Come raccontavamo lo scorso 6 novembre la giunta del sindaco di Como, Alessandro Rapinese, ha deciso di mettere in vendita l’edificio di via Sacco e Vanzetti di prestino che fu un centro di accoglienza. La prima durissima reazione fu del Partito Democratico: “La Como degli affitti impossibili ridotta a un mercatino dell’usato”. Oggi poi è arrivata la notizia della raccolta firme che chiede di stoppare la vendita e di rendere lo spazio un centro dedicato alle persone con fragilità, iniziativa di 10 enti del territorio tutt’altro che di seconda fila: qui i dettagli.
Ora arriva una ferma netta presa di posizione della lista-movimento Civitas fondata dall’ex assessore e consigliere comunale Bruno Magatti che è anche autore di un intervento tanto articolato quanto graffiante nei confronti dell’esecutivo cittadino. Magatti si era occupato in prima persona della partita, riportiamo integralmente la riflessione:
CONTRARIA AL BUON SENSO, INGIUSTIFICABILE, MIOPE ED ECONOMICAMENTE INSOPPORTABILE
Queste parole sono l’unico modo per definire la proposta della Giunta comunale di Como di privare l’amministrazione, quindi l’intera comunità, di un bene destinato a far fronte alle emergenze abitative di quei nostri concittadini temporaneamente senza casa per via di uno sfratto esecutivo, per la mancanza di una soluzione abitativa idonea o in attesa dell’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica.
Molti, in questi giorni, stanno parlando del nuovo ulteriore colpo di ingegno di un’amministrazione senza idee e senza memoria che pensa di ricavare due milioni di euro vendendo l’edifico di via Sacco e Vanzetti, a Prestino.
Non tutti sembrano ricordare che quell’immobile fu costruito con la precisa finalità di realizzare una struttura con la quale far fronte alle emergenze abitative di cittadini residenti. Per questa finalità l’edificio fu interamente finanziato da Regione Lombardia e progettato in modo da poter garantire agli ospiti (più di cinquanta) la possibilità di una minima riservatezza, essenziale per piccoli nuclei familiari con bambini. Nel “piano delle alienazioni” dell’amministrazione viene indicato come “Ex Centro di 1° Accoglienza” facendo riferimento al fatto che per una decina d’anni fu dato in concessione alla Prefettura per ospitarvi, temporaneamente, un “Centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati” (CARA).
I fatti ci dicono che nell’ottobre 2011 l’edificio era pronto, arredato, a disposizione, nuovo e mai utilizzato. Fu la Giunta guidata da Bruni a concederlo alla Prefettura per trasferirvi temporaneo il CARA così da rendere possibili interventi di manutenzione straordinaria della struttura comunale che aveva ospitato il CARA fino a quel momento. L’urgenza di far tornare nelle disponibilità del Comune di Como la struttura di Prestino, indispensabile risorsa per dare concrete risposte alle esigenze della cittadinanza più vulnerabile, fu, fin dall’avvio del successivo mandato, una delle preoccupazioni mie, da assessore alle politiche sociali, e del sindaco Mario Lucini.
Dopo un confronto con la Prefettura, indirizzammo una motivata proposta al Ministero dell’Interno. Dal Ministero, con la risposta positiva, nel 2014 arrivò anche lo stanziamento di tutte le risorse necessarie per completare gli interventi di adeguamento di quell’immobile di proprietà del Comune di Como che fino all’ottobre 2011 aveva ospitato il CARA. Al Comune, proprietario, fu affidata la titolarità dell’appalto e dei lavori.
Nel 2018 il Ministero dell’Interno respinse la surreale richiesta del Comune di annullare i patti sottoscritti confermando, invece, la propria valutazione positiva del percorso in essere. Nel 2020, quando finalmente il Comune comunicò l’inizio dei lavori, la Prefettura rispose (stizzita?) che il Ministero, constatata la perdurante inerzia dell’amministrazione comunale, aveva revocato il finanziamento e decretato la decadenza degli accordi sottoscritti (Mezzo milione dal ministero Il Comune se l’è fatto sfuggire – Cronaca).
Oggi l’immobile di via Sacco e Vanzetti è nella disponibilità dell’amministrazione comunale di Como, e dovrebbe semplicemente essere restituito alle funzioni per le quali era stato realizzato. Al riguardo è bene ricordare che di fronte a emergenze abitative di nuclei familiari nei quali sia presente un/a minore l’amministrazione comunale ha l’obbligo di intervenire e di trovare immediata idonea soluzione. Ciò significa, in mancanza di alternative, dover accedere a opzioni onerose come l’affitto di qualche locale in un “residence”.
Chi ne propone la vendita non sa che farsene con evidente noncuranza per i problemi dei cittadini più vulnerabili: si cancella una risorsa preziosissima per rispondere a situazioni di urgenza abitativa dei cittadini comaschi che, purtroppo, si verificano con una certa frequenza.
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