Ketty Carraffa, Responsabile nazionale Pari Opportunità e della regione Lombardia dell’Italia dei Diritti, da sempre impegnata nella difesa dei diritti delle donne e del lavoro, ancora una volta, come organizzatrice eventi sociali e culturali e come opinionista Tv, porta il suo contributo di discussione, rispetto al tema della violenza sulle donne e soprattutto, sull’importanza di riflettere e attivarsi ogni giorno dell’anno e non solo il 25 novembre, nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, (istituita dall’Onu nel 1999 ), collegando #25novembresempre, coniato nel 2020, legato alle sue numerose iniziative, che ora è condiviso sui social e fortunatamente, in maniera corposa.
“Il 25 novembre si avvicina ma, come ormai da tempo in molti cerchiamo di porre in essere, dare importanza al tema e alla riflessione sulla società, deve proseguire sempre e ogni giorno dell’anno. Da questo impegno, è partita l’operazione #25novembre sempre, dapprima in sordina, che ora è condiviso sui social, dalle donne e dagli uomini che credono nell’unione di intenti. Ad esempio, nell’ultima trasmissione tv su Antennatre, Forte e Chiaro, nella quale ho partecipato in qualità di responsabile Pari Opportunità per Italia dei Diritti, invitata dalla conduttrice Livia Ronca, ancora una volta abbiamo parlato dei femminicidi e delle violenze sulle donne, alle quali non dobbiamo abituarci mai e che possiamo invece, ognuno nel nostro ambito, combattere ogni giorno dell’anno, nello Speciale #25novembre, che realizzo ormai da anni e in programma su You Tube, lunedì, ho intervistato l’Avvocato Gianni Dell’Aiuto, sul disagio giovanile, sui pericoli dei social, e la privacy e il 22 novembre, in una serata conviviale e di aggregazione, abbiamo raccontato la speranza della positività, attraverso il linguaggio universale dell’Arte, della Musica e dei racconti delle donne, con le storie tratte dal mio ultimo libro “Il Made in Italy delle donne – La canzone di Marinella”…
Il miglioramento della società è una responsabilità di tutti. Tanti sono gli eventi che ci saranno in merito a questa ricorrenza, in tutta Italia e nel mondo, ma credo che il futuro di una società migliore si basi sull’essere umano e sulla condivisione della positività, in ogni luogo dove sia possibile, dove portare il messaggio alle donne e di giusta comunicazione, parta da ognuno di noi. L’educazione al rispetto delle donne parte in famiglia, dalle mamme e dal supporto dei papà e dei nonni e soprattutto, dalle donne consapevoli di avere un grande problema culturale da superare Ogni volta che realizzo un evento sul tema o un intervento in Tv, sulla violenza sulle donne o sui femminicidi, c’è sempre qualcuno che richiama al fatto che “Anche gli uomini subiscono stalking o soprusi”. E chi dice il contrario? È verissimo. Il problema però sta nei dati, sta nel numero sconvolgente delle vittime, e anche nelle parole di quelle donne che difendono questa posizione non rendendosi conto che gli uomini non hanno bisogno di essere “difesi” sulla teoria, da parte delle donne, e che continuando ad alimentare questa “guerra” tra i generi, non cambierà mai nulla …
Mi rendo sempre più conto che la battaglia è durissima e che le donne continuano a non essere consapevoli di sè … E’ per questo che ogni giorno, deve essere il 25 novembre”.
“ E’ importante come dice la nostra responsabile Pari Opportunità Ketty Carraffa, fare in modo che sia sempre 25 Novembre”. Lo dice il responsabile nazionale alla Politica Interna IdD Carlo Spinelli che prosegue” Limitarsi a ricordare che ci sono donne che subiscono violenza in una unica giornata è riduttivo. Ci sono episodi, soprattutto tra le mura domestiche dove le violenze sono più diffuse di quanto sembri perché spesso non denunciate, che vengono perpetrate rivendicando consciamente o inconsciamente il patriarcato, e la carenza di denunce per questo tipo di violenza è dovuta probabilmente all’incapacità da parte delle istituzioni di proteggere la donna che si ribella ai soprusi. Occorre trovare delle soluzioni che assicurino maggiore sicurezza alle donne che denunciano perché, come abbiamo purtroppo visto – conclude Spinelli – le sole restrizioni e l’uso del braccialetto elettronico quasi mai risultano sufficienti a garantire l’incolumità della donna stalkerizzata”.
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