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Moda: intervista a Carlo Capasa


La moda italiana sta attraversando una fase di trasformazioni cruciali, tra sostenibilità e crisi geo politiche. Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI), condivide la sua visione sulle sfide e le opportunità che il settore deve affrontare per rimanere competitivo a livello globale. Temi come la tracciabilità della filiera, l’introduzione di nuove normative, e la necessità di diversificare i mercati sono al centro del dibattito.  

La mostra al Maxxi di Roma 

La mostra Memorabile. Ipermoda, curata da Maria Luisa Frisa al Maxxi di Roma in collaborazione con Camera Nazionale della Moda Italiana e il supporto di Fondazione Bulgari, rappresenta un importante progetto culturale volto a esplorare l’evoluzione della moda contemporanea evidenziando come la creatività debba restare uno dei pilastri fondamentali per il Made in Italy, che punta a coniugare tradizione e innovazione per garantire la sua crescita futura. 

Carlo Capasa

Intervista a Carlo Capasa 

La moda italiana, seconda industria del nostro Paese, sta attraversando una fase di trasformazioni significative. A suo avviso, quali sono le sfide più rilevanti da affrontare nel prossimo futuro? 
La moda italiana deve affrontare la sfida della sostenibilità, che coinvolge la tracciabilità della filiera e dei processi, sia dal punto di vista ambientale che sociale. Le nuove normative europee, come quelle sull’ecodesign e il passaporto digitale, avranno un impatto significativo sul settore. È fondamentale adattarsi a queste leggi, incidendo anche sulle decisioni europee per evitare penalizzazioni al nostro sistema produttivo. Il nostro settore è caratterizzato da una filiera unica al mondo, con 60.000 imprese, di cui 40.000 artigiane, e 600.000 addetti nella produzione.  

Una rete importante… 
Questa struttura – fatta di piccole aziende che collaborano con grandi realtà – è la chiave della creatività e della flessibilità del Made in Italy. Tuttavia, le nuove normative possono risultare complesse per le piccole imprese. È necessario rafforzare la rete tra le aziende, promuovendo l’aggregazione e la digitalizzazione dei distretti per consentire anche alle realtà più piccole di competere efficacemente. 
Oggi, viviamo un momento complesso in cui il settore sta registrando una contrazione, soprattutto nell’abbigliamento e negli accessori. È cruciale superare questa fase per preservare la forza lavoro e garantire la ripresa del settore. 

Iris Van Herpen Hybrid Holism FW12
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CNMI ha presentato sette proposte al Governo per il rilancio del settore.  Quali misure ritiene fondamentali per proteggere il Sistema Moda Italiano e valorizzare i suoi lavoratori? 
Tra le misure proposte, una delle più importanti riguarda il trasferimento generazionale delle competenze. Richiediamo sgravi contributivi per i pensionati che decidano di formare giovani fino a 30 anni, trasferendo il loro sapere direttamente sul campo. Inoltre, è necessario potenziare la cassa integrazione ordinaria per le aziende con meno di 15 dipendenti, al fine di evitare la perdita di forza lavoro qualificata. Avanziamo inoltre la richiesta di una moratoria sulla restituzione dei fondi Covid per le piccole imprese, per consentire loro di superare questo momento critico. Altre proposte comprendono incentivi per l’ingresso dei brand nelle manifatture in difficoltà, senza ricorrere a licenziamenti, e l’incremento del welfare aziendale per sostenere i lavoratori in un periodo economicamente difficile. 

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E le piccole imprese? 
Infatti. Un altro tema cruciale riguarda il credito d’imposta per la ricerca e sviluppo. Sollecitiamo il Governo a trovare una soluzione equa per evitare che le piccole imprese siano costrette a restituire fondi già investiti, mettendo a rischio la loro sopravvivenza. Nel 2017, in seguito a una nostra richiesta di chiarimento, il Ministero dello Sviluppo Economico aveva indicato che il credito d’imposta poteva essere applicato alle collezioni e ai campionari, ma nel 2022 è stato stabilito che tale applicazione non fosse corretta, chiedendo alle aziende di restituire quanto ricevuto. Questa situazione è particolarmente difficile per le piccole imprese, che hanno già utilizzato quei fondi per investimenti in macchinari e sviluppo. Pertanto, invitiamo il Governo a individuare una soluzione di compromesso, come l’annullamento delle richieste per le aziende con fatturato sotto i 5 milioni e un piano di rimborso a lungo termine per le realtà più grandi, al fine di evitare fallimenti e contenziosi. 

Altri temi urgenti? 
Sì,  proponiamo la creazione di una certificazione per il controllo della catena produttiva, volta a garantire la tracciabilità e la trasparenza del sistema. La proposta prevede l’istituzione di un protocollo nazionale, definito insieme alle prefetture, per stabilire gli standard minimi di informazione che le aziende devono rendere disponibili. Questa certificazione contribuirebbe a migliorare la trasparenza della filiera e a evitare pratiche scorrette, senza compromettere la privacy aziendale o esporre informazioni sensibili a rischi di spionaggio industriale. Un sistema di certificazione affidato a enti terzi garantirebbe che le aziende certificate possano operare con maggiore credibilità e sicurezza, contribuendo alla crescita e alla reputazione del settore moda italiano. 

Giorgio Armani Privè bozzetto FW19
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La contrazione del mercato cinese e la prospettiva di nuovi dazi statunitensi, legati all’amministrazione Trump, pongono interrogativi strategici. Come potrebbe la moda italiana affrontare queste sfide economiche e commerciali? 
La contrazione del mercato cinese rappresenta una delle principali cause delle difficoltà attuali per il settore moda. Per affrontare questa crisi, è fondamentale diversificare i mercati di riferimento, puntando su nuove aree di crescita come Thailandia, Malesia, Corea, Giappone, Medio Oriente e Sud America. Questi mercati emergenti offrono opportunità che possono compensare, almeno in parte, la flessione della domanda cinese. Un’altra sfida rilevante è la possibile introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti, che rappresentano un mercato fondamentale per il lusso italiano. L’introduzione di tariffe doganali aggiuntive sui beni di alta gamma rischierebbe di influire negativamente sui consumi, rendendo i nostri prodotti ancora meno competitivi. È quindi essenziale che il Governo italiano utilizzi tutti i canali diplomatici disponibili per evitare l’imposizione di dazi, mantenendo lo status quo commerciale. Allo stesso tempo, il Governo dovrebbe negoziare accordi favorevoli con altri paesi, come il Brasile, per creare nuove opportunità di esportazione e mitigare le possibili perdite derivanti da barriere commerciali. Il rafforzamento delle relazioni internazionali e una strategia mirata di penetrazione nei mercati emergenti sono elementi chiave per garantire la tenuta e la crescita del Sistema Moda Italiano di fronte a queste sfide globali. 

Al 29° Pambianco-PwC Fashion Summit ha sottolineato l’urgenza di progredire verso modelli sostenibili. Quali iniziative concrete dovrebbero adottare le aziende per integrare la sostenibilità nei loro processi? 
Le aziende del settore moda devono adottare un approccio integrato alla sostenibilità, che coinvolga ogni fase del processo produttivo. La tracciabilità dei materiali e dei processi è un aspetto fondamentale, e per raggiungerla è necessario investire in soluzioni tecnologiche che migliorino l’efficienza e riducano le conseguenze ambientali. Questo significa non solo scegliere materie prime a basso impatto, ma anche ottimizzare il consumo energetico e adottare fonti di energia rinnovabile. Oltre a questo, le aziende devono rafforzare la collaborazione lungo tutta la filiera, garantendo che fornitori e partner rispettino gli stessi standard di sostenibilità. Questo tipo di cooperazione è cruciale per costruire una catena del valore realmente sostenibile. CNMI supporta attivamente queste iniziative, promuovendo la consapevolezza e fornendo strumenti pratici per agevolare la transizione verso modelli di business più responsabili e innovativi. L’obiettivo è creare un ecosistema che possa coniugare creatività e rispetto per l’ambiente, offrendo al contempo un valore aggiunto sia per il mercato che per la società. 

La mostra “Memorabile. Ipermoda”, presso il Maxxi di Roma, e curata da Maria Luisa Frisa, offre un’analisi dell’evoluzione della moda contemporanea. Che impatto auspica possa generare questo progetto sul pubblico e sull’industria? 
La mostra rappresenta un’opportunità significativa per approfondire l’evoluzione della moda contemporanea, con l’obiettivo di colmare una lacuna nella narrazione del patrimonio culturale italiano. L’Italia, nonostante sia leader mondiale nella produzione di moda, spesso non riesce a raccontare adeguatamente il proprio percorso. Attraverso la collaborazione con il Maxxi di Roma, e Fondazione Bvlgari, CNMI mira a portare la moda fuori dai contesti tradizionali come Milano, valorizzandola anche in altri spazi di rilevanza nazionale. 
Questa mostra, curata da Maria Luisa Frisa, intende offrire al pubblico una visione completa dell’industria della moda italiana, partendo dall’artigianato fino all’innovazione stilistica. È un percorso che mira a coinvolgere il pubblico nell’esplorazione dei processi creativi e delle dinamiche che rendono il Made in Italy unico. Il progetto è un invito a riflettere sull’importanza della moda non solo come industria economica, ma anche come veicolo culturale e narrativo. Così come le nostre iniziative, tra tutti il Sustainable Award e il Fashion Trust che rafforzano questa prospettiva, promuovendo la sostenibilità e sottolineando il valore della creatività italiana. 

Guardando al futuro, come immagina l’evoluzione del Sistema Moda Italiano, considerando sia le opportunità offerte dal mercato globale sia le sfide che emergono in un contesto in costante cambiamento? 
Il Sistema Moda Italiano dovrà adattarsi a un contesto globale in evoluzione, mantenendo centrale la creatività e l’artigianalità che lo caratterizzano. La sostenibilità è una delle principali opportunità, non solo come requisito normativo, ma anche come valore aggiunto distintivo del Made in Italy. Le aziende dovranno investire in tecnologie che migliorino la tracciabilità e riducano l’impatto ambientale, adottando modelli produttivi rispettosi dell’ambiente e delle persone coinvolte. Allo stesso tempo, l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie digitali offrono strumenti per aumentare l’efficienza operativa e creare un rapporto diretto con i consumatori, favorendo una maggiore personalizzazione dell’offerta e instaurando legami più stretti con i clienti.

Quali i rischi? 
L’evoluzione del settore non deve compromettere l’essenza creativa. È fondamentale ribadire che la moda deve promuovere la creatività, evitando di lasciarsi attrarre solo dal marketing, che rischierebbe di rendere il settore replicabile da altri. Italia e Francia sono tra i pochi luoghi dove la moda viene concepita in questo modo, e questo ruolo va difeso. È necessario mantenere il legame con la tradizione e, al tempo stesso, spingerci verso l’innovazione. “Piedi nella tradizione, testa nell’innovazione” è il principio da seguire per differenziarsi, trasmettendo messaggi positivi e aspirazionali, creando opportunità di lavoro e riconoscendo il ruolo del settore come industria culturale. La moda italiana deve continuare a raccontare storie, a creare sogni e non solo a soddisfare bisogni, mantenendo fede alle sue radici e contribuendo al patrimonio culturale dell’Europa. 

Alessia Caliendo 

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