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Nuovo codice della strada: gli ambientalisti dicono no


Nuovo codice della strada: il no delle associazioni ambientaliste. La tanto sbandierata riforma del Codice della Strada del ministro Salvini è stata approvata in Senato e tutte le principali associazioni italiane dei familiari delle vittime sulla strada, insieme alle associazioni ambientaliste e per la mobilità sostenibile e alle organizzazioni sindacali (in tutto 30), negli scorsi giorni e mesi sono scese più volte in piazza contro una riforma giudicata unanimemente sbagliata e pericolosa. Anche a Lecco i i manifestati hanno organizzato un presidio davanti alla Prefettura lunedì 18 novembre 2024.

Nuovo codice della strada: il no delle associazioni ambientaliste

Secondo le associazioni, il nuovo Codice della Strada “riduce regole e allenta controlli per auto e camion, mentre sottrae spazi sicuri per pedonalità e ciclabilità, attacca la mobilità sostenibile e toglie autonomia alle città, peggiorando nettamente la sicurezza per tutti gli utenti della strada. La riforma fa il paio con la Legge di bilancio 2025, che taglia ben 154 milioni di investimenti facendo cassa sulla sicurezza stradale e la mobilità sostenibile”.

“Al contrario di quanto continua a raccontare il Ministro Salvini, questa riforma non è la soluzione alla violenza stradale, ma anzi aggraverà questo problema drammatico in Italia – dichiarano le 30 associazioni della piattaforma “Stop al codice della strage” – Le nuove norme, infatti, sono tutte incentrate sulla repressione a incidenti già avvenuti, non intervengono davvero in via preventiva sui fattori principali cioè velocità e distrazione, anzi allentano le regole per i veicoli a motore e restringono quelle di tutela degli utenti più vulnerabili della strada. È un doppio sfregio ai familiari delle vittime sulla strada, pochi giorni dopo la Giornata mondiale in loro ricordo”.

Poi ancora: “Dopo mesi di discussioni il testo è rimasto uguale, tutti gli emendamenti sono stati respinti e nessuna delle nostre istanze è stata accolta, infrangendosi contro un muro di gomma. Il Governo ed esponenti della maggioranza, inoltre, hanno spesso affermato che questa riforma è stata voluta dalle associazioni dei parenti: niente di più falso, questa legge non è in nostro nome né in quello delle migliaia di vittime sulle strade d’Italia”.

Le associazioni in questione, il 20 novembre, hanno inscenato un flash mob di protesta a Roma in piazza Vidoni vicino al Senato e ieri hanno lanciato una petizione on-line sul nuovo sito https://www.codicedellastrage.it/, che in neanche 48 ore ha già raggiunto 9.000 firme, per chiedere al Governo e al Parlamento adesso di sedersi insieme a riscrivere il nuovo intero Codice della strada, in attuazione della delega contenuta nella legge.

“Come associazioni locali abbiamo organizzato, nella giornata di lunedì 18 novembre, un presidio di fronte la Prefettura di Lecco, dove abbiamo segnalato le varie scelte errate presenti nel nuovo Codice della Strada – spiegano le associazioni – L’approvazione di questa legge rallenta l’attuazione del PUMS che, assieme al Biciplan, è invece urgente e necessario per rendere le strade più sicure. Se da una parte le dichiarazioni di Ministro e maggioranza parlamentare indignano, dall’altra è l’intero impianto della riforma a preoccupare: massima tutela per i veicoli a motore, i cui guidatori secondo i dati Istat causano il 94% degli incidenti e il 98% dei morti, e restrizione delle misure in favore di pedoni, ciclisti,bambini e persone anziane, che sono la maggior parte delle vittime nelle città”.

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Secondo le associazioni, sarebbe una riforma pericolosa: ad esempio, limita gli autovelox invece che la velocità, che è la prima causa delle collisioni con morti o feriti gravi; vieta controlli automatici sulla guida distratta al cellulare, che è fra i primi fattori di incidentalità; introduce una sola multa per più infrazioni, incentivando la violazione delle regole. È una riforma dannosa: rende più difficile creare o proteggere aree pedonali, piste e corsie ciclabili, zone a traffico limitato e a basse emissioni, fondamentali per la tutela dell’incolumità e della salute delle persone nelle città; e limita l’azione dei Comuni sottoponendoli a decreti ministeriali.

“In questo modo, la riforma ostacola la prevenzione aumentando anziché abbassare il conflitto e la violenza stradali – proseguono i sodalizi – che già paghiamo con più di 3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno. Riporta l’Italia indietro di 40 anni su mobilità sostenibile e sicurezza stradale, riducendo il livello di tutela della vita umana sulla strada, a danno di tutti, con qualsiasi mezzo di trasporto si muovano. Ci allontana ancora di più dal resto dell’Europa, dove già siamo al 19° posto su 27 per tasso di mortalità, andando in direzione opposta alle riforme grazie a cui gli altri Paesi lo hanno invece ridotto con successo”.

Governo e Senato, con questa riforma del codice, hanno votato sulla pelle delle persone: la sicurezza stradale ha un’altra direzione, così concludono le associazioni.

Aderiscono alla mobilitazione nazionale:

Associazioni dei familiari delle vittime sulla strada

AIFVS – Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, AFVS – Associazione Familiari e Vittime della Strada Ets, AVISL – Associazione Vittime Incidenti Stradali e Malasanità, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, Associazione Gabriele Borgogni, Associazione Rose bianche sull’asfalto, Associazione Alba Luci sulla buona strada, Associazione Manuel Biagiola, Associazione Marco Pietrobuono Onlus, Rete Vivinstrada, Fondazione Matteo Ciappi, Associazione Massimo Massimi, Associazione Andrea Nardini, Associazione Sonia Tosi, Fondazione Claudio Ciai, Associazione Dorothy Dream, Associazione Davide Marasco, Comitato Vivere meglio la città in memoria di Lucia Pozzi, Gruppo “Non correre, accorri!”.

Associazioni ambientaliste e della mobilità sostenibile

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Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Movimento Diritti dei Pedoni, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, Centro Antartide, AMODO

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Organizzazioni sindacali

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