Quando nel 2026 verrà ultimato il recupero di Palazzo della Rovere, il sorprendente centro storico di Savona riconquisterà una diretta connessione fisica con il mare. Solcato ogni settimana dalle navi che hanno reso il porto locale uno dei principali terminal per la croceristica nazionale, è proprio al Mediterraneo che la città ligure rivolge oggi lo sguardo per costituire un’inedita rete urbana estesa fino ad Africa e Medio Oriente. Conclusa da trent’anni l’esperienza dell’Italsider, Savona sta scommettendo su sé stessa e sulle proprie risorse interne per rilanciarsi: una presa di coscienza doverosa dopo la fase caratterizzata dagli inevitabili contraccolpi (anche in termini di calo demografico) della dismissione del sito siderurgico.
Ma da dove iniziare? La candidatura a Capitale italiana della cultura 2027, un’operazione che il primo cittadino Marco Russo definisce “epocale”, potrebbe apparire come il più ambizioso obiettivo promosso dall’attuale amministrazione. Una “sfida”, in altre parole, capace già di per sé di innescare processi e generare energie. A ben guardare però, tra cantieri in corso, strategie partecipative e collaborazioni con enti e realtà del territorio, in termini di visione e progettualità la città sembra volersi proiettare oltre – l’auspicato – traguardo del 2027 (la nomina da parte del MiC è attesa per il 28 marzo 2025). Immaginando una vocazione e puntando su iniziative che genereranno eredità condivise.
Nuove rotte per la cultura: Savona si candida a Capitale italiana della cultura 2027
Un parametro numerico su tutti restituisce l’entità di quanto sta avvenendo. “In questo momento, nella sola città capoluogo, sono in corso investimenti per circa 80 milioni di euro – tra PNRR, fondi regionali, fondi ministeriali, fondi europei, fondi comunali e altre risorse – tutti destinati al recupero di spazi pubblici” indica il sindaco Russo, precisando che “si tratta di un investimento senza precedenti, se non forse nel Dopoguerra, che trasformerà fisicamente la città in modo profondo: si apriranno due importanti contenitori culturali quali Palazzo della Rovere e l’ex chiesa del San Giacomo; si insedieranno due nuovi poli sportivi; saranno attivati sei innovativi progetti sociali; saranno rinnovati il fronte mare di levante e il fronte mare di ponente; saranno aperti una nuova mensa scolastica e un asilo nido e ripensati gli spazi esterni alle scuole in connessione con i quartieri; saranno fatti rifiorire i giardini ai piedi del Priamar, la grande fortezza genovese che diventerà presidio contro il cambiamento climatico”.
Un fermento, a carattere anche architettonico-urbano, che si intreccia con l’esperienza della candidatura, diretta da Paolo Verri ed esito di un iter avviato nel marzo 2023 al quale hanno progressivamente aderito 41 comuni del comprensorio. Da quelli a cui Savona è già legata attraverso la Baia della Ceramica (ovvero Albissola Marina, Albisola Superiore e Celle Ligure) fino a borghi come Cairo Montenotte, sede (dell’assolutamente consigliato) Ferrania Film Museum, in cui l’epopea della FILM – Fabbrica Italiana Lamine Milano si combina con la storia del cinema e della fotografia, incidendo sul destino e sulle aspirazioni di un territorio. Per il direttore Verri, Savona “ha deciso di affrontare con coraggio e come comunità intera le sfide del prossimo millennio: solitudine, cambiamento climatico, invecchiamento della popolazione, competenze culturali e tecnologiche di base”. Ed è per questo che le nove rotte per la cultura protagoniste della candidatura intercettano altrettanti temi cruciali, con ricadute in un’area più vasta di quella della città propriamente intesa. Si va dal turismo alla sostenibilità, dal clima al movimento, passando per la società, i giovani, la manualità, la religione, le arti, l’abitare: un impianto concettuale tradotto in nove mesi di programmazione, 100 appuntamenti complessivi (inclusa la cerimonia di apertura) e il rinnovo di nove siti urbani.
La rigenerazione urbana di Palazzo della Rovere, il futuro hub culturale di Savona
È su uno dei questi “luoghi ritrovati” di Savona che si concentra la nostra attenzione. Perché la vicenda di Palazzo della Ragione, da tre decenni inutilizzato, è per molti versi paradigmatica di una condizione comune anche ad altre città italiane di analoghe dimensioni. “Se voi guardate una mappa di Savona, le dimensioni di questo complesso sono totalmente fuori scala” spiega l’assessora comunale alla pianificazione territoriale e rigenerazione urbana Ilaria Becco, nel corso di una vista al cantiere coordinato dalla società Politecnica Building for Humans. Nel 1493 l’immobile fu affidato dal cardinale locale (e in seguito pontefice) Giuliano della Rovere all’architetto Giuliano da Sangallo, che lo introdusse tra le strette vie del tessuto medievale savonese, fra la Cattedrale di Maria Assunta e – l’ancora oggi nevralgica – Via Pia. La sua storia incoraggia a riflettere sulle potenzialità in termini di rigenerazione degli immobili di proprietà pubblica, ma anche sulle risorse necessarie per riattivarli, sulle modalità di gestione nel lungo periodo, sulla loro effettiva riappropriazione da parte delle comunità.
La “partita” che si gioca in questo quadrante cittadino, nei circa 5.600 mq di un edificio frutto anche di addizioni e rimaneggiamenti, raccolto attorno a un chiostro in parte porticato, riflette una precisa volontà, ovvero chiarisce il tipo di spazio pubblico di cui la città intende disporre per il proprio avvenire. Trasferito al Comune dal Demanio nel 2013, Palazzo della Rovere “fa parte dell’identità savonese” chiarisce Becco, elencando le funzioni ospitate nei secoli: residenza nobiliare, quindi convento delle Clarisse nel Seicento (con la conseguente adozione del nome di palazzo Santa Chiara con il quale tanti ancora lo conoscono), prefettura napoleonica e quindi tribunale cittadino fino al 1990 – nel settembre 1927 è qui che si svolse il processo al futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
L’architettura di Giuliano da Sangallo a Savona: un caso unico per la Liguria
È un “edificio straordinario che non ha solo valore dal punto di vista architettonico, ma anche urbano, perché connette la città ottocentesca, cresciuta dopo la nascita, con la darsena. La sua riqualificazione non può dunque che assumere una centralità urbana” prosegue Becco. Un’eccezionalità che giustifica la complessità dei lavori in corso, per i quali Becco chiama in causa la categoria del “cantiere di conoscenza”: nonostante i numerosi studi all’attivo, nessuno ha infatti fin qui circoscritto inizio e termine della fase costruttiva legata alla progettazione dell’architetto fiorentino, la cui presenza in città costituisce un unicum per il contesto ligure. Dai ritrovamenti archeologici, ancora da accertare ma presumibilmente di epoca romana, fino al recupero delle (fin neppure ipotizzabili) volte strutturali risalenti proprio al progetto del Sangallo, il futuro di Palazzo della Rovere dovrà avere inizio nel 2026. Un termine legato anche al finanziamento PNRR, che ha contribuito, assieme a ulteriori fondi come quelli provenienti dai “Grandi Progetti Beni Culturali” del MiC, a raggiungere la quota dei 24 milioni di euro necessari per il restauro e per la sua rifunzionalizzazione.
Nove luoghi rigenerati per la Savona del futuro
Già designato come “casa di Savona 2027”, dopo un percorso partecipativo in cui non è mancata la risposta attiva della cittadinanza, Palazzo della Rovere diventerà sede della biblioteca civica di Savona, con spazio di lettura, consultazione e studio dichiaratamente ispirati alle modalità di fruizione delle biblioteche nordeuropee. Circa due terzi dello stabile saranno destinati a tale scopo, mentre “l’altra parte recuperata accoglierà funzioni culturali che lo renderanno un hub culturale di riferimento per l’intera area nord-ovest dell’Italia. Ci piacerebbe attirare funzioni capaci di renderlo vivo quotidianamente” conclude Becco. Un obiettivo al quale sta lavorando la coordinatrice culturale di Palazzo della Rovere, Antonella Agnoli, che nel dossier di candidatura pone l’accento sulla necessità di “osare un po’ di più: occorre far rinascere gli spazi urbani per trasformarli in laboratori di conoscenza, in infrastrutture fisiche, sociali e cognitive”. Oltre a porre fine alla cesura tra darsena e città, aprendo a tutti il passaggio del cortile interno inteso come futuro luogo di incontro e scambio, Palazzo della Rovere disporrà anche di un innesto di architettura contemporanea: il percorso panoramico realizzato nella recuperata torre dei Mullasana consentirà infatti di osservare Savona da nuovi punti di vista. Per cogliere tutte le trasformazioni che, d’ora in poi, continuerà a ispirare e accogliere.
Valentina Silvestrini
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