La netta vittoria di Michele de Pascale, con il 56,77% dei voti, segna un nuovo mandato per il centrosinistra in Emilia-Romagna. Manuela Rontini, coordinatrice della campagna elettorale del neo presidente regionale, analizza i fattori chiave del successo: dalle scelte strategiche, al confronto con i cittadini fino alla compattezza della coalizione, costruita su un programma di proposte concrete. Sguardo anche ai primi passi della prossima legislatura: priorità al rilancio della ricostruzione post alluvione, sanità regionale e nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima
Michele de Pascale presidente regionale con il 56,77% dei voti. Ha vinto in tutte le circoscrizioni, ad eccezione di Piacenza. In provincia di Ravenna si è imposto in diciotto comuni su diciotto
E’ partito il totonomi per la nuova giunta regionale, con indiscrezioni che si susseguono, in attesa che la squadra del neo presidente Michele de Pascale venga ufficializzata e presentata alla prima convocazione dell’Assemblea legislativa.
Quel che è certo è che l’affermazione del sindaco di Ravenna è stata netta. De Pascale ha vinto con il 56,77% dei voti, contro il 40,07% conquistato dalla candidata del centrodestra Elena Ugolini.
Centrosinistra avanti in tutte le circoscrizioni, tranne Piacenza, con de Pascale vincitore anche a Forlì e Ferrara, dove attualmente il sindaco è di centrodestra. In provincia di Ravenna ha addirittura fatto l’en plein, imponendosi in diciotto comuni su diciotto.
Tutti dati che hanno portato l’Istituto Cattaneo a definire l’Emilia-Romagna regione non contendibile.
Per ripercorrere la campagna elettorale che si è appena chiusa, dove a farla da padrone come temi sono stati la ricostruzione post alluvione e la sanità e analizzare i risultati delle urne abbiamo incontrato Manuela Rontini, faentina, coordinatrice della campagna elettorale di de Pascale, dopo dieci anni da consigliera regionale.
L’intervista a Manuela Rontini, coordinatrice della campagna elettorale di Michele de Pascale
Rontini, vi aspettavate un’affermazione così netta, con il risultato mai in discussione fin dai primi exit poll?
Visitando tanti territori, anche alluvionati, dove si è riversata la speculazione politica della destra, abbiamo sentito tanto affetto per Michele però non ci aspettavamo una vittoria di queste proporzioni, il 16,7% è un divario molto ampio.
Come si è arrivati a questo risultato?
Ha pagato la scelta di non chiuderci, di fare una campagna elettorale nelle piazze, tra la gente. Il centrodestra ha chiuso la propria campagna in un hotel di Bologna mentre noi abbiamo fatto una scelta diversa.
La nostra campagna è stata più popolare, partecipata ed aperta al confronto. Attraverso tanti eventi ed iniziative abbiamo presentato le nostre proposte ai cittadini, senza filtri.
Inoltre un’altra scelta decisiva è stata schierare nelle liste tanti amministratori ed ex sindaci, capaci di intercettare molti voti.
Come valuta questa campagna elettorale? Cosa le ha lasciato?
E’ stata una campagna contraddistinta da toni civili, da entrambe le parti. Noi poi abbiamo deciso, fin da subito, di non rispondere agli attacchi preferendo essere propositivi piuttosto che entrare in polemiche politiche.
Sono stati quattro mesi molto intensi, ricchi di tante iniziative, eventi, visite a realtà, associazioni ed imprese, purtroppo interrotti dagli eventi alluvionali di settembre in Romagna ed ottobre in Emilia.
Nel complesso, è’ stata un’esperienza davvero arricchente che mi ha permesso di conoscere più a fondo la Regione e anche de Pascale, che si è rivelato essere un politico determinato, caparbio e una persona dal carattere affabile, sempre abile a stemperare le tensioni. Nonostante la posta in gioco non l’ho mai visto arrabbiato o nervoso.
Possiamo affermare che quando il centrosinistra si presenta compatto, con il cosiddetto “campo largo”, ha più possibilità di vincere?
Sì, quando il Pd e il centrosinistra si presentano coesi i risultati arrivano. C’è stata grande collaborazione con la segretaria nazionale Elly Schlein e siamo riusciti a costruire una coalizione solida e compatta, favoriti dal fatto che città come Ravenna e Faenza siano già governate dal campo largo o larghissimo, come l’hanno definito i media.
Non è un’esperienza immediatamente replicabile a livello nazionale ma qui siamo riusciti a costruire una coalizione unita, pur nella diversità delle posizioni, su un programma di azioni concrete da realizzare per rispondere alle esigenze dei cittadini emiliano-romagnoli.
In merito all’alluvione, non c’è stato il “ribaltone” immaginato dal centrodestra. Anzi, a Faenza, città colpita tre volte, il Pd ha raggiunto quasi il 47%. Come vi spiegate questo risultato?
L’atteggiamento del Governo, in particolare di Fratelli d’Italia, è stato sbagliato fin dall’inizio ed era già emerso durante le scorse elezioni comunali ed europee.
I cittadini sono stanchi di strumentalizzazioni, battibecchi e ripicche tra le due parti politiche. La gente vuole risposte, chiede che il territorio sia messo in sicurezza al più presto e arrivino finalmente i rimborsi.
Dobbiamo fare tutti un passo in avanti, mettere da parte le polemiche e avviare una collaborazione istituzionale, proprio come ha chiesto de Pascale nel suo primo discorso dopo la vittoria, quando ha auspicato di incontrare al più presto la premier Meloni e dar vita ad un patto repubblicano, per rilanciare una ricostruzione che stenta a decollare.
A fine anno scade il mandato del generale Figliuolo. L’auspicio è che il prossimo commissario alla ricostruzione sia il presidente della Regione?
Assolutamente sì, la richiesta che avanzeremo sarà esattamente questa.
Quando ci sarà l’incontro tra la premier Giorgia Meloni e Michele de Pascale, chiederemo che il commissario alla ricostruzione sia il presidente regionale, come poi è sempre avvenuto.
Vogliamo assumerci la massima responsabilità e cambiare passo sulla ricostruzione, aprendo un dialogo franco e rispettoso con il Governo.
In questi mesi non c’è stata collaborazione istituzionale e a pagare sono stati i cittadini. Ora però le elezioni si sono svolte ed è doveroso ripartire da zero, iniziare a collaborare e a dare risposte concrete.
Dovesse arrivare un no dal Governo alla vostra richiesta, siete disponibili a ragionare su un altro nome?
In questo momento no, la nostra richiesta è molto chiara e non pensiamo ad altri nomi per il ruolo di Commissario alla ricostruzione.
Un altro tema caldo è sicuramente rappresentato dalla sanità. Ci sarà un assessore tecnico o politico?
Sulla composizione della Giunta decide il presidente naturalmente ma potrebbe essere una figura di tipo tecnico, con le competenze adatte per ricoprire un ruolo così importante.
De Pascale ha comunque già affermato, nel corso della prima conferenza stampa post elezioni, che intende occuparsi molto di sanità.
L’84% del bilancio regionale è destinato alla sanità ed è dunque giusto che il presidente, soprattutto nel primo anno e mezzo di legislatura, si dedichi anima e corpo a questa materia così importante.
Le sfide da vincere sono molteplici, in un quadro caratterizzato da investimenti statali insufficienti, non soltanto con questo Governo.
Altre priorità per i primi cento giorni della prossima legislatura regionale?
Vogliamo sicuramente definire un nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima perché ormai è chiaro che la transizione ecologica non sia più rinviabile, le conseguenze dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti.
Bisogna però realizzarla senza penalizzare le imprese ed evitando di scaricare i costi sui lavoratori, specialmente sui più fragili. Dobbiamo far coesistere la sostenibilità ambientale, economica e sociale.
L’Emilia-Romagna non è più un’isola di partecipazione politica, visto il forte astensionismo. E’ un dato che vi aspettavate?
Temevamo una partecipazione minore, ricordando il 37,7% delle elezioni regionali del 2014.
Il dato relativo all’affluenza è superiore rispetto a quello registrato in Liguria, dove l’esito maggiormente incerto avrebbe dovuto spingere alle urne più elettori.
Per spiegare questo dato ci sono una molteplicità di fattori, sicuramente non ha aiutato votare più volte nell’arco di poco tempo. Ci sono città in cui le persone sono state chiamate a votare per le Europee, le Comunali e le Regionali nel giro di pochi mesi, con un clima da campagna elettorale perenne che provoca tensione tra le forze politiche e non aiuta.
Ad ogni modo, è sicuramente un dato deludente e che non ci soddisfa.
Come riavvicinare alla politica tanti cittadini convinti che votare non serva più a niente?
Ricostruire una connessione con l’elettorato è una sfida che riguarda tutte le forze politiche, nessuna esclusa. Servono azioni concrete, che rispondano ai bisogni dei cittadini e li convincano nuovamente che votare può fare la differenza.
Dopo dieci anni da consigliera regionale sa già quale ruolo politico l’attende?
Ancora no, spetta al presidente decidere quale responsabilità vuole affidarmi. Vediamo nelle prossime settimane se ci saranno novità.
Intanto il mio ruolo, fino a qualche giorno fa, era aiutare de Pascale a vincere le elezioni e dunque possiamo dire che la missione è compiuta, ce l’abbiamo fatta.
Samuele Bondi
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