ma soprattutto ce l’hanno i lucani. Da oggi le acque del Basento andranno a confluire nella diga della Camastra. Le voglio chiedere, era veramente l’unica soluzione? Non si poteva far attendere, anche magari con una dotazione d’acqua ancora a singhiozzo, e saldare quelle falle che ci sono nelle tubature che conducono l’acqua dalla Camastra?. Inoltre, quali sono i rischi a lungo termine che possono presentarsi riguardo al fatto che l’acqua del Basento finisce nella Camastra? Cioè, è irreversibile secondo lei questa cosa o no?

“Guardi, tutte le vicende hanno una soluzione. Le vicende se le affronti e le affronti soprattutto per tempo, una soluzione ce l’hanno. Il dato vero è che c’è una inazione preventiva che poi genera situazioni come queste che ha detto lei. Questo è un paese ricco d’acqua. La Lucania è una regione ricchissima d’acqua. Lei sa perfettamente che, proprio vicino a quelle aree dove non c’è acqua dentro ai rubinetti da qualche giorno, ci passano le linee dell’Acquedotto Pugliese che sono piene d’acqua.”

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Che tra l’altro prelevano dal Pertusillo.

“Esatto. ma sono cose che lasciano veramente perplessi. Peraltro, vede io faccio un po’ fatica a dire queste cose perché quando un mancato collaudo ti fa riempire per 7 milioni di metri cubi d’acqua una diga che normalmente ne contiene 18, per cui l’acqua lì ci entra per 18 milioni di metri cubi d’acqua, ma  tu la mandi via, la butti a mare.

Quando non si realizzano schemi idrici, e chissà che sembra realizzare uno schema idrico: significa collegare un posto dove l’acqua c’è con un posto dove l’acqua non c’è e scambiarsela. Tutto il sistema Europeo funziona a bacini idrici. La Basilicata sta dentro il bacino idrico dell’Appennino Meridionale, che sono sette regioni. Però accadono queste cose e si rimane amareggiati. Forse questa è l’espressione giusta. Ci sono i progetti, c’è l’acqua, ci sono i soldi e ci sono i cittadini senza acqua.

Ai lucani di potenza dico, caro lucano: non interessa a nessuno.”

Le voglio fare un’ultima domanda: ad oggi i rubinetti dei cittadini sono pieni di quest’acqua del Basento, per dirla in modo spicciolo. Non è ancora chiaro se quell’acqua è certificata con il livello A2 o che l’impianto di Masseria Romaniello potrebbe essere non in grado di potabilizzare completamente un’acqua classificata come A3. Nell’eventualità che questo impianto riesca a trattare quest’acqua, vi può essere il rischio per la salute dei cittadini, legato addirittura all’aumento di reagenti chimici legati alla disinfezione dell’acqua?

“Questa domanda me l’ha fatta prima in un altro modo e me l’ha rifatta adesso in maniera più puntuale. Io non ci voglio entrare dentro questa risposta. Io le dico che l’acqua che bevo per contratto in un paese occidentale civile è l’acqua che deve essere A1. Se lei me la dà A3, io già ho delle grandissime perplessità. Ma non sta a me dirlo, ci sono le ASL. Perché questa è una vicenda che incide sulla salute umana. E sulla salute umana, quando non si rispettano certi parametri, ci sono reati penali. Non ci voglio entrare, non spetta a me.

Spetta a me dirle che abbiamo una capacità complessiva in questo paese per raccogliere 700 milioni di metri cubi d’acqua e solo l’interrimento ce ne fa togliere 72. E solo l’interrimento, perché non vogliamo togliere la terra da queste benedette dighe, perché c’è una legge in questo paese che classifica quella sabbia come rifiuto speciale. Per cui noi dovremmo togliere l’acqua, levare tutto quello che troviamo sotto, portarlo a discarica. E poi non so se trovare un po’ di giacimenti di petrolio in qualche area africana o araba per pagare chi tratta questi rifiuti speciali. Che rifiuti speciali non sono, sia chiaro. Lo sappiamo tutti, però è un reato. E quindi ci teniamo le dighe piena di terra tutto qui. E l’acqua la  prendiamo poi nei fiumi, scavando i fiumi. “

Quindi questa legge lei non la condivide?

“Ma neanche un po’. Noi si fa un carotaggio, si guarda che c’è dentro quella sabbia, e una volta analizzato se è buono o cattivo ci si comporta di conseguenza.”



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