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Il letame nel cervello di ambientalisti ed estremisti rossi


Gli episodi di violenza ed intimidazione nei confronti delle Forze dell’Ordine e di avversari politici, contenuti all’interno di manifestazioni di piazza il più delle volte non autorizzate, sono sempre più frequenti e quasi non si contano più. Non si tratta, chiariamoci, dell’Italia reale, magari giovanile, che si rivolta esasperata contro le politiche dell’attuale Governo, ma si è in presenza di gruppi e gruppuscoli organizzati di estrema sinistra che si trovano dietro ad ogni raduno più o meno improvvisato e legittimato dalle Autorità preposte, sia che si agiti la difesa dell’ambiente e si sventoli la bandiera della Palestina o che si faccia finta di dare voce ad un presunto malcontento degli studenti italiani. Gli antagonisti, antifa e compagnia brutta, (le denominazioni per queste entità possono essere molteplici), non sono poi molti a livello numerico, ma sono sufficienti poche persone, manipoli ridotti di facinorosi, per fare degenerare un corteo attraverso scontri fisici con la Polizia di Stato e i Carabinieri, e con danneggiamenti  al patrimonio pubblico e privato, che non mancano mai purtroppo.

Infatti, solo di recente e nel giro di pochi giorni, dopo gli incidenti di Bologna, Pisa e Torino, abbiamo assistito a più fatti, tutti censurabili ed abbastanza inquietanti. Presso l’Università La Sapienza di Roma i Collettivi studenteschi di sinistra hanno cercato il contatto fisico, non amorevole di certo, con i ragazzi di Azione Universitaria, notoriamente collaterali a Fratelli d’Italia, tentando di raggiungere il loro presidio presso la Facoltà di Economia e costringendo Digos e Polizia ad intervenire. Si è consumato un riprovevole tentativo intimidatorio indirizzato agli studenti di destra. Davanti al Viminale sedicenti ambientalisti hanno scaricato quintali di letame per protestare contro il Governo Meloni, insensibile, parole loro, a questo “clima di merda”. Adesso, i militanti dell’ecologismo rosso-verde si sono dati una nuova denominazione, non più Ultima Generazione, ma Extinction Rebellion, e al posto della vernice gettata sui monumenti storici d’Italia, usano il letame.

Per carità, meglio lo sterco animale che l’inquinante vernice, a proposito di lotta per l’ambiente, e gli escrementi di bovini e suini non hanno mai ucciso nessuno, ma si è trattato comunque di un atto vandalico e di fatto violento e sarebbe opportuno non giustificare o minimizzare nemmeno questi comportamenti perché se essi diventassero la norma per chiunque ha qualche ragione di malcontento verso i governanti e il mondo, vivremmo in una cloaca anarchica. In ogni caso, la vernice usata a fini politico-vandalici non è andata completamente fuori moda e si sono verificati nuovi imbrattamenti presso il ministero dell’Istruzione. Una fotografia del ministro Giuseppe Valditara è stata data alle fiamme e non dimentichiamo le minacce comparse in pubblica piazza non tanto tempo fa con un’immagine della premier Giorgia Meloni insudiciata di finto sangue. Siamo oltre alle ragazzate e alle provocazioni magari aspre, ma in fondo innocue di giovanotti un po’ troppo ideologizzati. Pare che qualcuno punti a fomentare una sorta di tensione generale ben più grave, con la ricerca sistematica di guerriglie di piazza sempre più frequenti.

L’Italia ha già dato e non poco da questo punto di vista, dal Sessantotto e da manifestazioni pubbliche via via più pericolose al terrorismo degli anni Settanta-Ottanta. Il presidente del Senato Ignazio La Russa, il quale ha vissuto in prima persona i drammi e i lutti degli Anni di Piombo, e la caccia praticata da estremisti di sinistra ai danni dei giovani missini, all’insegna dell’orribile “Uccidere un fascista non è reato!”, avverte il pericolo dell’affacciarsi di una brutta china, non dissimile da quella che portò alla morte di Sergio Ramelli nel 1975 a Milano. Ramelli era un diciannovenne milanese colpevole solo di militare nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, e fu massacrato con delle chiavi inglesi da elementi di Avanguardia Operaia. Speriamo davvero di non dover ricadere nel piombo e nel sangue di cinquant’anni fa. 



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