Eletto presidente Anci, il sindaco riflette sul rimpasto di uomini e deleghe in giunta. Al Pd manca il sostituto di Mancuso. Fratoianni chiede spazio, vacilla un posto M5S
Di rientro da Torino, Gaetano Manfredi ha scritto una lettera di ringraziamento ai dipendenti del Comune («il traguardo da me raggiunto è il traguardo di tutti voi») ed è atteso per un brindisi con gli assessori per festeggiare l’elezione a presidente dell’Anci. Ma l’ex rettore dovrà fare i conti anche con un’inevitabile riorganizzazione della struttura municipale. In quanto Manfredi sarà ora letteralmente sommerso dagli impegni, politici e associativi, e sarà mediamente a Roma, in via dei Prefetti 46, un paio di giorni a settimana. Almeno per i primi tempi, così da avviare la nuova macchina dell’Anci. Dove comunque le deleghe sono state già assegnate. Molti incontri avvengono per forza di cose in videoconferenza, C’è però poi la parte istituzionale, quella degli incontri con governo, sindacati, associazioni, per i quali occorre stare a Roma.
Chiaramente, per quanto l’incarico in Anci porti lustro alla città — che, per la prima volta, vede un proprio sindaco al vertice dell’associazione — già fare il sindaco di Napoli non è una passeggiata. Manfredi, peraltro, è anche sindaco della Città metropolitana — 93 Comuni per 3 milioni di abitanti, la metà della regione Campania —, commissario straordinario di governo per Bagnoli e presidente del San Carlo. Ne deriva un superlavoro per l’ex rettore che, quindi, dovrà avvalersi di una struttura comunale «potenziata». Ecco perché si parla ora di «aggiustamenti in giunta», di uomini e deleghe. Nulla, invece, cambierà nel suo staff napoletano, con i suoi collaboratori più stretti tutti confermati: il direttore generale, Pasquale Granata e il capo di Gabinetto, Maria Grazia Falciatore; il portavoce, Carlo Porcaro; e il coordinatore di staff, Antonio Caiazzo.
A breve dal Pd dovrebbe arrivare l’indicazione a Manfredi una rosa di nomi per sostituire Paolo Mancuso, ex assessore ad Ambiente e Rifiuti che ha lasciato da quasi due anni. Ex magistrato, presidente metropolitano dem, quello di Mancuso è un profilo non semplice da sostituire. Da molto tempo circola il nome di Gennaro Acampora, capogruppo dem in Consiglio comunale. Così come a fasi alterne rimbalza il nome di Enza Amato, presidente dell’Aula. In entrambi i casi, si tratta di due eletti e finora Manfredi non ha mai voluto attingere dal Consiglio per evitare un effetto domino e arginare gli appetiti di molti. Anche perché finora il problema del primo cittadino è stato proprio la tenuta della coalizione dato che, nonostante una maggioranza numerica molto ampia, troppo spesso manca il numero legale in corso d’opera, oppure il Consiglio non si apre neppure per mancanza del numero legale. Va detto che in casa dem non escludono nemmeno la soluzione esterna.
Novità in arrivo potrebbero esserci sulle deleghe. Quelle che aveva Mancuso sul versante dell’Igiene urbana e l’Asìa dovrebbero tornare nelle mani del Pd. Dopo tre anni di mandato, Manfredi ha avuto comunque modo di testare il lavoro dei suoi assessori e valutare quali aggiustamenti e razionalizzazione delle deleghe operare. Il quadro — non l’ha mai nascosto — ce l’ha ben chiaro. Ma con una premessa: sbaglia chi si aspetta rivoluzioni o epurazioni, perché il fare di Manfedi è sempre molto felpato. Ma qualcosa cambierà. Edoardo Cosenza, assessore alle Infrastrutture e Mobilità, è e resta il braccio destro del sindaco e lo assiste nelle deleghe ad interim. Laura Lieto, tecnico assessore all’Urbanistica, ha anche i galloni di vicesindaco, proprio perché l’ex rettore non ha mai voluto politicizzare il vertice della giunta. E così potrebbe ancora essere. Sebbene circoli il nome di Teresa Armato, assessore al Turismo, come possibile vice. Ma siamo alle voci.
Quasi certamente tornerà ad esserci l’assessore al Personale, finora tra gli interim del sindaco che però ne ha già molti: Cultura, Pnrr, Coesione territoriale, Fondi europei, Stadio Maradona, Innovazione, Tutela degli animali. Dalle stanze di palazzo San Giacomo trapela che l’ex rettore dovrebbe assegnare Personale, Innovazione e Tutela degli animali ad un altro assessore. Non si sa se a quello che spetta al Pd o ci sia una sostituzione di assessori. Sotto la lente, infatti, ci sono i due assessori M5S — Trapanese (Welfare) e Ferrante (Sport) — per effetto di un ridimensionamento dei consiglieri pentastellati, passati da 6 a 3.
Questione che si intreccia con la richiesta di Avs, giunta dallo stesso Fratoianni, di avere un posto in giunta visto il gruppo di Avs è fatto da cinque consiglieri ma da nessun assessore. Questione sulla quale Manfredi rifletterà; solo dopo, però, averne parlato con Giuseppe Conte, amico personale, al termine degli Stati generali del partito in corso in questi giorni. La cosa è delicata in quanto Manfredi è forse l’espressione più forte, anche ora che è diventato presidente dell’Anci, di quello che fu il campo largo, fallito altrove ma molto presente a Napoli. Anche per questo Schlein ha puntato sull’ingegnere ex ministro di Conte, che rivendica di non avere tessere di partito.
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