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Dicembre inizierà senza neve sull’Appennino toscano. Abetone, Val di Luce, Doganaccia, Gomito. Tutti a secco di “dama bianca”. Anche quest’anno. Come lo scorso anno. Non è un caso. E non si tratta neppure di una stagione particolarmente sfortunata.

L’esperto

«Dicembre non ha più le sembianze di un mese invernale, lo dicono le rilevazioni delle temperature degli ultimi anni. Dobbiamo iniziare a considerarlo un periodo tardo autunnale». A parlare è Bernardo Gozzini, direttore del Consorzio Lamma, l’ente che ogni giorno monitora le condizioni climatiche sulla Toscana per conto della Regione. Addio Immacolata con la neve. L’8 dicembre sulle montagne toscane il colore dominante sarà il marrone. Altro che manto bianco e paesaggi fiabeschi. «L’unica occasione di potenziale neve – dice ancora Gozzini – si intravede tra sabato 30 novembre e domenica 1° dicembre, ma stiamo parlando di uno scenario ancora poco definito. E anche se si realizzasse si tratterebbe di un episodio modesto, seguito comunque da un probabile rialzo delle temperature. Così – sentenzia il numero uno del Lamma – per gli operatori è anche difficile sparare la neve artificiale, perché il fondo rischia di non reggere a causa delle alte temperature». Ma quando partirà l’inverno in Toscana? E soprattutto, partirà primo o poi?

Freddo, dove sei?

L’unica neve vista dalle vette toscane finora è stata quella di giovedì scorso. Una spruzzata che ha raggiunto anche i 1.300-1.400 metri di quota nel pomeriggio, prima di trasformarsi in pioggia a causa dell’ingresso di correnti meridionali che hanno portato a un sensibile rialzo termico anche in quota. Nella serata di giovedì – per intenderci – in Toscana pioveva copiosamente a 1.500 metri.

«La neve “mordi e fuggi” di giovedì scorso non deve ingannarci. Dalla prossima settimana – spiega Gozzini – torneranno valori termicamente superiori alla media calcolata sugli ultimi 30 anni. Non si vedono all’orizzonte possibilità concrete di irruzioni fredde almeno fino al termine della prima settimana di dicembre. E pure per il periodo di Natale non si prospetta chissà quale cambiamento nel segno del gelo e della neve». E se scomodare il tema del cambiamento climatico a livello globale può apparire un esercizio azzardato, c’è un dato di fatto – che stai nei numeri – che racconta una trasformazione tutta locale delle stagioni.

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Le ultime rilevazioni

Gli studi climatici per essere considerati affidabili devono avere come “campione temporale” una finestra di almeno 30-50 anni. Ma nell’epoca in cui il clima sembra viaggiare spedito verso un’altra era, dare uno sguardo agli ultimi 4-5 anni può fornire un’interessante indicazione. «Abbiamo notato che l’inverno in Toscana sta cambiando sensibilmente i propri connotati. Per esempio, parlando delle nostre montagne – dice Gozzini –, le nevicate a dicembre sono ormai una rarità, soprattutto se si guarda al periodo prima di Natale. Gennaio e febbraio, invece, hanno una frequenza nevosa più o meno in linea con gli anni precedenti. C’è un lieve calo, ma niente di clamoroso. In aumento, invece – continua il direttore del Lamma – le nevicate nel periodo di marzo. Fenomeni che non incidono sul settore sciistico e ricettivo, dato che la neve di marzo non è resistente, considerato che le temperature in quel mese si alzano repentinamente».

I dati choc

Il direttore del Lamma, poi, utilizza un dato per spiegare chiaramente cosa sta succedendo sulle montagne della regione. E, soprattutto, per illustrare il verso di una strada che sembra (matematicamente) tracciata. «Negli ultimi 50 anni in Toscana le temperature sono aumentate di 0,5-0,8 gradi in tutti i capoluoghi. Stiamo parlando di zone pianeggianti, città di medie e grandi dimensioni. All’Abetone, invece, negli ultimi 50 anni la temperature è salita di 1,3 gradi. Praticamente mezzo grado in più rispetto alla media in pianura. E sarà così anche nei prossimi anni, non si torna indietro». La conclusione di Gozzini è amara, ma basata su dati che non lasciano spazio a interpretazioni. «Con tutto il rispetto e la comprensione verso chi lavora con le piste da sci e il movimento turistico a esse collegato, credo che sulle montagne toscane sia opportuno iniziare a pensare a un turismo del futuro meno incentrato sulla neve. I numeri ci dicono che i grandi inverni da noi, anche sulle vette, saranno merce sempre più rara».



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