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“Gita nei centri sportivi dei Gruppi militari per ragazzi più a rischio”




Quando a luglio le è stato affidato l’incarico in Regione di sottosegretario con delega ai Giovani e allo Sport, Federica Picchi aveva, molto gentilmente, declinato la richiesta di un’intervista: «Amo tenere il profilo basso e far parlare i risultati per me».

Dunque, eccoci qui. Da dove iniziamo?

«Partiamo da quattro mesi di lavoro intenso e una decina di progetti lanciati e passati in giunta, tra cui l’Helpdesk per la creazione di un supporto amministrativo a tutte le realtà sportive lombarde, Giovani smart 2.0 bando volto a finanziare più di 160 attività del terzo settore impegnate nel recupero del disagio giovanile oppure SkiAbility, progetto pilota europeo pioneristico che vede la Lombardia capofila nel disegnare le linee guida per l’abbattimento delle barriere architettoniche degli impianti sciistici accessibili alle persone con disabilità, un progetto chiave in vista delle prossime olimpiadi di Milano-Cortina 2026».

Ora sta per presentare un nuovo progetto.

«Sì Sport per la Legalità, un progetto che presenterò mercoledì a Roma a Palazzo Chigi, con i ministri Abodi, Valditara e i sottosegretari di Giustizia, Difesa e Finanza. Accogliamo alcune classi di scuole superiori ritenute più periferiche e con fragilità sociali, dove magari ci sono stati episodi di bullismo, facendo trascorrere dieci giorni arricchenti nei Gruppi Sportivi militari e dei corpi dello Stato. Il primo è stato un progetto pilota con le Fiamme Gialle: una sessantina di studenti in diversi momenti dell’anno scolastico sono stati ospitati nei campus di Ostia, Sabaudia e Predazzo».

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E?

«E sono tornati a casa entusiasti, con un’esperienza di sport e di educazione alla legalità davvero unica. Dato lo straordinario risultato di questo progetto pilota, il mio sottosegretariato ha deciso di estenderlo a tutti gli altri Gruppi Sportivi. Ora saranno molti di più i ragazzi lombardi che beneficeranno di questa straordinaria esperienza a partire dalla prossima primavera».

Come funziona?

«I ragazzi insieme ai loro professori partecipano a questa gita completamente gratuita nei centri sportivi delle Fiamme Gialle, Fiamme Blu o Azzurre. Centri in luoghi meravigliosi, ad esempio, con gli agenti penitenziari alla Gorgona, o con la polizia in montagna, a Moena. Lì vengono avviati ad uno sport, dal nuoto all’arrampicata, all’atletica leggera, scherma, tiro con l’arco, judo-karate, canottaggio, sci, vela. Attraverso i valori dello sport si creano occasioni per educare anche alla legalità».

Che riscontro avete avuto dall’esperienza fatta?

«Ci hanno raccontato che all’inizio alcuni ragazzi non rivolgevano neanche la parola alle persone in divisa. Anzi, a volte erano quasi infastiditi alla loro presenza perchè abituati a vedere gli agenti come persone di cui diffidare. Oltretutto appena arrivati gli hanno tolto il cellulare, ovviamente ci sono regole e orari da seguire. E invece alla fine si è instaurato un rapporto di fiducia, rispetto e di amicizia. Hanno scritto lettere e messaggi incredibili».

Qualcuno potrebbe muoverle la critica di voler militarizzare la scuola.

«Non è assolutamente quella l’intenzione. Primo perché non vanno a fare i poliziotti o i finanzieri, ma sport nei loro centri di eccellenza. I gruppi sportivi dei corpi militari sono un po’ particolari, quello delle Fiamme Gialle ad esempio, vanta alcuni tra i più famosi medagliati olimpici. Si ritrovano nella casa madre dei grandi campioni italiani. E poi vogliamo farli innamorare delle istituzioni. Ha un significato profondo avvicinare questi ragazzi che magari hanno delle ferite con la giustizia. Quale sistema migliore se non lo sport, che insegna il rispetto dell’avversario in una società che non perde occasione per sollecitare all’odio per l’altro? Lo sport è uno strumento straordinario per dare ai nostri ragazzi valori che in altro modo non arriverebbero. E può veicolare la loro esuberanza evitando che la vadano buttare in competizioni sciocche o addirittura pericolose come alcuni contest promossi dai social. Con lo sport insegniamo la preziosità del loro corpo, del tempo, il valore dell’impegno».

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Un tema, quello dei giovani, che l’ha portata a fondare 10 anni fa una casa di distribuzione cinematografica, la «Dominus» che tratta solo storie vere, per offrire ai ragazzi punti di vista su temi importanti. L’ultimo «Sound of Freedom» affronta la tratta dei bambini.

«Ed è da lì che per me è iniziato tutto. Perchè Giorgia Meloni lo volle vedere e organizzammo una proiezione per i ministri. Alla fine del film, pensavo scappasse perchè la segretaria mi aveva detto che aveva i tempi contingentati, invece è rimasta. E abbiamo parlato. Era colpita… in Italia più di 17mila denunce di minori scomparsi all’anno, tra questi più di mille minori italiani non vengono mai più ritrovati. Era venerdì pomeriggio, il lunedì successivo Giorgia ha voluto firmare la lettera di intenti del produttore per manifestare la volontà di intervenire su questo tema. È stato un esempio di politica sana e attenta al sociale che mi ha toccato il cuore e mi ha portato alla candidatura alle Europee, anche se ero molto titubante, solo 5 settimane, per Fratelli d’Italia la più votata in centro Milano dopo il capogruppo di FDI in Europa. Sono rimasti tutti colpiti, alla fine, dato il mio interesse per i giovani, sono arrivata a questo sottosegretariato attraverso il quale confido di portare il mio contributo non solo alla nostra amata Lombardia, ma al Paese intero».

E dire che era partita in tutt’altro ambito. Laureata alla Bocconi, consulenza strategica in aziende pubbliche e private, poi in Banca d’affari a Londra. Quindi il cinema. Cosa si porta dietro da tutti questi mondi così diversi?

«Della

finanza, l’amore per i progetti, prenderli in mano, spacchettarli, analizzarli e trovare delle soluzioni. Il cinema, invece, mi ha dato una grande apertura mentale. Un approccio che mi sono portata anche qui, in Regione».



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