Milano, 23 novembre 2024 – “Regole”. Le invocano gli albergatori guardando al boom degli affitti brevi in Lombardia. La maggior parte è preoccupata quanto i sindaci. Sulle pagine de “Il Giorno“, Mauro Guerra, presidente di Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), aveva chiesto «una legge nazionale che regoli il fenomeno e dia ai sindaci strumenti per intervenire» sintetizzando così le reoccupazioni degli amministratori: più affitti brevi turistici, pochi per famiglie, liberi professionisti e studenti stanno svuotando i centri di residenti.
A Bergamo Federalberghi Confocommercio ha analizzato il mese di agosto: 3.714 gli annunci pubblicati su Airbnb nella provincia. L’anno prima, quando il capoluogo ospitava insieme a Brescia gli eventi della “Capitale delle cultura“, erano 3.087: +20,31%. In città l’incremento è persino superiore: +22,54% sull’agosto 2023 e +74% negli ultimi due anni. «La crescita degli affitti brevi sembra non attenuarsi – commenta Oscar Fusini, direttore Confcommercio Bergamo –. Occorre continuare sulla strada del Cir (Codice identificativo regionale) e Cin (Codice identificativo nazionale), oltre che su un effettivo controllo sul rispetto delle regole. Il problema sta diventando sociale, con famiglie e giovani che non riescono a trovare un appartamento in affitto. È giunto il momento di rivedere la cedolare secca sugli affitti brevi: un vantaggio fiscale senza vantaggio sociale non va a beneficio di nessuno. Chiediamo che possa applicarsi solo agli affitti tradizionali: la cedolare secca sulle locazioni brevi, con aliquota al 21%, costituisce infatti uno sconto rispetto alle normali aliquote fiscali del 23%. Non si vede per quale motivo chi mette in affitto più appartamenti debba godere di un trattamento di favore”.
“Per infrastrutture, autostrade, aeroporto e posizione, gli affitti brevi turistici a Bergamo crescono il doppio rispetto alla media nazionale – aggiunge Alessandro Capozzi, presidente Federalberghi Bergamo – . Un fenomeno da valutare per il suo impatto sociale, oltre che per l’impatto effettivo in termini di ricchezza e occupazione che apporta poi al territorio”.
A Como nel 2016 le case vacanza erano 22. Ora se ne contano 1.713 “regolari” alle quali va aggiunta una quota di furbetti che il sindaco Alessandro Rapinese si è ripromesso di individuare attraverso i controlli della polizia municipale. “Occorre intervenire per garantire un equilibrio tra le necessità dei residenti e quelle dei visitatori – spiega Angelo Monti, già presidente dell’Ordine degli Architetti di Como –. È necessaria una politica più orientata a qualificare il turismo e a regolarizzare in maniera definitiva queste attività di ricezione”.
Federalberghi Brescia, che ieri ha salutato la 66esima assemblea ordinaria, denuncia un “raddoppio degli affitti brevi dal 2022, arrivati a quota 8mila in tutta la provincia”, in un settore (il turismo) che qui, nell’ultimo anno, ha generato 2,2 miliardi di valore aggiunto, «il 25% di tutta la Lombardia», sottolinea il presidente di Federlaberghi, Alessandro Fantini. “Sbaglieremmo se analizzassimo gli affitti brevi solo dal punto di vista della concorrenza agli alberghi. In palio c’è la tenuta dei nostri centri, la difesa di un tessuto sociale e di un’economia: se svuotiamo i paesi di residenti, quando la stagione turistica si chiude, chi alimenta i piccoli negozi e le attività commerciali locali?”. Un tema a cui si aggiunge quello dei lavoratori stagionali: «Non ci sono alloggi per loro, è uno dei motivi per cui si faticano a trovare candidati – sottolinea Fantini –. Tanti rinunciano per la casa, perché sono costretti a cercare lontano dal luogo di lavoro e perché l’offerta rimasta subisce la spirale dell’incremento dei prezzi. Lo stesso problema lo vivono medici, insegnanti o studenti”. Brescia chiede «un regolamento che non può è essere il Codice identificativo”, avverte Federalberghi. “Servono strumenti legislativi da dare ai sindaci, occorre limitare il numero di giorni degli affitti brevi e parallelamente incentivare quelli tradizionali: oggi se un inquilino non paga fatichi a mandarlo via». Serve – auspica Fantini – «equilibrio con le regole che gli alberghi sono chiamati a seguire». Una linea condivisa anche da Varese. «Il Governo assicuri a tutti meno vincoli burocratici – dichiara Frederick Venturi, presidente della sezione provinciale di Federalberghi –. Per gli affitti brevi ci sono meno vincoli nonostante i proprietari possano essere equiparati per numero di camere ai titolari di piccoli alberghi. La soluzione non è nei divieti, ma nell’equiparare diritti e doveri: la concorrenza non ci spaventa”.
Per Marco Delvò, presidente di Federalberghi Extra Sondrio, prevalgono gli aspetti positivi nelle zone poco abitate di Valtellina e Valchiavenna. “Questo fenomeno permette di valorizzare, anche economicamente, qualsiasi paesino o frazione delle nostre valli. Un altro aspetto, in realtà è un mio auspicio, è che le migliaia di proprietari di alloggi diventino i futuri custodi del nostro territorio: credo che il fenomeno extra alberghiero possa tramandare e far crescere il valore anche dei nostri piccoli centri sempre meno abitati”.
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