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Corteo contro la violenza sulle donne, in migliaia in piazza. Cori e insulti davanti alla sede Pro Vita: «Vergogna, fateci passare»


Un fiume di donne per dire no alla violenza. «Siamo 150mila». Così le attiviste al megafono durante il corteo di Roma promosso in occasione del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Al momento la manifestazione sta percorrendo via Labicana. «Disarmiamo il patriarcato»: con questo slogan il movimento è sceso in piazza.


La manifestazione “Non una di meno” è stata voluta e organizzata per combattere la violenza di genere.

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Il corteo ha preso il via da piazzale Ostiense alle 14.30 e arriverà a piazza Vittorio Emanuele. C’è anche un corteo parallelo a Palermo. 

La marcia è partita con migliaia di manifestanti sedute a terra, per “il grido muto” esploso in urlo. E con lo slogan «insieme siam partite insieme torneremo. Non una di meno». 

La sede Pro Vita

«Vergogna, fateci passare». Manifestanti hanno protestato con la polizia che ha blindato la strada dove si trova la sede dei Pro Vita, deviando il corteo per impedire il passaggio davanti l’associazione antiabortista su viale Manzoni. «Le sedi dei pro Vita si chiudono col fuoco ma con i Pro Vita dentro altrimenti è troppo poco. Manco rispondete quando chiamiamo il 1522 e voi chiudete una strada sui pro vita», gridano alcuni manifestanti, alcuni molto giovani. «Ma quale Stato ma quale Dio sul mio corpo decido io. Dimmi perché non posso passare. Siamo morte in 106, dov’eravate?», ripetono alcune ragazze alle forze dell’ordine. «Ipocriti. Prima dicevate Bruciamo tutto per Giulia Cecchettin e ora? Siete in 50 davanti a una serranda». Schierati alcuni blindati della digos e la camionetta con l’idrante. 

Contestato il ministro Valditara e vernice anche contro l’assessorato capitolino

Una foto del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara è stata bruciata davanti al ministero dell’Istruzione prima dell’inizio del corteo. «Prima di raggiungere la piazza contro la violenza di genere bruciamo il ministro Valditara» si legge in una storia pubblicata su Instagram dal movimento femminista ‘Aracne’ e dai collettivi. Su un manifesto gli attivisti hanno poi scritto: «104 morti di Stato. Non è l’immigrazione ma la vostra educazione». 

«Come possiamo pretendere di insegnare qualcosa ai ragazzi se le loro mamme bruciano la foto del ministro davanti al Ministero dell’Istruzione e del Merito? In questo gesto c’è la spiegazione dei tanti problemi che noi troviamo a scuola», dice Anna Maria De Luca dirigente scolastica del liceo Montessori, la scuola che è stata al centro delle polemiche per le sanzioni date a due ragazzi che hanno fatto il saluto fascista.

 Ma anche l’amministrazione di centrosinistra guidata da Roberto Gualtieri è entrata nel mirino. Della vernice fucsia è stata lanciata attraverso il cancello dell’assessorato alla politiche sociali di Roma Capitale. Le manifestanti dopo aver acceso alcuni fumogeni, hanno ribadito l’inadeguatezza della rete delle case rifugio a Roma per le vittime di violenza. 

Roma, Non una di meno: il percorso del corteo

La manifestazione nella Capitale è partita da Piazzale Ostiense alle 14.30. L’onda fucsia (con migliaia di persone attese) attraverserà Piazza di Porta San Paolo, Viale della Piramide Cestia, Piazza Albania, Viale Aventino, Piazza di Porta Capena, Via di San Gregorio, Via Celio Vibenna, Piazza del Colosseo, Via Labicana, Via Merulana, Via dello Statuto per terminare a Piazza Vittorio Emanuele II. Diverse azioni saranno previste lungo il percorso. La testa del corteo di Roma sarà composta dai centri antiviolenza femministi. «A un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin e dalla marea transfemminista che ha invaso Roma al grido di Non Una Di Meno, altri 106 nomi, rimasti anonimi, si sono aggiunti. Le parole del ministro Valditara confermano l’urgenza di scendere in piazza: il patriarcato esiste, non è ideologia e il razzismo istituzionale non è la risposta. L’assassino, il violento, l’abusante sono figli della nostra società e hanno quasi sempre le chiavi di casa», sottolinea il movimento.

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Nella pagina social del movimento sono state condivise delle informazioni su dove trovare spazi di decompressione e servizi igienici accessibili. 

Smartwatch contro abusi: come funziona

A Roma saranno disponibili a breve 21 smartwatch per tutelare donne vittime di violenza. Diventa operativo nella capitale il progetto ‘Mobile Angel’ un servizio nato dalla collaborazione tra carabinieri e club romani di Soroptimist International, interamente sostenuto dalla Fondazione Lottomatica. Si tratta di dispositivi di ultima generazione collegati direttamente con la centrale operativa del Comando provinciale dei carabinieri di Roma che, indossati da vittime di atti persecutori o comunque di violenza di genere, possono mandare una richiesta di aiuto.

L’allarme, oltre a poter essere attivato dalla donna, scatta in automatico in caso di aggressione come uno spintonamento o se viene strappato dal polso. Lo smartwatch è inoltre dotato di microfono e di un apparecchio di geolocalizzazione. Il progetto, presentato stamattina, entra nel vivo dopo la firma di un protocollo tecnico nei mesi scorsi tra Comando provinciale dei carabinieri e Procura di Roma. E’ stato già avviato in altre città a partire da Napoli, Torino e Milano.

«La progettualità, che è già stata avviata nel 2018 nella città di Napoli, attualmente consta complessivamente di ben 71 dispositivi assegnati. Nello specifico sono 15 alla città di Napoli, 15 alla città di Milano, 15 a Torino, 5 a Ivrea e, appunto, i 21 della città di Roma. Si è cominciato prima a Napoli, poi l’iniziativa si è estesa anche alle città di Milano, Torino e di Ivrea ed è stata estesa grazie anche e soprattutto alle intese che sono state sottoscritte con le rispettive Procure della Repubblica che hanno apprezzato la funzionalità del dispositivo come metodologia di contrasto al fenomeno della violenza di genere», ha detto all’Adnkronos il tenente colonnello Gennaro Petruzzelli. «In alcune circostanze l’attivazione del sistema di allarme da parte della persona offesa ha consentito l’immediato intervento della pattuglia e la repentina fuga dello stalker. A Milano, in un caso – racconta – è stato possibile anche procedere all’arresto di un uomo che era già colpito da un allontanamento dalla casa familiare e da un divieto di avvicinamento alla ex convivente. Presentatosi sotto casa della donna per estorcerle dei soldi necessari all’acquisto di sostanze stupefacenti, al diniego ha iniziato a strattonarla, le ha strappato dal polso lo smartwatch buttandolo a terra. Avendo lo smartwatch dei sensori di movimento, inevitabilmente è stato attivato il sistema di allarme, quindi intervento tempestivo della nostra pattuglia e l’arresto del soggetto».





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