Siamo ancora nel campo delle ipotesi, ma negli ambienti del Movimento 5 Stelle, reduce dalla due giorni che ha archiviato in un colpo solo il fondatore e garante Beppe Grillo e la cosiddetta “regola dei due mandati”, incoronando Giuseppe Conte a leader assoluto, sta prendendo corpo l’idea di trasformare le elezioni regionali in Campania, in programma il prossimo anno, in una nuova “operazione Sardegna”, quella che ha portato, lo scorso marzo, l’ex sottosegretaria allo Sviluppo Economico, Alessandra Todde, alla guida della Regione.
Il ritorno dell’ex presidente della Camera, nuovamente “arruolabile”
Il nome che circola con sempre più insistenza è quello dell’ex presidente della Camera, Roberto Fico, attualmente ai box proprio in virtù di quella regola che impediva le candidature a chi aveva svolto già due mandati, qualunque carica avesse ricoperto in precedenza, dai consigli comunali alla poltrona della terza carica dello Stato. Una regola abolita con il favore del 72 per cento degli iscritti proprio per rafforzare il partito di Conte nei territori, dove la possibilità di candidare “volti noti” potrebbe portare benefici alla lista, che continua a collezionare, da nord a sud, risultati molto deludenti. La nuova regola, che permette la deroga agli ex parlamentari per la candidatura a sindaci o presidenti di regione, sembra proprio cucita addosso a Fico e gli permetterebbe di gareggiare nella sua terra.
Il Movimento 5 Stelle cambia pelle: abolito il ruolo del garante (Grillo), stop al limite dei due mandati
Questo in linea teorica, ma nella pratica l’operazione sembra partire decisamente in salita. Il primo problema è ambientale: la Campania non è la Sardegna, dove lo scorso anno il consenso del leghista Christian Solinas era sotto il tappeto e il “colpaccio” è stato facilitato dalla voglia dei cittadini dell’isola di liberarsi di una classe politica che aveva fatto solo danni. E non è un caso che Paolo Truzzu, ex sindaco di Cagliari, abbia perso proprio nella sua città. Alessandra Todde ha vinto in Sardegna per poche migliaia di voti, battendo sia il candidato del centrodestra che Renato Soru, candidatura “di disturbo” di area centrosinistra. Ha vinto in una Regione dove i voti personali (le famigerate preferenze dei candidati consiglieri) hanno pesato relativamente. In Campania quelle preferenze decidono chi vince e chi perde.
L’incognita De Luca
E qui il secondo problema: in Campania il Renato Soru della situazione, quel candidato “di area” che potrebbe togliere a Roberto Fico i voti necessari non solo per vincere, ma per essere addirittura competitivo, potrebbe essere Vincenzo De Luca, lo “zar” che con una mossa teatrale delle sue ha fatto approvare dal consiglio regionale una delibera che gli consentirebbe di ricandidarsi per un terzo mandato. Se la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e l’attuale presidente della Campania non troveranno un accordo, il centrodestra potrebbe avere la strada spianata per la conquista della Campania e non si farebbe impensierire più di tanto dal grillino (per ora li definiamo ancora così, poi troveremo un’alternativa ndr), che nelle sue passate performance non ha certo brillato, raccogliendo l’1,35 per cento dei voti quando si candidò a presidente della Regione nel 2010 e l’1,38 per cento quando l’anno dopo si candidò a sindaco di Napoli. Nella Regione amministrata da De Luca – piaccia o non piaccia – c’è un voto che storicamente si sposta in modo molto “liquido” verso lo schieramento o il candidato che ha più possibilità di vincere.
Ultimo problema, che in fondo potrebbe essere il primo, è convincere le altre forze della coalizione a sostenere un candidato del Movimento 5 Stelle in sostituzione di De Luca. Se si votasse oggi, a sostenere Roberto Fico potrebbe essere una parte del Pd che non ha alcun radicamento in Campania, Alleanza Verdi Sinistra e ovviamente il suo Movimento 5 Stelle. Un’eventuale ricandidatura di De Luca sarebbe invece sostenuta dal Pd regionale (quello che in consiglio ha votato per concedergli il terzo mandato) e dai centristi di Azione e Italia Viva. Il 6 novembre scorso Matteo Renzi aveva addirittura ipotizzato un ruolo da “federatore del nuovo Terzo Polo” per il presidente della Campania, per intenderci. Insomma, il piano di Giuseppe Conte e del suo “nuovo” Movimento 5 Stelle per ora sembra solo un sogno ad occhi aperti e poco più.
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