Protagonista di un biennio da urlo in Sardegna, l’asso uruguaiano elogia l’attuale allenatore della Roma poi rivela: “Ho rischiato di morire”
di Alessandro Fracassi
Cagliari, aprile 1990. Carmine Longo, il direttore sportivo del club rossoblù, si presenta all’aeroporto di Elmas con una valigetta: al suo interno il biglietto di un volo diretto in Germania Ovest, documenti di varia natura e un taccuino sul quale figura un nome, Ulf Kirsten. L’attaccante, in forza alla Dinamo Dresda, è infatti il grande nome scelto dalla famiglia Orrù per rinforzare il reparto offensivo della squadra di Claudio Ranieri, lanciata verso la promozione in Serie A dopo sette anni di cocenti delusioni. L’accordo tra le parti viene raggiunto con tanto di firma del giocatore su un pre-contratto ma il 25 aprile 1990, a Stoccarda, l’amichevole pre-Italia ‘90 tra i futuri campioni del mondo di Franz Beckenbauer e l’Uruguay di Oscar Washington Tabarez cambia radicalmente le carte in tavola. Longo e i suoi più fidati collaboratori restano ammaliati dalle geometrie di Pepe Herrera e soprattutto dall’estro dell’ala mancina Daniel Fonseca. Il ds rossoblù non può più tornare indietro: strappa il pre-contratto con Kirsten che si accasa al Bayer Leverkusen e contatta il suo amico e procuratore di lunga data, Francisco ‘Paco’ Casal, stringendo con lui un patto per portare in Sardegna Herrera e Fonseca, vestendo entrambi di rossoblù. A loro si aggiunge anche ‘Il Principe’ Enzo Francescoli.
Fonseca: “Ranieri è il mio padre calcistico ma che fatica i primi mesi in Serie A”
Intervistato dal Corriere dello Sport, è proprio ‘El Tigre’ Fonseca a ricordare il suo approdo in Sardegna, il rapporto quasi paterno con Claudio Ranieri e le difficoltà di ambientamento in un torneo di altissimo livello come la Serie A dell’epoca. Difficoltà poi superate in maniera brillante grazie al decisivo apporto dell’attuale allenatore della Roma per il quale ha parole al miele: “Claudio è il mio padre calcistico”, sottolinea Daniel. “Da lui ho imparato molto e con lui sono maturato molto. È stato fondamentale per me e i miei approcci con il calcio italiano. È stato anche molto paziente. Eh, il mister… Mi ha voluto al Cagliari a 21 anni, ha creduto in me e ha avuto tanta, tanta pazienza”. L’inizio di Fonseca in maglia rossoblù non è però, come detto, dei migliori: qualche buona partita, contro Napoli e Juventus, e nessun gol messo a segno nei primi mesi della sua avventura italiana. Fonseca è in evidente difficoltà, il Cagliari anche: l’ultimo posto in classifica allarma l’ambiente rossoblù e l’incubo di un’immediata retrocessione sembra essere dietro l’angolo.
Fonseca: “Nei primi mesi a Cagliari sbagliavo tutto”
“Mister Ranieri tremendo? No, macché: i primi sei mesi sbagliavo tutto, non riuscivo a tirare neanche in porta. A Cagliari ci è andata bene”, ammette Daniel che entra definitivamente nel cuore dei tifosi rossoblù nel soleggiato pomeriggio del 10 marzo 1991: la rete della vittoria al Pisa nella sfida salvezza del Sant’Elia è la sliding door della sua stagione e di quella rossoblù. In soli due mesi l’uruguaiano segna 7 reti, una più importante dell’altra per lui e per la squadra: dal gol al Parma fino alla storica doppietta di Genova contro la Sampdoria lanciata verso il primo scudetto della sua storia: un pallonetto mortifero su Pagliuca e una spettacolare rovesciata esaltano il popolo rossoblù. La salvezza è a un passo e diventa matematica il 19 maggio quando Fonseca, con la doppietta show al Bologna, certifica il miracolo rossoblù.
Fonseca: “Ranieri mi portò al Napoli, mi diceva di non tradirlo”
La stagione successiva, 1991/92, ‘El Tigre’ metterà a segno 9 gol stagionali trascinando il Cagliari alla seconda salvezza consecutiva per poi trasferirsi al Napoli, a braccetto con il ‘suo’ mentore Ranieri: “Claudio mi portò al Napoli. Ricordo che prima di fimare mi chiamava e mi diceva: “Sono tuo padre, non dimenticarlo, non mi tradire, non andare alla Juve o all’Inter”. Peccato non aver avuto continuità, dopo due anni dovettero vendermi”, racconta Daniel che nell’estate del 1994 sbarca alla Roma dove riesce a esprimersi al meglio in coppia con Abel Balbo. Poi le vittorie alla Juventus (1997-2001) e i tanti problemi fisici che ne hanno condizionato crescita e rendimento fino al ritiro nel 2003. Una carriera fatta di alti e bassi ma legata a doppio filo dal rapporto, strettissimo, con Ranieri: “Claudio è sinonimo di certezza”, rimarca ancora Fonseca. “Non lo sento da qualche anno, ma sono felice per lui: merita la Roma per la carriera e anche perché è romano e malato giallorosso. La sua caratteristica è dare certezze, equilibrio a tutti: squadra, ambiente e società. Lo chiamerò presto”.
Fonseca si racconta: “Due settimane fa ho rischiato di morire”
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Daniel diventa procuratore sportivo e tra i suoi assistiti figura anche Luis Suarez, ex asso del Barcellona. Una passione trasformata in lavoro fino a oggi. Momenti indimenticabili, in campo e fuori, fino al grande spavento di qualche settimana fa. Una appendicite trasformatasi in peritonite e il rischio di morte: “Una giornata intera di dolori, senza capire da cosa dipendessero. Poi alle 5 del mattino mi comincia a fare male l’appendice, pareva che esplodesse e alle 7 sono andato in ospedale. Dopo poco ero in sala operatoria, appena in tempo. Appendicite e peritonite. Un casino: un’ora e 40 di intervento, in genere dura una ventina di minuti. Sembra una stupidaggine ma ho rischiato di morire. Grazie a Dio ero in Uruguay, con i miei medici, ed è andato tutto bene. Sono felice”.
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