CREMONA – La Tari per chi vive in città è tra le più basse d’Italia, precisamente al terzo posto fra i capoluoghi. Una famiglia tipo di tre persone che abiti in una casa di 100 metri quadrati, spende in media 197 euro: fanno meglio solo Trento, prima in classifica con 183 euro, e Udine con 186. Rispetto al 2023, la tassa rifiuti per i cremonesi è aumentata dell’1,4%. Agli estremi di questa graduatoria, ci sono realtà come Caltanissetta dove è cresciuta del 24% e Messina dove invece si è registrato un taglio del 29%. Tornando al costo annuale della Tari, tutti gli altri capoluoghi italiani sono sopra i 200 euro di spesa, con una punta di ben 594 euro di Catania, la città più cara d’Italia. In Lombardia al secondo posto c’è Brescia (quarta nel Paese) con 205 euro di spesa annua per la famiglia tipo.
I dati sono quelli del rapporto annuale di ‘Cittadinanzaativa’, osservatorio prezzi e tariffe di nato nel 2004 e da allora cofinanziato dal ministero delle Attività produttive (ora ministero delle Imprese e del Made in Italy) attraverso i fondi delle multe dell’Antitrust. Da ormai 20 anni quindi produce rapporti annuali in tema di servizio idrico, rifiuti urbani, trasporto pubblico locale, servizio di asilo nido comunale e approfondimenti tematici anche su altri argomenti. Strumenti al servizio dei cittadini e delle istituzioni, che restituiscono una fotografia della disparata geografia dell’Italia in termini di erogazione dei servizi riguardo gli aspetti tariffari, la qualità e le tutele.
L’assessora Simona Pasquali
Dall’analisi sulla Tari 2024 in Italia emerge che la spesa media annuale per la famiglia tipo è di 329 euro con un aumento del 2,6% circa rispetto all’anno precedente. Le regioni in cui si rileva la spesa media più bassa è il Trentino Alto Adige (203 euro), nei cui capoluoghi di provincia è applicata la tariffa puntuale. Al contrario, la regione con la spesa più elevata è la Puglia (426,50 euro) con un aumento di oltre il 4% rispetto all’anno precedente. I costi rilevati a carico degli utenti sono comprensivi di Iva e di addizionali provinciali. «Il risultato – sottolinea l’assessora alla partita Simona Pasquali – è positivo nonostante Arera (Autorità di regolazione energia, reti e ambiente) per procedere all’adeguamento dei costi sostenuti dai gestori legati all’inflazione, avesse previsto dei possibili aumenti fino al 10,3%.
Ci siamo riusciti grazie ad un’attenta attività di gestione, nell’ambito del complesso percorso della raccolta e smaltimento dei rifiuti, oltre che ad una azione in termini di contrasto all’evasione fiscale. Le considerazioni appaiono ancora più rilevanti in relazione alla molteplicità dei servizi che il Comune in sinergia con il gestore del servizio, Aprica, ha attivato e rende disponibili gratuitamente ai cittadini, come ad esempio la raccolta di pannolini e pannoloni, l’Ecocar per la raccolta itinerante dei rifiuti elettronici e plastica dura, lavaggio stradale con getto di acqua ad alta pressione nelle zone centro storico e nelle aree soggette al guano dei piccioni. Un ringraziamento all’ex assessore Maurizio Manzi e agli uffici del Comune per il continuo lavoro di monitoraggio e controllo condotto in questi anni».
A CREMA SI PAGA ANCORA MENO
CREMA – Per quest’anno la tassa rifiuti per una famiglia di tre persone che abita a Crema in una casa da 100 metri quadrati è pari a 188 euro. La Tari si caratterizza comunque per decine di importi diversi a seconda dei componenti del nucleo e delle dimensioni dell’alloggio. Il dato standard è comunque inferiore di 9 euro rispetto a quanto si paga nel capoluogo provinciale, che pone Crema al livello delle città italiane più economiche, ovvero Trento, con 183 euro all’anno, e Udine con 186 euro ogni 12 mesi. Come per gli altri comuni le tariffe della Tari sono determinate con deliberazione del Consiglio comunale in base a un piano finanziario, che individua e classifica i costi che devono essere coperti con le entrate della tassa, mentre la delibera di approvazione delle tariffe è finalizzata a ripartire tali costi tra gli utenti e, pertanto, a determinare le voci tariffarie da applicare alle diverse utenze.
Queste ultime si distinguono in domestiche e non domestiche: le prime sono costituite soltanto dalle abitazioni familiari e le seconde ricomprendono tutte le restanti utenze (attività commerciali, industriali, professionali e produttive in genere). «Per le utenze domestiche – chiariscono dagli uffici finanziari del Comune – la quota fissa deve essere calcolata moltiplicando la superficie dell’alloggio, sommata a quella delle relative pertinenze, per la tariffa unitaria corrispondente al numero degli occupanti dell’utenza stessa. Per quanto riguarda invece la quota variabile è costituita da un valore assoluto, vale a dire da un importo rapportato al numero degli occupanti che non va moltiplicato per i metri quadrati dell’utenza e va sommato come tale alla parte fissa».
CASALASCO: A TORRICELLA RECORD DI DIFFERENZIATA
CASALMAGGIORE – In base ai dati forniti dal rapporto Ispra 2023, in città una famiglia di quattro persone che vive in un’abitazione da 100 metri quadrati paga una tari annuale compresa tra i 230 e i 280 euro, inferiore a quella di Crema, dove il range è 240-300 euro, e Cremona (260-320). La percentuale di differenziata in città è pari all’83% del totale dei rifiuti prodotti, mentre quella lombarda supera di poco il 71,4%. In provincia il dato dell’immondizia che viene avviata agli impianti di riciclo, sempre secondo Ispra, è del 78,1%. Un livello che si potrebbe definire intermedio. C’è un’altra indagine, infatti, che confronta i risultati della differenziata dei comuni del territorio. Nel complesso sono 33 i centri che si possono definire ‘Rifiuti free’, ovvero con meno di 75 chilogrammi pro capite di materiale secco non riciclabile e una differenziata superiore al 65%.
Il record di differenziata (pari al 92%) spetta a Torricella del Pizzo, grazie alla sensibilità dimostrata dai suoi 554 abitanti. Segue Gussola con il 90,2%. Male invece Cappella de’ Picenardi (60,3%) e Sospiro (64,9%). Questi dati sono contenuti nell’ultimo report ‘Comuni ricicloni della Lombardia’, presentato da Legambiente. Nel capoluogo la differenziata è arrivata al 77%. Da sottolineare che Cremona è al secondo posto regionale per minore produzione pro capite di rifiuti, preceduta da Mantova con 89,4 chilogrammi pro capite. Per quanto riguarda i costi a carico dei cittadini, secondo i dati forniti da Ispra a Casalmaggiore la tariffa al chilogrammo è 28,15 centesimi, rispetto a quella regionale pari a 30,6 centesimi di euro.
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