La chiamata degli avvocati Antonietta Ciccozzi (foro dell’Aquila) e Fabio Caprioni (foro di Teramo) per il recupero crediti nei confronti dei Comuni morosi, ha lasciato emergere più di qualche perplessità, a Sulmona così come nell’intera Valle Peligna. Due incarichi da 140.000 euro l’uno, quasi piovuti dal cielo per nomina diretta dell’amministratore unico Nicola Sposetti, e affidati a degli “esterni”. Due mansioni affidate tramite una semplice valutazione dei CV dei due avvocati, stando a quanto riportato nella determina di affidamento. E non è solo una questione di campanili e di soldi che dal territorio usciranno, prendendo l’autostrada dal casello di Pratola Peligna. E’ una questione di forma, poiché Cogesa dal 2019 ha in seno un albo di legali.
Un elenco di 117 avvocati, molti dei quali del comprensorio peligno, completamente bypassato. Il tutto senza un avviso, né tantomeno un bando. A prendere la difese dei legali trascurati dalla partecipata è la sindaca di Prezza, nonché consigliera regionale di maggioranza, Marianna Scoccia. La vicepresidente del consiglio regionale ha espresso su Facebook la propria perplessità. “Credo – si legge nel post – che sarebbe stato opportuno interessare anche professionisti iscritti all’ordine degli avvocati di Sulmona, magari attraverso un avviso pubblico o il coinvolgimento del competente consiglio dell’ordine”.
Scoccia chiede a Sposetti di ritirare, in autotutela, la determina di conferimento dell’incarico. L’invito è esteso a tutti i sindaci soci, che dovranno sedersi al tavolo delle trattative con i legali individuati dalla società partecipata. Sulmonesi o meno che siano.
“Sono certa – conclude Scoccia – che l’amministratore Sposetti, che si è sempre contraddistinto per la grande correttezza nella gestione e nei rapporti con i soci, raccoglierà questo appello provvedendo a ritirare la deliberazione e ad agire con maggiore equità e attenzione verso il nostro territorio”.
A bacchettare Scoccia, o comunque i sindaci che hanno indicato Sposetti come Amministratore Unico, è Roberto Sciullo. Il primo cittadino di Pescocostanzo, oltre a denunciare l’assoluto silenzio della società sulla nomina dei due legali, è tornato sulla spaccatura interna tra soci che aveva portato Sposetti a dirigere la società. “Apprendo dalla stampa – scrive il sindaco di Pescocostanzo – perché di comunicazione ai comuni soci manco a parlarne, che l’amministratore unico del Cogesa avrebbe dato due incarichi per ben 280.000,00 euro (avete letto bene 140.000,00 euro cadauno) per azioni di recupero nei confronti di comuni morosi. Chi scrive non ha partecipato alla nomina del nuovo amministratore unico, ma si era assunto la responsabilità, insieme ad altri sindaci, di nominare il dott. Gerardini che, in soli due mesi, aveva recuperato circa un milione e mezzo di euro senza alcun incarico esterno. Lo stesso comunicava in tempo reale ogni decisione ai soci. Anche in questo caso si sa chi ha preferito non avere un Cogesa a guida Geradini”.
Chiarezza e trasparenza sono le parole che gravitano anche attorno al Gruppo Territoriale Movimento 5 Stelle. Parole dettate dal sospetto, neanche troppo velato da parte dei grillini, che “il continuo silenzio da parte di Co.Ge.Sa e il disertare le riunioni del controllo analogo da parte dei sindaci possano rappresentare un disegno precostituito finalizzato al fallimento della società per favorire l’ingresso di altre aziende nel settore della gestione rifiuti del centro Abruzzo”.
Una situazione di stallo che il Gruppo territoriale M5S non esita a definire “inaccettabile, come inducono a pensare alcune notizie di stampa che già dallo scorso 15 settembre prefiguravano per la società partecipata una perdita di 1 milione di euro”. Una previsione molto diversa da quelle riportate nel piano di ristrutturazione del debito, omologato dal tribunale di Sulmona, che indicavano un risultato positivo di circa 350 mila euro per l’anno 2023. “Dati che sorprendono – continuano i pentastellati – come sorprendente è che l’esperto cui è stato affidato il piano di ristrutturazione abbia inserito anche voci impossibili da praticare come il beneficio dalla decontribuzione sud di 1,2 milioni di euro e il credito del Mezzogiorno”.
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