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«Sul nuovo ospedale un ricorso a tutela dei cittadini» – Cronaca


TRENTO. «Se la Provincia interviene sull’equo compenso, togliendo il ribasso del 50% siamo disposti a ritirare subito il ricorso». Silvia Di Rosa, la presidente dell’Ordine degli ingegneri trentini tende la mano alla Provincia sulla questione della gara tra progettisti per il nuovo ospedale su cui la giunta Fugatti aveva ipotizzato un ribasso considerato fuori norma dalla Rete delle professioni tecniche composta da diversi Ordini. Gli ingegneri rappresentano la parte più numerosa con 3 mila iscritti sui 6 mila complessivi della Rete.

Di Rosa, partiamo dall’inizio: perché un esposto al Tar? Fugatti vi accusa di non fare il bene del Trentino…

«Abbiamo ritenuto di dover intervenire perché nel caso dei servizi di ingegneria, l’interesse dell’intera comunità deve essere quello di avere prestazioni eseguite al massimo livello qualitativo e la parte economica equamente dimensionata è indispensabile per raggiungere questo obiettivo. Prevedere sconti del 50% è inaccettabile essendoci ora un correttivo, già approvato dal consiglio dei ministri, che prevede per questo tipo di bandi sconti massimi del 35%. Ricordo al presidente Fugatti, che dice che è compito della Provincia tutelare l’interesse pubblico, che anche noi Ordini siamo enti pubblici, nati per tutelare i cittadini garantendo professionalità, inoltre abbiamo un codice deontologico per cui dobbiamo rispettare le leggi dello Stato, quindi anche quella dell’equo compenso. Non è che vogliamo bloccare l’opera più importante prevista in Trentino, ma vogliamo garantire prestazioni di eccellenza, progettazione di qualità che consenta di rispettare i tempi, di evitare aumenti dei costi finali dell’opera, realizzando un ospedale che consenta di adottare soluzioni innovative che uno sconto del 50% non consentirebbe».

Il nodo è l’equo compenso…

«In Italia le spese tecniche per i professionisti percentualmente sono il 10 per cento del costo delle opere, in Germania il 18 per cento, in Inghilterra il 30 per cento. Da questo si capisce perché in Italia è stata introdotta la legge dell’equo compenso».

Vi ha attaccato anche Marco Ioppi…

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«Sono fortemente stupita dall’intervento del presidente dell’Ordine dei medici. La contrapposizione è inopportuna. Ci sono studi che dimostrano come il costo delle opere subisca forti incrementi finali a seguito di affidamenti al massimo ribasso. È necessario capire che per progetti di qualità la parte economica deve essere qualificata. Quest’opera costa 450 milioni di euro, il valore dell’appalto del Pfte (progetto di fattibilità tecnico-economica) è di 23 milioni e eventuali altri 13 per la direzione dei lavori. Se il governo dice che lo sconto massimo ammissibile è del 35 per cento, facendo due conti lo scarto è di 5 milioni di euro, l’1 per cento del costo dell’opera. Non siamo noi che blocchiamo la gara, la Provincia in autotutela dovrebbero applicare il 35 per cento».

Fugatti vi accusa di non pensare al bene della collettività.

«Noi le interlocuzioni le abbiamo sempre cercate, siamo collaborativi. Ricordo che la Provincia di Bolzano ha mandato una circolare chiedendo a tutti l’applicazione dell’equo compenso a seguito di due sentenze del Tar. Tempo fa ho incontrato Fugatti con il commissario Tita. Avevamo deciso di attivare un sottotavolo per delineare le linee dell’equo compenso, Fugatti si dimostrò collaborativo. Il sottotavolo è stato attivato ma questo bando esce con l’indicazione di sconto massimo al 50%… Abbiamo fatto un accesso agli atti il 17 ottobre e ci hanno risposto un mese dopo, irritati. Ma tra enti istituzionali non si fa così».

I ribassi nascondono sempre qualche insidia?

«Certo. Noi eticamente dobbiamo svolgere una prestazione di qualità, ma si sa che quando applico sconti così importanti non posso pensare che vengano scelte le soluzioni tecniche più innovative: il professionista deve ottimizzare per stare nella parcella, così ne risente la qualità dell’opera. Non è un vero risparmio a lungo termine. Dovremmo essere spinti dallo stesso obiettivo, in una collaborazione tra enti, nel rispetto dei ruoli. Noi non vogliamo scontrarci con la Provincia. Stiamo esercitando legittimamente le nostre funzioni».

E se la Provincia interviene sul ribasso?

«Ritiriamo subito il ricorso».

Perché su altri progetti non avete fatto ricorso?

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«I ricorsi sono costosi e per farli dobbiamo passare dal voto dei nostri consigli degli ordini. Lo abbiamo fatto sull’ospedale perché è l’opera più importante».E ora che succede?Aspettiamo il 12 la sentenza del Tar. Ci tengo a sottolineare che abbiamo la stessa missione che ha il presidente Fugatti per dare ai trentini un’opera di qualità. Dobbiamo essere mossi entrambi dagli stessi obiettivi».

Ma c’è stato anche dalla vostra parte chi è stato critico, come l’architetto Giovanazzi…

«Parla per se stesso. Questo ricorso farà subire un rallentamento ma di poco tempo, a fronte di 15 anni di attesa non sarà il mese in più che mette in difficoltà l’opera, c’è chi deve prendersi responsabilità di anni. Fugatti ci ha concesso un incontro dopo un anno. Ma la sensazione è che ci si sieda ai tavoli istituzionali come pro forma, non pronti ad un reale confronto».





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