“Debiti certi per oltre 190 milioni (30 in più di quelli finora noti), solo 26 milioni di euro incassati a fronte di cartelle emesse per 199 milioni, ma lavori appaltati per soli 5,6 milioni. Sono i numeri che fotografano il disastro gestionale dei quattro consorzi di bonifica commissariati e soppressi, assorbiti dal consorzio unico Centro Sud Puglia entrato in funzione a gennaio scorso” – scrivono i capigruppo La Puglia Domani e Fratelli d’Italia, Paolo Pagliaro e Renato Perrini, ed i consiglieri regionali FdI Luigi Caroli e Tonia Spina.
“Nei primi undici mesi di (in)attività, il nuovo ente ha fatto ancora peggio: 1,7 milioni di euro di spese legali con incarichi affidati senza regolamento, e un bilancio di previsione che mette in conto 8,4 milioni di spese di funzionamento per eseguire 7 milioni di opere di manutenzione dei canali. È questo il quadro emerso nell’audizione di oggi in Commissione Agricoltura, convocata su nostra richiesta. Uno scenario che non solo conferma ma aggrava le criticità che abbiamo denunciato in conferenza stampa congiunta dieci giorni fa – aggiungono -. Prendiamo atto della disponibilità dell’assessore Pentassuglia e del commissario straordinario Ferraro a darci risposta sui tanti punti che abbiamo evidenziato, prendiamo atto delle buone intenzioni di provare a risolvere situazioni che si trascinano da due decenni, e che hanno portato ad un buco spaventoso di passivi nonostante i dieci milioni stanziati ogni anno dalla Regione come anticipazioni, ma l’impressione è che si navighi a vista in attesa della modifica di legge da approvare entro fine anno per allungare i tempi di risanamento dei debiti da due a dieci anni. E comprendiamo la resistenza degli agricoltori, manifestata oggi in Commissione dai rappresentanti della organizzazioni di categoria, di fronte alla prospettiva che il prossimo anno debbano ritrovarsi a prendere in mano la gestione del Consorzio dopo 20 anni di commissariamento, con una zavorra di quasi 200 milioni di debiti al 2023, a cui si aggiungeranno quelli maturati nel 2024 (1 milione solo per la gestione della rete irrigua). Siamo alla paralisi – si legge ancora nella nota congiunta -. Le opere di manutenzione dei canali sono quasi ferme per carenza di personale, con appena 110 dipendenti in pianta stabile quando ne sono previsti 278, e concorsi per le nuove assunzioni espletati ma congelati. Su questo fronte, l’assessore ha annunciato lo sblocco delle assunzioni a marzo prossimo. Ma nel frattempo aumenteranno i ricorsi dei consorziati (già a quota 2mila per il 2024) contro le cartelle di pagamento del tributo 630, richiesto per opere di bonifica non eseguite o effettuate in maniera discontinua e a macchia di leopardo. Una situazione che non solo legittima la rabbia dei consorziati per un tributo ingiusto, ma espone anche il nostro territorio già fragile al rischio di dissesto idrogeologico e alla desertificazione, con lo spreco di gran parte della poca acqua che abbiamo a causa delle reti colabrodo non riparate o rinnovate. E poi il capitolo vergognoso delle spese legali fuori controllo, con incarichi conferiti al di fuori della short list del Consorzio ad avvocati anche non pugliesi, quando sarebbe stato molto meno oneroso assumere professionisti a tempo determinato o in convenzione. Abbiamo anche chiesto conto delle ragioni che hanno portato alle dimissioni dei due sub commissari nominati dalla Regione per affiancare Ferraro (in conflitto d’interessi perché al tempo stesso direttore dell’Arif, agenzia che potrebbe trarre profitto da molte convenzioni con il Consorzio di bonifica). Non c’è stato bisogno di attendere risposta, perché il diverbio aspro fra Ferraro e uno dei sub commissari dimissionari ha fatto emergere che non c’era stata neppure una convocazione e un incontro per pianificare un’attività congiunta. Usciamo da questa audizione con risposte e dati parziali, attendiamo di avere tutta la documentazione che abbiamo richiesto, e siamo pronti a valutare senza pregiudizio e con spirito collaborativo la proposta di modifica di legge che l’assessore Pentassuglia ci sottoporrà martedì prossimo. Una sterzata gestionale è necessaria e improcrastinabile, perché la Regione non può continuare all’infinito a finanziare le spese di funzionamento del consorzio (a questo proposito abbiamo preannunciato voto contrario allo stanziamento nella prossima legge di bilancio), ma non possono essere gli agricoltori a pagare di tasca propria il fallimento del sistema di bonifica nel Salento e in terra di Bari. Ecco perché abbiamo chiesto ancora una volta di annullare le cartelle di pagamento del tributo 630 per servizi non resi. Una battaglia che ci vedrà impegnati nella raccolta firme per una legge d’iniziativa popolare, per riaffermare un principio sacrosanto: si paga solo se il consorzio di bonifica esegue le opere che è tenuto a fare”.
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