Su 50 milioni di donne tra i 18 e i 74 anni il 30,7 per cento, circa una su tre, ha subito violenza fisica o sessuale, incluse le minacce. L’Italia, dove le richieste di aiuto sono aumentate del 57 per cento nel 2024, si pone sopra la media Ue con il 31,7 per cento di casi
Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un nuovo rapporto dell’ufficio di Vienna delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine ha evidenziato come nel 2023 almeno 85mila donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente in tutto il mondo.
Sono 140 donne al giorno, una ogni dieci minuti. La maggior parte viene uccisa dal partner o da familiari, con la casa che “resta il luogo più pericoloso”. Molte vittime hanno denunciato le violenze subite e questo “suggerisce che molti omicidi avrebbero potuto essere evitati”, si legge nello studio.
In Europa una donna su tre vittima di violenza di genere: il 32% a causa di un partner violento
Nell’Unione europea, un’indagine sulla violenza di genere condotta da Eurostat, dall’Agenzia dell’Ue per i diritti fondamentali e dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, ha fatto emergere come nel 2021 su 50 milioni di donne tra i 18 e i 74 anni il 30,7 per cento, circa una su tre, ha subito violenza fisica, sessuale o minacce.
Il 20 per cento ha dichiarato di essere stata vittima di violenza da parte di una persona diversa dal partner (il 24,8 per cento in Italia), mentre il 18 per cento ha subito violenza fisica o sessuale dal partner. Ma se si considera anche la violenza psicologica il 32 per cento delle donne è stata vittima di un partner violento.
A subire la violenza di genere sono in particolare le donne più giovani. Il 35 per cento delle donne nella fascia tra i 18 e i 29 anni ha detto di aver subito violenza mentre il dato scende al 25 per cento nella fascia di età compresa tra i 65 e i 74 anni.
La violenza sulle donne in Italia e gli stereotipi di genere
In Italia sono 98 le vittime di femminicidio dall’inizio del 2024 al 17 novembre scorso. Dall’inizio dell’anno al 30 settembre scorso le chiamate al 1522, il numero anti violenza e stalking, sono aumentate del 57 per cento rispetto al 2023, con circa 48mila richieste. Un dato allarmante che da una parte evidenzia l’entità dell’emergenza ma dall’altra sembra mostrare la volontà di denunciare e di uscire dall’isolamento in cui molte donne vittime di violenza sono poste.
Un ruolo importante nella violenza di genere lo giocano anche gli stereotipi uomo-donna, che per alcuni giustificherebbero atteggiamenti di controllo e possessivi nei confronti del partner. Un’indagine realizzata da Ipsos per l’Osservatorio giovani dell’istituto Toniolo su un campione di duemila ragazzi tra i 18 e i 34 anni, ha rilevato quanto ancora siano radicati gli stereotipi di genere tra i giovani.
“In generale, la maggior parte dei rispondenti, maschi e femmine, non è per nulla d’accordo con i principali stereotipi sulla violenza sessuale”, si legge nel rapporto. Ma “i giovani non sono ancora privi e liberi dagli stereotipi di genere. Stereotipi verosimilmente veicolati in primis dalla famiglia e, più in generale, dalla società, che è ancora intrisa di patriarcato”.
L’11 per cento degli intervistati (di cui il 15 per cento maschi e l’8 per cento femmine) si è detto molto d’accordo con l’affermazione “le donne che non vogliono un rapporto sessuale possono evitarlo”. L’8,9 per cento è molto d’accordo con la frase “le donne possono provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire” (di cui l’11, 7 per cento dei maschi e il 5,9 per cento delle femmine)
Tra gli uomini solo il 47,7 per cento non ritiene accettabile controllare abitualmente il cellulare del partner e appena il 49,6 per cento pensa che non si dovrebbe mai geolocalizzare il partner o controllare la sua posizione. Solo il 43,5 per cento dei ragazzi (contro il 73,7 per cento delle ragazze) non ritiene giusto vietare al partner di vestirsi in un certo modo e appena il 47,1 per cento non vieterebbe mai al partner di uscire con chi vuole.
Infine, circa il 39 per cento dei ragazzi ritiene plausibile vietare al partner di avere un proprio conto corrente contro il 21 per cento delle ragazze, mentre il 45 per cento circa dei ragazzi ritiene legittimo vietare al partner di svolgere un’attività remunerata al di fuori della famiglia.
Lo studio ha rilevato come “tra le giovani intervistate emerge più forte il desiderio di emanciparsi dagli stereotipi di genere, nonostante il contesto italiano, ancora culturalmente fragile e restrittivo, freni diverse di loro. In generale si ravvisa una più diffusa permanenza degli stereotipi di genere tra gli uomini”.
Femminicidi in Italia: chiesto l’ergastolo per gli assassini di Giulia Tramontano e Giulia Cecchettin
I femminicidi di Giulia Tramontano e di Giulia Cecchettin, uccise la prima dal partner l’altra dal suo ex partner, sono quelli che negli ultimi anni più hanno scosso l’opinione pubblica.
Nei giorni dedicati alla lotta alla violenza sulle donne è arrivata dalla Corte d’Assise la condanna all’ergastolo di Giuseppe Impagnatiello, per aver ucciso a coltellate, il 27 maggio 2023, Giulia Tramontano, la sua compagna al settimo mese di gravidanza. A Impagnatiello non è stata riconosciuta alcuna attenuante ed è stato in più condannato a tre mesi di isolamento diurno e ad altri sette anni per occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale.
Anche per l’assassino di Giulia Cecchettin, Filippo Turetta, si prospetta l’ergastolo, con il pm Andrea Petroni che ha negato i possibili elementi difensivi davanti alla Corte d’Assise ma ha aperto a possibili, future attenuanti data la giovane età.
“Turetta andava a scuola, si è diplomato con buoni voti, si stava per laureare, aveva la macchina e il motorino. È una di quelle persone nei confronti delle quali lo Stato è a credito, non come chi usa la sopraffazione come unica soluzione dei conflitti. Ma proprio per questo Turetta aveva tutte le possibilità e le condizioni culturali per scegliere cosa fare”, ha dichiarato Petroni, secondo cui sono provate sia la premeditazione che la crudeltà.
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