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La Basilicata nelle Acque del Sud S.p.A.


Abbiamo scritto qualche giorno fa un articolo che conteneva una parte romanzata, dettata dall’immaginazione. A volte questa tecnica serve a stimolare l’emergere di fatti e circostanze che senza l’input della fantasia resterebbero nell’ombra. Chi fornisce ulteriori informazioni spesso lo fa per confutare in tutto o in parte la narrazione ritenuta senza fondamento o per evitare ulteriori fantasie che possano coinvolgere altri fatti e persone in situazioni meno immaginarie.

L’ACQUA IN BOCCA E L’ACQUA CHE FA GOLA A MOLTI

L’acqua è una risorsa strategica destinata in futuro a crescere di valore: sia in termini economici, sia in termini politici, anzi di geopolitica. Acque del Sud spa, nasce anche, forse soprattutto, per diventare un player europeo del settore inglobando al suo interno, nei prossimi mesi, investitori privati e aziende che operano nel settore dell’idroelettrico e aziende interessate alla privatizzazione di alcuni cicli della gestione della risorsa.

La Società attualmente partecipata al 100% dal Ministero delle Economie e delle Finanze è subentrata nelle funzioni di Eipli. La società assolve principalmente i compiti della gestione, esercizio e manutenzione di grandi opere idrauliche ed agisce quale fornitore all’ingrosso di acqua non trattata, per usi potabili agli acquedotti Pugliese, Lucano e al Consorzio Jonio Cosentino in Calabria; per usi irrigui a nove consorzi di bonifica nelle regioni Basilicata, Campania e Puglia, e per usi industriali all’ex Ilva di Taranto e ad altri utenti minori. La Società, nelle intenzioni del Governo, è destinata a diventare un colosso europeo nella costruzione e gestione di grandi opere idrauliche.

In questa prospettiva Acquedotto Lucano (Aql) occupa un ruolo marginale, al contrario di Acquedotto Pugliese che ha già i connotati del colosso e ha assunto nel tempo un approccio imprenditoriale della gestione. Basta qualche cifra per dare la misura di cosa sia oggi l’Acquedotto Pugliese. La rete idrica ha una estensione di 20.000 chilometri (30 volte la lunghezza del Po) e serve più di quattro milioni di persone. Ancora qualche numero: 5 impianti di potabilizzazione, 328 serbatoi con capacità di stoccaggio di tre milioni di metri cubi. 185 depuratori in Puglia, un parco impiantistico tra i più grandi ed evoluti d’Italia in termini di tecnologie impiegate, 4 laboratori accreditati Accredia.  Non a caso Acque del Sud ha sede a Bari nella regione di Raffaele Fitto.

Acquedotto Lucano, invece è apparso nel tempo come un ente utile a piccole e grandi clientele locali. Eppure, la complessità di gestione dell’Ente lucano non ha eguali. “Il territorio della Basilicata ha caratteristiche tali che, da sole, spiegano quanto possa essere complessa la gestione del servizio idrico integrato. Parliamo, infatti, di un territorio vasto circa 10 mila chilometri quadrati, quasi la metà del quale è di natura montuosa, mentre soltanto l’8 per cento del territorio lucano ha una morfologia pianeggiante. I centri abitati sono tutti molto piccoli, quindi con un numero ridotto di utenze. Per la gestione del servizio idrico integrato questo territorio necessita di una rete molto estesa e di un sistema particolarmente complesso e oneroso: l’area gestita comprende 130 comuni e appena 295 mila utenti; una dotazione infrastrutturale costituita da circa 15.000 chilometri di reti idriche e fognarie, da 479 sorgenti, 41 pozzi, 2 potabilizzatori, da 840 serbatoi, 227 impianti di sollevamento idrico, 128 impianti di sollevamento fognario e da 179 impianti di depurazione. Ne deriva che l’incidenza dei costi energetici e di manutenzione è particolarmente elevata soprattutto se raffrontata al ridotto numero di utenze servite”. (Alfonso Andretta in un’intervista del 19 dicembre 2023). Non a caso Acque del Sud ha sede a Bari.

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IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI ACQUE DEL SUD

Nel Cda di Acque del Sud spa, siedono tre pugliesi su sette componenti. Il cda è composto da persone di area governativa centrodestra. Luigi Giuseppe Decollanz, avvocato, già commissario liquidatore dell’Eipli, targato Fratelli d’Italia, già coordinatore del partito a Bari. Professionista con caratura internazionale. Desk operativi a New York Citi, a Chicago a Charlotte. Già Secretary of the Board della Aleandri Group Inc., corporation Usa con sede legale a Charlotte (North Carolina). La Aleandri Group, una delle più importanti realtà del Sud nelle opere pubbliche, con sede legale a Bari, non è estranea alla Basilicata: ha lavorato perTotal E&P Italia aTempa Rossa; per Anas con la realizzazione della S.S. 655 “Bradanica”.Decollanz è da luglio 2021 Secretary of the Board della CMC USA INC., Corporation con sede legale in Charlotte (North Carolina), una multinazionale con interessi in diversi settori, dall’acciaio all’energia. Tra gli azionisti della CMC i soliti BlackRock Advisors LLC, Vanguard Fiduciary Trust Co. Decollanz è consulente di diverse società ed Enti pubblici in materia di internazionalizzazione delle imprese, in particolare verso gli Usa. È stato componente del consiglio di amministrazione della I.G.H. – Investment Group Holding – S.r.l. di Bari (Referente per i rapporti istituzionali comunitari e nazionali). Per 7 anni, dal 2023 al 2010 è stato procuratore fiduciario e consulente legale del Gruppo Multinazionale Francese VEOLIA (ex Vivendi Envir. France) presente in Italia con la VEOLIA Servizi Ambientali S.p.A. per l’Italia, operante nel settore ambientale industriale. Referente per i rapporti Istituzionali nazionali.  Veolia è una multinazionale francese attiva come fornitore di servizi nei settori ambientale (gestione dei rifiuti e delle risorse idriche) ed energetico. Insomma in questa fase nascente di Acque del Sud è lui l’uomo chiave del Governo: Luigi Giuseppe Decollanz.

In Italia l’acqua ha a che fare con tre ministeri: Agricoltura, Infrastrutture, Finanze. Perciò due consiglieri sono nominati dal ministero dell’Agricoltura, uno dal ministero delle Infrastrutture, uno dal ministero per gli Affari europei, tre dal ministero delle Finanze, tra cui Decollanz. L’Agricoltura ha nominato la lucana di Potenza, Carmen Salvia e Marco Renzi; Le Infrastrutture hanno nominato Crescenzio Rivellini; gli Affari europei Antonio Palmisano: le Finanze Anna Rita Tateo e Claudia Stella Dastica. Il compenso è di 15mila euro lordi annui a parte i rimborsi dovuti, mentre per il presidente Decollanz è di 25mila euro lordi.

Il profilo politico e professionale dei consiglieri

Carmen Salvia è una nota commercialista con studio in Potenza, studio che in passato avrebbe condiviso con Luigi Vergari, potentino anche lui, amministratore unico di Apibas ed ex presidente dell’Ordine dei Commercialisti. Già direttrice Ater di Matera. Insomma, area centrodestra. Carmen Salvia, è presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Potenza, è amministratrice unica della Consulentia srl. Insomma,  è stata nominata dal ministro Lollobrigida anche se il curriculum non pare abbia molto a che fare con quell’incarico.

Marco Renzi, Albano Laziale. È capo della segreteria del ministro dell’Agricoltura, già presidente dell’Organismo di vigilanza di Acqua Pubblica Sabina Spa, già vice sindaco di Ascrea, vice segretario di Anci Lazio. Renzi è politico e avvocato. Anche lui, come Decollanz, ha fatto il servizio militare nell’Arma dei carabinieri. Esperto di appalti e opere pubbliche. Esponente di Fratelli d’Italia.

Crescenzio Rivellini, Napoli. è stato europarlamentare nelle file del Partito popolare europeo dal 2009 al 2014, eletto con il Popolo della libertà (poi diventato Forza Italia) e infine approdato a Fratelli d’Italia. Rivellini si è visto respingere il suo ricorso alla giurisdizione europea. La sentenza (della quinta sezione del Tribunale del Lussemburgo pronunciata il 23 ottobre scorso) ha confermato che dovrà restituire 252.321,88 euro al Parlamento Europeo. Quei fondi, destinati a sostenere la sua attività parlamentare, sarebbero finiti nelle casse di “una società unipersonale a responsabilità limitata” della quale “unica socia” risultava Bianca D’Angelo, per un certo periodo sua assistente e compagna. Rivellini non è un politico qualsiasi ma è esponente di spicco del centrodestra e di Fratelli d’Italia. La sua nomina in Acque del Sud è stata voluta dal ministro Lollobrigida.

Antonio Palmisano, pugliese di Martina Franca. A partire dal 2006 consulente del Ministero dell’economia e delle finanze, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Nel 2008 esperto del Nucleo di Attuazione e Regolazione dei Servizi di Pubblica Utilità – costituito presso la Segreteria del CIPE – Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nel 2010 è stato nominato componente del Nucleo di Valutazione degli Investimenti Pubblici del Ministero dello Sviluppo Economico. Dal 2012 al 2022 Program Manager di Invitalia nell’Area investimenti pubblici e competitività dei territori. Dal 2023 Direttore Generale della Struttura di Missione Pnrr della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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Claudia Stella Dastica, di Sesto San Giovanni. Ha anche lei un curriculum che non pare abbia molto a che fare con l’incarico in Acque del Sud. Diploma tecnico-commerciale. È stata dal 2018 al 2022 assistente del parlamentare leghista Felice Mariani.

Anna Rita Tateo, pugliese di Bari. Avvocata.  Dal 2018 al 2022 parlamentare della Lega. Dirigente meridionale di Noi per Salvini dal 2015 al 2018.

Acque del Sud Spa è solo all’inizio. Vedremo come si evolverà nei prossimi mesi/anni. Intanto si sarebbe aggiudicata una tranche del Pnrr di 35 milioni di euro per realizzare un progetto di ristrutturazione della diga del Camastra. Un buon inizio. Nel frattempo la Società sta reclutando operai e personale tecnico. Attualmente gestisce tre grandi schemi idrici: Ionico-Sinni, Basento-Bradano e Ofanto, a cui si aggiunge un quarto schema, molto più limitato degli altri tre, costituito dalle sorgenti del Tara.

LA BASILICATA AI MARGINI: PERCHÈ?

Intanto, al momento della discussione della legge istitutiva di Acque del Sud la Regione Basilicata non ha avuto alcuna interlocuzione con il Governo. Soltanto dopo l’approvazione della legge, cioè quando il testo era finito in Consiglio dei ministri, c’è stato un incontro con il ministro Lollobrigida. Troppo tardi.  Perché non si è intervenuti prima per chiedere modifiche al testo e maggiore peso alla Basilicata? Oggi la Basilicata non conta nulla in Acque del Sud. Acquedotto Lucano non ha uno straccio di know-how industriale e manageriale al suo interno, un ente tenuto sempre sotto il livello della sufficienza imprenditoriale. Non si spiegherebbero gli “errori” gravi del passato.

Tant’è che Aql ha già firmato un accordo di collaborazione con Hera S.p.A. Il Gruppo ha interessi nel ciclo idrico: captazione, trasporto, gestione del sistema fognario e depurazione. Il 45,8% delle azioni di Hera sono divise tra oltre 100 Comuni di cui il maggiore azionista ha una partecipazione inferiore al 10%: il restante 54,2% rappresenta il flottante, detenuto da privati suddivisi tra investitori istituzionali, retail, fondazioni bancarie e aziende. La compagine è composta da investitori di diversa nazionalità.

Aql avrebbe fatto un accordo di partnership industriale con A2A S.p.A il cui obiettivo principale in Basilicata è l’idroelettrico. A2A è un colosso da 1,6miliardi di capitale sociale con estesi interessi nell’energia, nell’ambiente e nelle infrastrutture del ciclo idrico. Nel suo Piano strategico 2024-2030 ha previsto investimenti per 16 miliardi di euro nella transizione energetica.

Sarà Acque del Sud a dettare la linea alla Basilicata e ad Aql su tutti i fronti aperti nel ciclo idrico. E se questo significa efficienza nella gestione e sicurezza della qualità dell’acqua erogata ai cittadini, abbattimento dei costi, ben venga. Ma i dubbi sono molti. Il rischio che Acque del Sud, considerata la spartizione delle nomine in Cda, si trasformi essa stessa in un carrozzone semplicemente più grande e che faccia da sponda a una privatizzazione selvaggia dei servizi nel ciclo idrico, è verosimile. Al momento lo slogan della Società, “Più Acqua | Più Sviluppo | Più Democrazia” rimane una speranza. A beneficiare del nuovo sistema di alleanze creato intorno all’acqua lucana, saranno anche le multinazionali Eni e Total e qualche azienda locale tipo Tecnoparco. Rimane il fatto che ad oggi nessuno ha dato spiegazioni plausibili circa lo svuotamento anomalo dell’invaso della Camastra. “Senza quello svuotamento ci sarebbe stata e ci sarebbe acqua a sufficienza”, dicono alcuni esperti. Lo svuotamento si è reso necessario: per quale ragione superiore? Tanto superiore da tenere 140mila persone col rubinetto a secco?



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