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Nuovo ospedale di Trento, Fugatti e medici contro ingegneri e architetti: «Seguiti interessi di parte»


di
Marika Giovannini e Matteo Sannicolò

Ricorso di architetti, ingegneri e geologi contro il bando di progettazione del polo ospedaliero e universitario, il presidente: «L’opera è urgente e strategica» 

Maurizio Fugatti ha lasciato passare la notte per far sbollire un po’ l’irritazione. Ma anche a 24 ore dall’annuncio del ricorso degli ordini professionali (architetti, ingegneri e geologi) contro il bando di progettazione del nuovo polo ospedaliero e universitario, il governatore non riesce a mascherare «la sorpresa». Perché il ricorso è trentino. E perché colpisce un’opera strategica, che la provincia attende da anni.
«Che esista un contenzioso sull’equo compenso rispetto alle norme in vigore lo sapevamo. Ma si tratta di una questione che deve essere risolta a livello europeo» premette il presidente della Provincia. Che poi si concentra sull’azione avviata dai professionisti: «Fa riflettere che sull’appalto più importante per il nostro territorio, da qui ai prossimi 15 anni, arrivi un ricorso trentino». Soprattutto, aggiunge Fugatti, visto il lavoro svolto dall’Agenzia provinciale per gli appalti e i contratti: «Nel 2023 — fissa le cifre — l’Apac ha bandito appalti per 280 milioni, quando negli anni precedenti si arrivava a circa 100-150 milioni». 

«Motivazioni legittime ma l’opera è fondamentale»

L’amarezza è evidente: «Le motivazioni alla base del ricorso saranno anche legittime, ma sono particolari rispetto a un interesse generale del Trentino. Le sedi istituzionali per discutere della questione ci sono, penso al tavolo degli appalti: per questo, porre un tema come questo su questo tipo di bando non so se sia davvero la cosa giusta per il Trentino. Da parte nostra, comunque, difenderemo gli interessi dell’amministrazione pubblica e procederemo nella strada che abbiamo scelto». Ora si attende l’udienza del 12 dicembre, con la speranza che non arrivi uno stop (che potrebbe portare anche alla necessità di elaborare un nuovo bando): «È una eventualità — dice sicuro il governatore — che non prendiamo in considerazione, perché crediamo di esserci mossi nella tutela dell’interesse generale». Il rischio che il ricorso allunghi però i tempi di un’opera il cui percorso negli anni è stato accidentato — per usare un eufemismo — preoccupa anche i medici. «Questa è un’opera necessaria per il Trentino, soprattutto viste le condizioni del Santa Chiara» tuona Marco Ioppi, presidente uscente dell’ordine dei medici (domenica le elezioni per il rinnovo delle cariche). «Mi auguro — rilancia — che chi ha compreso l’assoluta importanza di questo progetto abbia la forza di resistere ai ricorsi, anche se si dovessero pagare penali. Altrimenti non ne usciamo più». In questo quadro, il giudizio sui professionisti è lapidario: «Mi meraviglio della loro azione. Gli ordini dovrebbero avere come obiettivo il benessere della comunità, mentre in questo caso emerge quasi un discorso di interessi di corporazione. Che non va bene». Di qui l’appello. Accorato: «Basta con i ricorsi, basta con i cavilli. Bisogna pensare alla salute nostra e dei nostri figli».




















































Un’inerzia incomprensibile

Si dice «dispiaciuta» per l’azione dei professionisti Monica Baggia. «So che da tempo — è la riflessione dell’assessora comunale — gli ordini cercano di interloquire con il dirigente generale dell’Apac Antonio Tita sull’applicazione dell’equo compenso». Una battaglia che Baggia fa capire di condividere: «È sacrosanta». Eppure il risvolto della medaglia c’è. E non è di poco conto: «Dispiace — sottolinea l’assessora — che questa battaglia coinvolga un appalto che la città aspetta da tempo». E che con il ricorso rischia di slittare ancora. «Siamo in una situazione di totale emergenza per le condizioni del Santa Chiara. E tra i cittadini il pericolo è che si insinui un sentimento di rassegnazione, che si pensi che il nuovo ospedale non divenga mai realtà». L’azione degli ordini dunque, secondo Baggia, «rischia l’impopolarità. Se si fosse potuta evitare sarebbe stato meglio».
A intervenire sulla questione dell’equo compenso è infine Andrea de Bertolini. «La notizia del ricorso se da un lato non stupisce — è l’analisi del consigliere provinciale del Pd — dall’altro lato non può essere archiviata come iniziativa estemporanea contro la comunità. La giunta trentina è stata sollecitata più volte anche dagli stessi ordini professionali ad affrontare il tema. Recependo quella norma nazionale dell’aprile 2023 che garantisce il rispetto del principio dell’equo compenso dei professionisti anche negli appalti pubblici». Una «norma di civiltà», la definisce de Bertolini. Che ricorda le sue sollecitazioni alla giunta sulla questione, espresse a gennaio e a luglio di quest’anno: «In entrambi i casi la risposta politica della maggioranza è stata negativa con un’inerzia incomprensibile. Quasi non si sia voluto comprendere e affrontare questo importante tema». Il ricorso presentato dai professionisti, conclude quindi il dem, «è semplicemente l’esito inevitabile della chiara volontà di disconoscere l’esistenza di una norma nazionale che da oltre un anno è ormai in vigore. Ora, al netto del dover attendere la pronuncia del Tar, rimane il fatto che una fra le opere più attese e più importanti per la nostra provincia rischia di subire l’ennesimo ritardo per errate scelte di questa maggioranza».

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