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Banca d’Italia – L’economia del Piemonte


Viene pubblicato oggi l’aggiornamento congiunturale del Piemonte.

Nella prima metà del 2024 la crescita dell’economia piemontese è stata molto contenuta, risentendo soprattutto dell’andamento negativo dell’attività manifatturiera. In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, il prodotto interno lordo in Piemonte è aumentato dello 0,4 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in linea con la media nazionale e con quella del Nord. Nel terzo trimestre l’indicatore Regio-coin della Banca d’Italia, che fornisce una stima dell’evoluzione delle componenti di fondo dell’economia regionale, ha fatto registrare un peggioramento, riflettendo la debolezza del quadro congiunturale.

Nei primi sei mesi dell’anno la produzione industriale si è contratta in misura significativa e più accentuata della media nazionale. La dinamica è riconducibile soprattutto al comparto automotive, che ha risentito anche del forte calo della domanda estera, in particolare di quella tedesca. Il ciclo manifatturiero è rimasto debole pure nel terzo trimestre. Il deterioramento della congiuntura, insieme con l’elevata incertezza geopolitica e gli alti tassi di interesse, ha frenato gli investimenti; gli incentivi per l’efficienza energetica e per la trasformazione digitale previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) hanno comunque ancora fornito un sostegno alla spesa in beni capitali. Nel terziario l’attività ha continuato a crescere, più intensamente nei servizi a maggiore contenuto tecnologico e in quelli turistici; dall’estate sono tuttavia emersi segnali di lieve rallentamento, più marcati nel commercio. Nelle costruzioni alla riduzione dei lavori di riqualificazione connessi con il Superbonus si è contrapposto l’incremento dell’attività nei cantieri delle opere finanziate dal PNRR, il cui stato di avanzamento è superiore alla media del Paese. Per il complesso del sistema produttivo il saldo tra ingressi e uscite delle imprese dal mercato è divenuto marginalmente negativo.

La situazione economica e finanziaria delle aziende si è confermata solida. La liquidità è aumentata e le valutazioni delle imprese sulla capacità di generare utili sono solo marginalmente peggiorate. I prestiti al sistema produttivo hanno continuato a calare, seppure con intensità diversa tra settori e classi dimensionali. La dinamica ha riflesso soprattutto la perdurante debolezza della domanda, in presenza di un costo del credito ancora alto e di criteri di offerta degli intermediari che rimangono prudenti. La capacità di rimborso dei finanziamenti è rimasta comunque elevata.

Il numero di occupati è cresciuto nel primo semestre ed è proseguita, anche se meno intensamente rispetto al 2023, la creazione di nuove posizioni lavorative. Segnali di indebolimento emergono tuttavia dalle indicazioni qualitative delle imprese sulle ore lavorate nell’industria e soprattutto dal forte incremento del ricorso agli strumenti di integrazione salariale in alcuni comparti manifatturieri.

Il reddito disponibile delle famiglie ha ripreso a salire in termini reali, dopo il lieve calo dello scorso anno, grazie anche al ritorno dell’inflazione su livelli molto contenuti. I consumi hanno invece ristagnato, risentendo anche della netta decelerazione degli acquisti di autovetture. L’andamento dei nuovi mutui alle famiglie è stato ancora negativo nella media del semestre, ma a partire dalla primavera ha mostrato lievi segnali di ripresa, in connessione con la graduale flessione dei tassi di interesse e il recupero delle compravendite di abitazioni. Il credito al consumo ha solo lievemente rallentato e i tassi applicati sono rimasti sostanzialmente stabili. In un contesto di criteri di offerta prudenti, non sono emerse tensioni sulla qualità dei prestiti erogati alle famiglie.

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Nell’industria le attese per i prossimi mesi rimangono improntate al pessimismo, soprattutto per la scarsa dinamicità della domanda estera e, nell’automotive, per le difficoltà connesse con la transizione energetica; vi si assocerebbe una perdurante debolezza dell’accumulazione di capitale. Il clima di fiducia permane invece moderatamente favorevole nei servizi, seppure con un’ampia eterogeneità tra comparti. Nelle costruzioni le attese degli operatori non prefigurano variazioni significative nei livelli di attività.



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