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I napoletani sono i più insoddisfatti d’Italia: il dato


Essere soddisfatti al giorno d’oggi è sicuramente complesso, ma talvolta si riesce comunque ad essere contenti del proprio stile di vita. Sembra non essere così per i napoletani che sono i più insoddisfatti d’Italia. Lo afferma il Corriere del Mezzogiorno in edicola.

Sicuramente molto meno rispetto ai residenti delle altre grandi città del Paese: da Milano a Roma, a Reggio Calabria; ma il confronto non regge anche se si guarda al «resto» dell’area metropolitana.

E se avesse ragione Greta Cool in Parthenope…?

Il quadro nel capoluogo partenopeo,ma infatti, soltanto il 33,8% del campione preso in considerazione dall’istituto di statistica nell’ambito della «misurazione» del Benessere Equo e Sostenibile (Bes), sostiene di essere «pienamente» contento della propria vita. Per la cronaca, i valori più elevati tra i comuni capoluogo delle città metropolitane si rilevano a Reggio di Calabria e Venezia, rispettivamente con il 54,7% e il 52,8 di persone molto soddisfatte. Negli altri comuni capoluogo la percentuale di molto soddisfatti non scende mai sotto il 45%, con l’unica eccezione di Napoli, appunto, dove l’indicatore è circa 20 punti sotto rispetto a quello di Reggio di Calabria. «Anche le corrispondenti città metropolitane — spiega ancora l’Istat — si confermano sul livello maggiore e minore, ma con un range più ridotto. In questo caso, infatti, la differenza tra l’area che si affaccia sullo Stretto (con il 56,5% di persone molto soddisfatte) e quella ai piedi del Vesuvio (con il 41,5) è pari a circa 15 punti percentuali».

Soddisfazione degli italiani

L’analisi degli indicatori Bes dei territori permette di confrontare le 14 città metropolitane — dove vive il 36,2% della popolazione -evidenziando i divari rispetto all’Italia, i punti di forza e di debolezza, le evoluzioni recenti. Per la prima volta nel report, inoltre, vengono diffusi indicatori di benessere relativi alle reti d’aiuto, alla percezione di degrado e di sicurezza nella zona in cui si vive e alla soddisfazione per la vita, elaborati a partire dal Censimento della popolazione.

Nel 2022 la quota di popolazione di 14 anni e più che dichiara di avere parenti a cui rivolgersi in caso di bisogno è superiore all’80% in tutti i comuni capoluogo delle città metropolitane, confermando la centralità delle reti di parentela che caratterizza il nostro Paese. I valori più alti si registrano a Reggio di Calabria (88,8%) e Cagliari (87,3); quelli relativamente più bassi, invece, a Napoli e Milano(84,2%), Bologna (83,8), Torino (82,9), Messina (82,8) e Firenze (82,1 per cento). Se si considera tutto il territorio della città metropolitana, invece, tendenzialmente la quota di quanti possono contare sul sostegno da parte di parenti è maggiore rispetto a quella riferita al solo comune capoluogo. Le differenze più elevate si osservano a Firenze (4,3 punti percentuali), Messina (4 punti percentuali) e Reggio di Calabria (3,1 punti percentuali). A Napoli il… gap è di di 2,3 punti. Viceversa, a Roma i valori del capoluogo e della città metropolitana si equivalgono.

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La percentuale di persone che hanno una rete di amicizie su cui contare, nei capoluoghi metropolitani oscilla tra il 65,2% di Bari e l’80,4 di Reggio di Calabria, con differenze territoriali più ampie rispetto ai dati relativi alla rete dei parenti. A Napoli il dato è pari al 73,9% (74,1 nei comuni dell’area metropolitana).

La sicurezza

Sempre nel 2022, come detto,uno dei nuovi indicatori di benessere disponibili per le città metropolitane e i relativi capoluoghi riguarda la percentuale di famiglie che dichiarano la zona in cui vivono molto o abbastanza a rischio di criminalità. «Tra i primi cinque comuni percepiti da chi vi risiede come maggiormente a rischio di criminalità troviamo tre città del Mezzogiorno – Napoli, l’unica in cui l’indicatore supera il 50%,(57,7), Bari con il 42,4 e Catania con il 41,6 – una città del Centro (Roma con il 38,6%) e una città del Nord (Milano con il 38)». Le percentuali più basse sono state rilevate a Messina, con il 18,5% e a Cagliari con il 20,2; in due comuni del Nord (Genova con il 22,2 e V enezia con il 26,6) e a Reggio Calabria (26,7). «Tra Napoli e Messina il gap è diBben 39,2 punti percentuali.

Inoltre, da questa graduatoria emerge che, oltre a Bari e Catania, i comuni con più residenti (Roma, Milano e Napoli) risultano essere tra quelli in cui il rischio di criminalità è maggiormente percepito come molto o abbastanza presente». Passando dal capoluogo all’intera città metropolitana, l’indicatore si attesta su livelli sempre più bassi, ma la distribuzione territoriale non cambia molto. Si confermano, le prime cinque città metropolitane con i livelli più elevati: Napoli (44,7%), Roma(33,9), Milano (30,7), Bari(25,8) e Catania (23,3).“L’indicatore si conferma sui livelli più bassi e meno distanti daquelli del capoluogo, nelle città metropolitane di Messina (11%) e Cagliari (14,7). In questo caso, il gap tra Napoli e Messina è di 33,7 punti».

Passando alle persone che si sentono sicure o abbastanza sicure nel camminare da sole nella zona in cui vivono quando è buio, i capoluoghi con i valori più elevati sono Messina (69,3%), Reggio di Calabria(66) e Genova (63,9). “Al contrario, a Bari, Napoli e Palermo la percentuale di quanti si sentono molto o abbastanza sicuri raggiunge i livelli più bassi, con quote che si attestano, rispettivamente, al 50,6%,52,6 e 53,9 per cento. «Interessante notare — rileva l’Istat— che la percezione di sicurezza è comunque superiore al 50 per cento in tutti i 14 comuni capoluogo, anche se tra gli estremi della distribuzione(Catania e Bari), c’è una differenza che sfiora i 19 punti percentuali. Anche tra le città metropolitane, i territori considerati più sicuri sono quelli di Messina (76,2%), Reggio Calabria (76) e Genova (68,4),Bmentre Napoli, Roma (entrambe con il 56,3%) e Milano (57) sono le città metropolitane percepite come meno sicure».



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