Partiamo dalla mostra-installazione che segna il ritorno con una grande mostra pubblica in Italia di Francesco Clemente, proseguiamo con un artista che concentra la sua ricerca sulla precisione geometrica e la modularità delle forme, Seçkin Pirim, scopriamo le affascinanti sculture con materiali organici di Christiane Löhr, gli intrecci di materia tessile di Thomas De Falco, e infine la mostra collettiva a quattro voci (No) Women’s Land nella settimana della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Il più “americano” degli artisti legati al gruppo della Transavanguardia, movimento artistico nato su progetto del critico Achille Bonito Oliva nella seconda metà degli anni Settanta, divenuto emblema del ritorno alla pittura che fiorì nei primi anni Ottanta, sarà protagonista a Palazzo Esposizioni Roma fino fine marzo 2025. L’evento è stato inaugurato venerdì 22 novembre.
La mostra “Francesco Clemente. Anima nomade” occupa la rotonda del piano nobile e le sette sale che da essa si irradiano come una unica grande installazione. Insieme alle sei Tende realizzate nel 2013-2014, straordinariamente riunite in questa occasione, sono esposte le Bandiere del 2014 e due grandi sale sono interamente dedicate a wall drawing realizzati dall’artista in situ per questa occasione.
Sculture e quadri scultorei, opere realizzate con materiali come resina, carta, alluminio, vetro, marmo, che esplorano forma, colore e reiterazione di modelli formali. L’artista Seçkin Pirim, nato a Istanbul nel 1977, esplora i confini tra arte e design servendosi della tecnologia, senza rinunciare alla manualità artigiana. Sviluppa opere che combinano ripetizione modulare e complessità tecnica caratterizzate da precisione geometrica e profondità visiva, interessandosi a temi come il tempo, il cambiamento e l’interazione tra razionalità e caos. Le sue strutture tridimensionali enfatizzano il movimento e la trasformazione.
Ha esposto in numerosi musei e gallerie internazionali, tra cui l’Istanbul Modern Museum, il Pera Museum e la Saatchi Gallery, ed è rappresentato in collezioni prestigiose come il National Art Museum of China e il Baksı Museum.
La mostra in Triennale si sviluppa in una modalità diffusa tra i vari spazi interni ed esterni, esponendo una selezione di lavori inediti o tra i suoi più rappresentativi. All’esterno del Palazzo dell’Arte apre il percorso Gate of eye (2024), un’enorme scultura in vernice per auto su poliestere, mentre all’interno sono esposte, tra le altre, le opere Vertical Touch e Seven Days. Se vuoi saperne di più continua a leggere.
III. Gli Accumuli di Christiane Löhr al MAN di Nuoro
Christiane Löhr- Montagne, 2023 semi di edera
Christiane Löhr, nata nel 1965 in Germania, ma toscana d’adozione (vive e lavora tra Prato e Colonia), crea le sue opere principalmente con materiali organici come semi, steli d’erba, piante rampicanti, fiori, peli di cavallo e altri elementi naturali. Questi materiali vengono trasformati in sculture delicate ed effimere, spesso ispirate a strutture architettoniche, paesaggi e forme astratte. Il suo lavoro esplora i principi organici di crescita e costruzione, ponendo una forte enfasi sulla fragilità e sulla bellezza del mondo naturale.
Nel 2023 è stata protagonista l’Arp Museum in Germania con la mostra Symmetries of the Smooth, che raccoglieva circa 80 opere a rappresentare quattro decenni di attività artistica. In questi giorni il Museo MAN di Nuoro, dal 22 novembre 2024 e fino al 9 marzo 2025, presenta la mostra “Christiane Löhr. Accumuli“, a cura di Chiara Gatti con un testo critico di Bruno Corà, presentando un’ampia installazione che punteggia il piano nobile del museo di sculture leggere e impalpabili, un inno alla levità della natura e, insieme, alla sua complessità.
A nuove forme astratte per piccoli templi silvestri si aggiunge, per l’occasione, un omaggio alla Sardegna, che vede l’autrice presentare piccoli accumuli di chicchi o sementi, a evocare torri e costruzioni nuragiche. Scopri di più.
IV. Le opere tessili di Thomas De Falco al Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese
Thomas De Falco, GOLD – While all Flow’rs and all Trees do close To weave the Garlands of repose, installation view, Museo Arte Contemporanea Cavalese. Ph. Erjola Zhuka
Thomas De Falco, nato a Mondragone nel 1982, ha eletto l’arte della tessitura, oggi definita nel mondo dell’arte come Fiber Art, come suo mezzo espressivo, applicandola a pratiche artistiche contemporanee come le performance e le installazioni. E’ stato attratto dalla tessitura sin da bambino, in particolar modo dall’intreccio. Passa l’infanzia e l’adolescenza ad osservare la nonna ricamare e tessere, lavoro che lo affascina per la manualità e soprattutto per i materiali impiegati.
Dalle parole dello stesso artista:
«Ero molto attratto dall’intreccio. Da bambino vedevo mia nonna ricamare, e mi piaceva il filo. Amavo il movimento delle mani, inconsciamente sentivo che sarebbe diventato qualcosa di mio» (tratto da intervista di Beatrice Schivo del 2017).
Oggi Thomas vive e lavora tra Milano, Roma e Parigi, e nel suo curriculum vanta esposizioni in importanti istituzioni tra cui Palazzo Buonaccorsi, MAXXI, Museo Marino Marini, PAC Milano, Triennale Milano e Museo Dell’Ara Pacis.
La mostra GOLD – While all Flow’rs and all Trees do close To weave the Garlands of repose è il progetto espositivo che segna l’avvio del nuovo percorso di ricerca intrapreso da Elsa Barbieri, neodirettrice del Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese, il cui intento è di valorizzare il connubio fra arte e territorio. Il verso che accompagna il titolo della mostra, While all Flow’rs and all Trees do close To weave the Garlands of repose – Mentre tutti i flussi e tutti gli alberi si chiudono per intrecciare le ghirlande del riposo, è tratto dalla poesia “The Garden” di Andrew Marvell.
De Falco guarda alle relazioni intrecciate dentro altre relazioni che si trovano in natura, e le tramuta nelle forme scultoree della materia tessile che abilmente intreccia con la tecnica manuale del wrapping. Spesso, come è evidente nella selezione di opere allestita per l’occasione, egli agisce sulla dinamica di maturazione della natura congelando e inglobando rami, foglie, fieno, paglia (che raccoglie sul territorio in cui lavora), canapa, lana e preziosi filamenti naturali – come seta e lino – nei suoi arazzi e nelle sue sculture tessili. Per saperne di più sulla mostra e sull’artista continua a leggere.
V. (No) Women’s Land: uno sguardo originale sulla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Opera di Fabrizio Pozzoli
Rendiamo omaggio alla ricorrenza del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, segnalando un progetto espositivo che intende offrire sul tema uno sguardo originale e laterale, con la curatela di Alessandra Redaelli. Si tratta della mostra (No) Women’s Land presso la galleria Gli Eroici Furori di Milano, che coinvolge quattro artisti: Fabrizio Pozzoli, Loredana Galante, Silvia Levenson, Paki Paola Bernardi. Quest’ultima, proprio il 25 novembre, alle 18:30, realizzerà insieme alla gallerista Silvia Agliotti la performance “Rebecca e le altre“.
I quattro artisti, fino al 9 dicembre, danno voce alle donne con accenti e sensibilità differenti, spaziando tra i più diversi media dell’arte: dall’installazione alla scultura, dalla pittura al ricamo, dalla fotografia fino al video e alla performance. Tra questi Fabrizio Pozzoli crea un piccolo esercito di abiti feriti e martoriati, ricuciti e suturati, ma che portano ancora i segni delle offese nelle grandi macchie rosse e rugginose. Anche Loredana Galante lavora con la stoffa, mentre Silvia Levenson getta lo sguardo tra le mura domestiche, svelando nelle sue opere le insidie che queste spesso racchiudono. Per saperne di più continua a leggere.
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