Frutto di una collaborazione tra undici istituzioni museali che custodiscono e valorizzano importanti testimonianze di statuaria preistorica, la mostra propone rrentasei gigantografie che offrono ai visitatori la possibilità di viaggiare idealmente lungo la penisola e di conoscere l’arte e la società dell’età del Rame.
La realizzazione di una mostra dedicata alla statuaria preistorica rappresenta una tappa importante per conoscere e valorizzare queste straordinarie testimonianze artistiche del passato. Il fenomeno delle statue stele non interessa solamente l’Italia, ma è ampiamente diffuso in gran parte d’Europa dall’età del Rame (dal 3.400 al 2.400 a.C.), per giungere in certi casi fino all’età del Ferro nella metà del I millennio a.C.. L’esposizione mette in relazione monumenti provenienti da quattro grandi aree geografiche italiane: l’arco alpino nella sua interezza, la Lunigiana, la Puglia e la Sardegna. Ciascun’area ha un proprio stile artistico con motivi unici, ma tutte condividono una comune matrice ideologica e religiosa che ha unito popoli distanti tra loro.
La mostra fotografica è stata realizzata dal Menhir Museum di Laconi (Oristano) insieme ad Archeofoto Sardegna, grazie al coinvolgimento della Rete nazionale dei musei delle statue stele menhir, con lo scopo di far conoscere le principali testimonianze della statuaria preistorica italiana. Non meno importante è la volontà di mettere in collegamento le diverse realtà che compongono la rete nazionale: si tratta, infatti, di un progetto “corale” che coinvolge diverse realtà culturali del territorio italiano, tra loro avvicinate da un linguaggio comune di cui le stele sono espressione. Oltre al Menhir Museum e al Museo Alto Garda, le altre istituzioni museali coinvolte sono il Museo delle statue stele della Lunigiana (Pontremoli), il Museo del castello San Giorgio (La Spezia), l’Antiquarium Tellinum (Teglio), il Museo nazionale della preistoria della valle Camonica (Capo di Ponte), il Museo civico archeologico Carlo Gaetano Nicastro (Bovino), il Museo nazionale archeologico ed etnografico Giovanni Antonio Sanna (Sassari), il Museo archeologico comunale di Santadi, il Civico museo di Allai e l’Area megalitica di Aosta.
Proprio per collegare i diversi musei coinvolti, è stato pianificato un fitto calendario espositivo che include non solo i musei della rete, ma anche importanti eventi culturali. La mostra è stata inaugurata a Laconi alla fine del 2023, per poi essere esposta nel 2024 a TourismA, il Salone dell’archeologia e del turismo culturale di Firenze, e all’area megalitica di Saint Marten de Corléans ad Aosta.
Al Museo di Riva del Garda le trentasei gigantografie della statuaria preistorica saranno messe in dialogo con le otto statue stele “reali” rinvenute ad Arco tra il 1989 e il 1990 durante i lavori di costruzione dell’ospedale ed esposte nella sezione archeologica del museo.
Questi monumenti erano originariamente collocati all’aperto, probabilmente in un’area cerimoniale vicino all’antico corso del torrente Sarca. Realizzate a tutto tondo e, forse un tempo dipinte, rappresentano figure maschili, femminili e asessuate. Le figure femminili sono riconoscibili per dettagli come i seni e alcuni elementi dell’abbigliamento, mentre quelle maschili sono più grandi e raffigurate con armi e cinturoni decorati. Esistono anche statue di dimensioni ridotte, definite asessuate perché prive di particolari distintivi e forse rappresentanti personaggi giovani o non adulti.
A differenza delle statue di altri gruppi, nelle sculture di Arco è dedicata scarsa attenzione alla rappresentazione dei dettagli anatomici. Grande interesse invece, è rivolto alla raffigurazione di armi e agli elementi dell’abbigliamento e di ornamento, come mantelli a scacchi o a strisce verticali, che potrebbero indicare il rango sociale o il lignaggio di appartenenza. La particolare attenzione rivolta alla raffigurazione di armi, ornamenti ed elementi dell’abbigliamento che si connotano come simboli di potere, suggerisce alcune ipotesi interpretative su chi fossero i soggetti rappresentati. Le statue potevano rappresentare personaggi di rango elevato realmente esistenti oppure immagini di divinità, anche se l’ipotesi più probabile è che siano figure commemorative di antenati illustri che con la loro imponente presenza legittimavano il potere dei gruppi dominanti dell’età del Rame.
Soddisfazione per questa mostra nelle parole del sindaco di Riva del Garda Cristina Santi: “L’attività culturale del Museo Alto Garda continua a percorrere grandi spazi nei luoghi, nelle epoche e nei temi, portandoci ora indietro nel tempo fino alla preistoria. Questa mostra fotografica costituisce inoltre un grande lavoro di rete che unisce numerosi soggetti istituzionali e connette due mondi allo stesso tempo vicini e distanti quali il Trentino e la Sardegna. L’arte è sempre in grado di stupire, emozionare e far riflettere; in questo caso lo è ancora di più, riportandoci allo sguardo di persone e di popoli che vivevano il mondo e la loro vita senza poter contare sulla mole enorme di conoscenze che oggi noi abbiamo, ma che in fondo ben poco cambiano, nella sostanza, rispetto al mistero imperscrutabile che è l’universo. Ringrazio il Mag per il suo pregevole lavoro culturale, sempre condotto con una speciale cura, segno della consapevolezza del proprio importante ruolo sociale”.
Così il presidente del Mag Vittorio Sgarbi: “Le statue menhir, scavate dall’uomo preistorico nella pietra grezza, non sono semplici monoliti, ma vere e proprie opere d’arte, cariche di un’energia ancestrale che ci travolge. La mostra al Museo Alto Garda è una discesa nelle profondità della nostra storia. Queste ‘pietre parlanti’ rivelano un mondo lontano, dove ogni forma, ogni linea scolpita aveva un significato profondo, una forza mistica. Eppure, nonostante la distanza del tempo, sentiamo una profonda connessione con queste opere. È come se le emozioni, le paure, le speranze di quegli uomini primitivi risuonassero ancora entro di noi. Dalla Sardegna, con la sua straordinaria civiltà, alle Alpi, questi potenti monumenti in pietra trovano oggi una nuova casa nei musei e nelle aree archeologiche dedicate, e con la mostra al Museo di Riva del Garda ci offrono un’occasione unica per riflettere sulla nostra identità e sulle nostre radici profonde”.
Il progetto appare particolarmente importante anche per il direttore del Mag: “Questa mostra rappresenta un’importante occasione -dice Matteo Rapanà- sia per far conoscere queste eccezionali testimonianze di arte preistorica, sia per avviare collaborazioni e progetti condivisi tra i musei che compongono la Rete nazionale dei musei delle statue stele menhir. Si tratta di un punto di partenza per avviare future iniziative legate alla ricerca e alla valorizzazione di questi monumenti che presentano ancora numerosi interrogativi. Siamo molto soddisfatti di poter ospitare la mostra a Riva del Garda, dove abbiamo programmato differenti appuntamenti per raccontare le particolarità delle statue stele esposte al Mag e di quelle realizzate nelle altre aree geografiche, di cui possiamo ammirare le straordinarie fotografia realizzate da Nicola Castangia. A Nicola, a Giorgio Murru e a Franco Marzatico, dirigente dell’Umst Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, vanno i miei più sinceri ringraziamenti per aver coinvolto il Mag in questo interessante progetto”.
L’importanza di questa mostra anche nelle parole di Ilaria Portas, assessora ai beni culturali della Regione autonoma della Sardegna: “Un’occasione unica per far conoscere questi beni culturali dalle capacità rievocative, che richiamano un linguaggio figurativo comune e riuniscono terre lontane. Come Regione Sardegna siamo veramente orgogliosi di aver accolto favorevolmente e finanziato questo progetto che oggi porta la storia delle statue menhir dell’isola nel resto dell’Italia e la fa comunicare con realtà simili. Ringraziamo il Museo Alto Garda, che dal 30 novembre accoglierà la mostra ‘Pietre parlanti nella preistoria’, e i musei che l’hanno ospitata e quelli che la ospiteranno”.
Così Giorgio Murru, direttore scientifico del progetto: “Sono molto felice e orgoglioso di questo primo grande progetto della mostra, che si indirizza verso la contemplazione di un fenomeno così vasto nella sua dimensione come la statuaria preistorica, per la Sardegna e per il resto d’Italia. La mostra nasce dopo un lungo percorso di interlocuzioni tra i sistemi museali italiani, che si sono messi in rete, dopo vari incontri tra i vertici avvenuti anche in occasione di TourismA Firenze. Ciò che voglio dire è che questo è solo il primo importante passo verso la conoscenza e valorizzazione piena di questo fenomeno che non è solo nazionale, ma investe tutto il continente europeo fino alla Crimea, passando per il Medioriente e il Nordafrica. La Sardegna si trova proprio al centro di questa espressione così notevole e duratura di quella che possiamo chiamare la prima religione uniformante dei popoli. Religione, ricordiamo, perché le statue rappresentano degli eroi divinizzati, sia uomini che donne”.
Infine Nicola Castangia, direttore artistico della mostra e autore delle immagini: “La fotografia ha permesso di rendere questo tipo di progetto realizzabile a tutto tondo, con una visione unitaria del fenomeno a livello nazionale, dando vita a una esposizione facilmente mobile e itinerante. Le tecniche di illuminazione che abbiamo utilizzato hanno consentito di mettere in risalto forme e dettagli delle statue-stele e delle statue-menhir, favorendo una migliore lettura dei simboli incisi e scolpiti. È stato un lavoro entusiasmante, un’idea che ha preso corpo grazie all’importante contributo della Regione autonoma Sardegna e alla volontà della Rete nazionale dei musei delle statue-stele. È doveroso da parte mia ringraziare le direzioni dei musei che ci hanno accolto con grande disponibilità durante il nostro tour fotografico in Italia e nella nostra isola”.
La mostra sarà visitabile dal 30 novembre al 6 gennaio; durante questo periodo le sale espositive si apriranno al pubblico per ospitare una mostra che, oltre a offrire un percorso di notevole interesse, si arricchirà di un’ampia gamma di attività collaterali. Visite guidate tenute dagli operatori museali e dal direttore del Mag Matteo Rapanà e l’avvincente “Caccia al tesoro di Babbo Natale” renderanno l’esperienza culturale un’occasione di svago e apprendimento per visitatori di tutte le età.
Visita il museo e la Casa di Babbo Natale con la famiglia
Si rinnova anche quest’anno la collaborazione tra il Museo Alto Garda e la Pro loco di Riva del Garda in occasione delle festività natalizie. Dal 30 novembre fino al 31 dicembre sarà possibile sia visitare solamente il Museo di Riva del Garda, sia acquistare un biglietto unico per partecipare alle divertenti iniziative organizzate alla Casa di Babbo Natale, e poi visitare le sezioni del museo.
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