Verona e le 517 strutture in più in dieci mesi: «Sono tante, è interesse anche dei privati avere una città che funzioni e che contenga tutti»
Classe ’52, Gianni Biagi è presidente di Urbit – Urbanistica Italiana ed è stato assessore all’Urbanistica del Comune di Firenze dal ’99 al 2009. Con lui parliamo dei dati secondo cui in dieci mesi il territorio comunale di Verona ha visto aprire 517 nuove locazioni turistiche, oltre cinquanta al mese, +19,5% in un anno: le 3.162 strutture ufficiali registrate, una ogni 81 abitanti, rappresentano un record dopo il picco nel 2020 quando l’ufficio tributi di Palazzo Barbieri ne contava 2.741. Dalle 56 locazioni turistiche del 2014, per arrivare al totale odierno bisogna moltiplicare al quadrato.
Biagi, cosa pensa della media di 50 locazioni turistiche in più al mese in città a Verona fra gennaio e oggi?
«Sono tante. Il problema è che il “pubblico” ha smesso di fare il pubblico e quando offri libertà totale al mercato quest’ultimo impazzisce, com’è successo a Milano e come sta succedendo nelle città d’arte come Firenze e la vostra. L’articolo 43 della Costituzione dice che la proprietà privata è libera ma deve avere una funzione sociale».
Un principio ignorato?
«Io dico che è interesse anche dei privati avere una città che funzioni e che contenga tutti, dai residenti agli studenti passando per i lavoratori. A Firenze se ne stanno accorgendo pure gli industriali».
Cioè?
«Si blocca il mercato perché non trovi case in affitto per chi vuole venire a lavorare a Firenze».
La regolazione sulle locazioni turistiche deve per forza partire da Roma?
«I sindaci non hanno una legge di riferimento, quindi sono senza strumenti. È lo Stato che deve permettere loro di regolare, dopodiché ognuno potrà muoversi a seconda del proprio caso, perché una legge che valga per tutti è impossibile. A Firenze hanno preso l’iniziativa di circoscrivere l’area Unesco e vietarvi le keybox, i dispositivi dove si trovano le chiavi degli alloggi per turisti, ma sono solo modi per rendere più complicato il funzionamento del sistema, non per regolarlo».
La «turistizzazione» complica il problema abitativo: può farci altri esempi d’iniziative generali prese dal comune di Firenze sul tema?
«Nella nostra città ci sono tanti edifici storici dismessi che possono essere utilizzati per costruirci edilizia sociale: nel 2004 recuperammo l’ex Carcere delle Murate mettendoci 50 alloggi popolari, nel pieno del quartiere Santa Croce. Sempre in quell’anno stabilimmo una norma per cui, in ambito di trasformazione urbana, ogni nuova costruzione o ristrutturazione che superi una soglia minima, poniamo i 2mila metri quadrati di appartamenti, comporta l’obbligo di garantire una quota di edilizia sociale ad affitto calmierato pari al 20%. In caso contrario, quel 20% è ceduto dal privato al Comune sottoforma di diritti edificatori. Da quella norma sono stati ricavati un centinaio di alloggi».
Come rapportarsi al sistema delle locazioni turistiche?
«È un sistema che non va demonizzato perché fatto di tante sfaccettature. Ci sono aree “interne” di regioni come la Toscana dove non si riescono ad attrarre visitatori: lì l’AirBnb a gestione famigliare, non in mano alle multinazionali, può contribuire a creare un po’ di quell’economia di cui c’è reale bisogno. Ma quanto sta succedendo nelle città d’arte come Firenze e Verona non ha più una funzione sociale».
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