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Il Brasile tra G20 e COP30


Da novembre 2024, con la celebrazione del vertice del G20 conclusosi in questi giorni, e l’edizione 30 della COP, che si svolgerà a Belém do Parà – seconda città dell’Amazzonia dopo Manaus – nel novembre 2025, il Brasile ha assunto e assumerà una posizione baricentrica nel dibattito geopolitico e nelle dinamiche internazionali.  Il Presidente brasiliano e il suo governo stanno utilizzando queste finestre di opportunità politica e mediatica per consolidare il ruolo del Brasile, per orientare l’attenzione globale sui temi propri dell’impostazione della leadership politica di Ignacio Lula.

In occasione del vertice del G20 a Rio, la presidenza di turno brasiliana ha infatti concentrato i suoi sforzi su alcuni temi principali: inclusione sociale, lotta alla fame e alla povertà, sostegno alla tassazione progressiva dei miliardari, misure per uno sviluppo sostenibile all’insegna di una transizione energetica «giusta, pulita e sostenibile», riforma delle istituzioni della governance globale. Proprio nel discorso introduttivo del G20 di Rio, Lula ha poi promosso l’Alleanza globale per la lotta alla fame e alla povertà (Global Alliance against Hunger and Poverty), proposta che ha riscontrato adesioni “politicamente trasversali”, come anche quella del governo italiano, e che ha avuto una sua identità anche nel documento finale del vertice. Altro elemento estremamente significativo e ambizioso del documento finale del G20 brasiliano è relativo al punto 20, dove si evidenzia “Nel pieno rispetto della sovranità fiscale, cercheremo di impegnarci in modo cooperativo per garantire che gli individui con un patrimonio netto ultra-elevato siano effettivamente tassati”. Elementi coraggiosi e che impegnano i Paesi firmatari in una prospettiva di azione coordinata e congiunta per ribadire il ruolo autorevole delle azioni di governo nei confronti dei grandi capitali e dei principali network finanziari internazionali e finalizzati per promuovere piattaforme di collaborazione tra governi e settore privato per progetti climatici e sostenere finanziariamente i Paesi in via di sviluppo negli anni della transizione energetica. Questo approccio è parte di un quadro più ampio per integrare lo sviluppo economico con gli obiettivi climatici, in vista di un contributo decisivo alla COP30. Del resto, i Paesi del G20 sono responsabili dell’80% delle emissioni globali e rappresentano l’85% del pil mondiale: sono i paesi che hanno maggiori responsabilità nella crisi climatica, ma anche quelli che hanno più strumenti e mezzi per governare questo delicato processo. Una regìa attenta quella di Lula, sui temi della sostenibilità e della transizione energetica, proprio perché propedeutica alla COP30 di Belèm do Parà. L’organizzazione della COP30 in Amazzonia segna un momento storico, sottolineando l’importanza della foresta pluviale nel raggiungimento degli obiettivi climatici globali. Belém, capitale dello stato del Pará, è stata scelta per evidenziare la connessione tra biodiversità, sfide climatiche e soluzioni sostenibili. Questo evento coinciderà con la presentazione della seconda serie di Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC), in un contesto in cui il Brasile mira a guidare un’azione climatica più equa e ambiziosa. 

In sintesi, un Brasile che assume un ruolo di leadership su temi della sostenibilità, della giustizia sociale e si pone come punto di riferimento e mediazione tra gli aderenti al BRICS e i Paesi del G7, sottolineando un suo livello autonomia che rafforza la sua azione internazionale; a tal proposito ricordiamo che il Presidente brasiliano è stato, insieme all’India, a non riconoscere l’elezione di Maduro in Venezuela, nonostante il sì della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese. 

Lula mantiene pertanto un dialogo attivo con gli Stati del G7, posizionando il Brasile anche come ponte tra le economie in via di sviluppo e quelle sviluppate. 

La duplice strategia di Lula di portare avanti l’agenda dei BRICS e allo stesso tempo impegnarsi in modo costruttivo con il G7 riflette l’ambizione del Brasile di svolgere un ruolo fondamentale nel rimodellare la governance globale per un futuro più equo e sostenibile.

Sarà il 2025 a dimostrare se questa funzione si confermerà nel tempo.

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