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Narcotraffico tra Calabria e Puglia e gli affari della sacra corona unita. «Nonno compra bianca a 38mila dai brotti»


LAMEZIA TERME Grandi quantità di cocaina, nell’ordine di svariati chili e per decine di migliaia di euro, in viaggio dalla Calabria al Salento, in Puglia. È uno degli aspetti peculiari dell’ultima inchiesta della Distrettuale antimafia di Lecce che avrebbe fatto luce su un corposo business legato al narcotraffico della sacra corona unita, ottenendo su ordine del gip l’arresto di 35 persone. Una rete che poteva contare su quello che gli inquirenti definiscono un “portavoce” del gruppo calabrese, Rocco Gligora (cl. ’71) di Melito Porto Salvo, finito anche lui in carcere nel blitz condotto dalla Squadra Mobile e dalla Guardia di Finanza- Nucleo PEF di Lecce. 

Uno degli elementi di “connessione” in terra salentina sarebbe stato, secondo l’accusa, Raffaele Capoccia (cl. ’88) finito anche lui in carcere. Come annota il pm, infatti, «i rapporti tra Raffaele Capoccia e soggetti calabresi non erano finalizzati solo all’acquisto di telefoni cellulari criptati, ma anche e soprattutto all’approvvigionamento di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti», intercettando anche una conversazione intrattenuta con Salvatore Perrone (cl. ’66) anche lui finito in carcere, risalente al 27 aprile del 2021, nel corso della quale «preannunciava l’arrivo a Trepuzzi di un emissario calabrese che avrebbe ritirato un’ingente somma di denaro quantificabile tra gli 87.000 ed i 90.000 euro a fronte di forniture di cocaina», si legge nell’ordinanza. «(…) compare nel pomeriggio vengono loro… vedete se potete raccogliere il più possibile… tra poco vi dico a che ora arrivano… lascia non c’è bisogno più che parti (…) io 87.000 ho impattato (raccolto ndr) di più non riesco…» «gli scrivo a Rocco», dice Capoccia mentre discute col socio, riferendosi proprio al calabrese e alla necessità di reperire i soldi per saldare il debito di droga. «35 no? 125 erano… 45 ne rimangono (…) ma il problema è… il problema… la figura di portare i soldi…».


LEGGI ANCHE: La cocaina dalla Calabria alla Puglia: gli affari tra i «vecchi amici» lungo la rotta salentina


Così come riporta il gip nell’ordinanza, i due interlocutori accennano al rifiuto palesato da uno dei sodali di recarsi in Calabria per portare i soldi ai fornitori dello stupefacente. Situazione della quale, però, era necessario informare Antonio Marco Penza ovvero «il leader del gruppo criminale salentino dedito al narcotraffico», secondo quanto emerso dalle indagini delle Dda di Lecce. «(…) come? Mi stai rompendo i coglioni che non ti fanno lavorare e non ti prendi 500 euro per farti una camminata… che anche se devi andare…» «due ore e mezzo sono… no… senza parole proprio… te lo giuro guarda». Questo lo scambio intercettato tra Raffaele Capoccia e il socio Maurizio Toma. Il servizio di osservazione attivato a Trepuzzi avrebbe così di documentare l’incontro tra Raffaele Capoccia e Salvatore Perrone con un uomo, poi identificato in Filippo Scorda. È il pomeriggio del 27 aprile 2021 quando, di fatto, sarebbe avvenuta la consegna del denaro ovvero il debito dei salentini con il gruppo calabrese per l’acquisto della cocaina. Una ritirato il contante, «Filippo Scorda ripartiva da Trepuzzi per Brindisi, da dove proseguiva in direzione di Bari per essere sottoposto a controllo di Polizia», annota il pm. Ma non è tutto: come ricostruito ancora dagli inquirenti, l’8 maggio – quindi qualche giorno più tardi – Perrone e Capoccia si sarebbero recati in Calabria. Un viaggio finalizzato, ipotizzano gli inquirenti, «alla consegna di 40mila euro ovvero il debito residuo per una fornitura di cocaina dal valore totale di 125mila euro. Scorda, infatti, il 27 aprile avrebbe ritirato 85mila euro». Durante il viaggio di rientro, dalla Calabria in Puglia, Perrone dal telefono di Capoccia contatta una donna, comunicandole il suo arrivo per le ore 20.   

«Sabato scaricano i calabresi (…) domani mi dice». L’indagine coordinata dalla Dda di Lecce condotta dalla pg ha permesso di intercettare, tra le tante, una conversazione nella quale Cosimo Miggiano, «preannunciava a Maurizio Toma che il giorno successivo i calabresi avrebbero scaricato la cocaina sostanza che avrebbero occultato presso la carrozzeria di Corigliano d’Otranto». Entrambi sono finiti in carcere nel blitz di ieri. Altra conversazione emblematica quella risalente al 10 luglio 2020 quando ancora Maurizio Toma «invitava Cosimo Miggiano a mettersi in contatto con Santo Gagliardi “il “nonno” per parlare del fatto che i calabresi, chiamati “i brotti”, in occasione del viaggio per ritirare i soldi delle forniture presse, erano intenzionati a scaricare altra cocaina», annota il pm. «sentiti con il nonno» «vogliono scaricare i brotti» «già che vengono a prendere i soldi», questo lo scambio di messaggi intercettato mentre la chat del 29 luglio 2020 ancora tra Miggiano e Toma «certificava che Santo Gagliardi acquistava la cocaina dai calabresi e dagli albanesi pagandola a 38 mila euro al chilo», annota ancora il pm. «Nonno a 38 sta comprando bianca… dai brotti… oppure albanesi… Anche brotti comunque…». (g.curcio@corrierecal.it)  

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