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Martedì a Londra c’è stata una grande manifestazione di agricoltori e imprenditori agricoli. Più di diecimila persone hanno manifestato, vicino al parlamento britannico, contro l’imposta di successione introdotta dalla prima legge di bilancio dei Laburisti.
Le proprietà agricole, sia i terreni che case e fattorie al loro interno, con un valore superiore al milione di sterline (1,2 milioni di euro circa) non saranno più soggette all’esenzione che le riguardava, anche se verranno comunque tassate la metà degli altri patrimoni. La categoria ritiene queste condizioni vessatorie e ha creato un problema politico ai Laburisti, visto che l’opposizione ha sfruttato la protesta per contestarli. Secondo il governo, però, l’imposta si applicherà a una minoranza di grandi proprietari terrieri, e non agli agricoltori comuni.
L’imposta verrà introdotta a partire dall’aprile del 2026 e varrà il 20 per cento (contro il 40 per cento degli altri beni) del valore delle proprietà, lasciate in eredità, che abbiano un valore superiore al milione di sterline. In realtà, per via di una serie di agevolazioni previste dal governo, in molti casi sarà possibile non pagarla su proprietà con un valore totale fino ai 3 milioni di sterline (3,6 milioni di euro). Inoltre, il pagamento potrà essere dilazionato su un periodo di dieci anni.
Nel Regno Unito l’imposta di successione viene applicata a partire da 325mila sterline. Nel caso dei terreni agricoli, poiché l’imposta si inizia ad applicare sui terreni che valgono più di un milione, il valore reale a partire dal quale scatterà sarà di 1 milione e 325mila sterline. Le coppie sposate, però, sono avvantaggiate perché possono condividere la loro proprietà, e si arriva così a 2,65 milioni di sterline. Altre 175mila sterline vengono scorporate dal calcolo se chi risiede in una proprietà la trasferisce ai figli o ai nipoti: se entrambi i proprietari dell’esempio lo fanno, l’importo non tassato arriva a 3 milioni di sterline.
I fact-checker di BBC News hanno ricostruito che, secondo i dati del governo sul periodo 2021-2022, in tutto sono 462 le proprietà con un valore superiore al milione di sterline. Di queste, la stragrande maggioranza (345) vale meno di 2,5 milioni di sterline (3 milioni di euro) – cioè meno della soglia di cui possono beneficiare le persone sposate. Le associazioni di categoria, invece, avevano sostenuto che il numero totale di proprietà coinvolte fosse molto più alto, 70mila.
Il leader della protesta – quantomeno, quello più visibile – è stato Jeremy Clarkson.
Clarkson è famoso soprattutto perché ha condotto per venti stagioni Top Gear, il programma televisivo di auto più famoso al mondo, e oggi è protagonista di una serie di Amazon Prime chiamata La fattoria Clarkson, centrata proprio sulla sua nuova vita di imprenditore agricolo. Nel 2021 lo stesso Clarkson aveva detto al Times che la possibilità di non pagare l’imposta di successione era stato il fattore decisivo che lo aveva convinto a comprare la fattoria in cui è ambientata la serie per 4,25 milioni di sterline (5,12 milioni di euro).
In un articolo sul Sun Clarkson ne ha fatto una questione politica, attribuendo al governo un inesistente piano per fare «una pulizia etnica nelle campagne» e «bombardarle a tappeto» per costruire pale eoliche o nuovi centri per ospitare persone migranti.
Alla manifestazione di Londra hanno partecipato anche i principali leader dell’opposizione. Nigel Farage, il leader del partito sovranista Reform UK, da tutta la carriera cerca di presentarsi – anche nell’abbigliamento – come il rappresentante della borghesia di campagna inglese in contrapposizione a imprecisate élite londinesi. Farage ha sostenuto che la protesta fosse l’inizio di una «rivolta rurale».
Ci è andata anche Kemi Badenoch, la nuova leader dei Conservatori, che a loro volta accusano i Laburisti di essere distaccati dalla realtà. Un tweet di un loro deputato ha mostrato il cartello, dei manifestanti, con scritto: «Ai Laburisti interesserebbe [di noi] se coltivassimo avocado» (secondo la narrazione stereotipata per cui sarebbe il cibo prediletto dei progressisti).
Ha espresso sostegno agli agricoltori anche Ed Davey, il leader dei Liberaldemocratici (Libdem, di centro), che sono il terzo partito per numero di seggi alla Camera dei Comuni, la camera bassa britannica, dietro Laburisti e Conservatori. Davey ha chiesto, come del resto la destra, al governo di ritirare la misura.
Non è così frequente che un provvedimento venga contestato da tutta l’opposizione, formata da partiti che hanno idee diverse su quasi tutto (i Libdem sono molto più vicini ai Laburisti che ai Conservatori o a Reform UK). Anche per questo la cosa è diventata un caso politico, ed è stata raccontata dai media come una misura impopolare, in un momento in cui il governo ha già problemi di consenso.
Al di là delle sue dichiarazioni provocatorie, Clarkson è un po’ il prototipo di chi è danneggiato dall’imposta: un proprietario o imprenditore benestante, che non ha ereditato i terreni perché parte di una famiglia di agricoltori, ma li ha comprati come investimento o comunque ottiene la maggior parte delle sue entrate da altre attività. Rispetto a dieci anni fa, oggi la maggioranza dei compratori non sono più agricoltori, ma persone esterne al settore oppure fondi d’investimento pubblici e privati.
È vero, però, che in media il valore dei terreni è aumentato negli ultimi anni e che i margini di guadagno degli imprenditori agricoli – di quelli veri – si sono molto ridotti, e sono inferiori a quelli di altre attività. Una parte delle difficoltà del settore risale a Brexit: dopo l’uscita dall’Unione Europea, il Regno Unito ha perso i sussidi della Politica agricola comune (Pac), che tra il 2021 e il 2027 vale 390 miliardi di euro, circa il 20 per cento di tutto il bilancio comunitario. Il governo britannico si è impegnato a pareggiare gli investimenti della Pac.
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