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“passavano informazioni ai servizi segreti russi”


La Procura di Milano, che ieri ha chiuso l’inchiesta condotta dal Ros dei carabinieri su due imprenditori che si sarebbero messi a disposizione per attività di spionaggio per l’intelligence russa, sta ancora indagando, da quanto si è saputo, su una presunta ‘rete‘ di persone collegate ai due indagati ma anche sull’eventuale presenza di russi in Italia legati ai servizi segreti di Mosca, su cui allo stato pare non ci siano evidenze specifiche. Il più giovane dei due imprenditori, 34enne, lo scorso aprile sarebbe andato in una caserma dei carabinieri per autodenunciarsi, temendo di essere finito in un giro più grande di lui.

L’indagine si allarga ad altri nomi

La sezione distrettuale della Procura di Milano con il Ros dei Carabinieri indaga per verificare la possibile esistenza di una rete più ampia di cittadini italiani che si sarebbero offerti ai servizi di sicurezza della Federazione Russa per attività di intelligence sul nostro territorio. Ieri ai due imprenditori brianzoli è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini con le ipotesi di corruzione del cittadino da parte dello straniero con l’aggravante della finalità di terrorismo o di eversione.

Sulla scelta di non chiedere la misura cautelare nei loro confronti gli inquirenti mantengono il riserbo parlando di esigenze investigative. Dall’inchiesta è emerso che nel marzo 2023 il più giovane dei due indagati si sarebbe proposto con una mail all’indirizzo istituzionale del servizio di intelligence russo Fsb per svolgere “delle attività per sostenere la pace in ogni modo“. 

I due imprenditori avrebbero progettato di costituire a Milano una rete di ‘case sicure’

I due imprenditori avrebbero anche progettato “di costituire a Milano, una rete di ‘case sicure’, ossia strutture ricettive per ospitare cittadini russi in transito sul territorio italiano, omettendone la registrazione e tutelandone la privacy“. Lo si legge nell’imputazione dell’avviso di conclusione delle indagini. Quello delle “case sicure” sarebbe stato un altro dei progetti per i quali i due si erano resi disponibili, anche in cambio di criptovalute, oltre a quello, ad esempio, “finalizzato – come scrive il pm Alessandro Gobbis del pool antiterrorismo, guidato dal procuratore Marcello Viola e dall’aggiunto Eugenio Fusco – a istituire un sistema di videosorveglianza nella città di Milano, successivamente a Roma e in altre città“. E ciò con “l’istallazione di dashcam a bordo di taxi, il tutto nella prospettiva di ‘affidare’ la gestione del controllo di tali videocamere e della memorizzazione dei relativi dati, ai servizi di intelligence russi“.

“Abbiamo competenze, abbiamo strutture, abbiamo tecnologia e sappiamo muoverci”

Abbiamo competenze, abbiamo strutture, abbiamo tecnologia e sappiamo muoverci“. Con queste parole, nel marzo 2023, l’imprenditore 34enne, assieme al socio 60enne, avrebbe proposto via mailal servizio di intelligence russo Fsb la propria collaborazione per svolgere ‘delle attività per sostenere la pace in ogni modo’ “.
Lo avrebbero fatto in cambio di criptovalute ma anche, si legge nell’imputazione, perché ideologicamente filo-russi. Attività di spionaggio “chiaramente in contrasto con gli interessi nazionali italiani“, scrive la Procura. Sull’identità dei due indagati c’è massimo riserbo da parte di inquirenti e investigatori anche perché, chiusa questa tranche su di loro senza misure cautelari, gli accertamenti dei pm e del Ros dei carabinieri vanno avanti su una ‘rete‘ nella quale potrebbero essere, in sostanza, finiti i due imprenditori.

I due avrebbero accettato la “richiesta avanzata dall’agente russo“, col quale erano in contatto via Telegram, “di reperire documenti classificati Nato e relativi al conflitto russo-ucraino, fotografie di obiettivi militari sensibili presenti sul territorio italiano, nonché di fornire la mappatura dei sistemi di videosorveglianza e delle cosiddette ‘zone grigie’ su Milano, queste ultime da intendersi come zone non coperte da sistemi di videosorveglianza“. Concretamente, stando a quanto risulta, i due avrebbero portato a termine un compito, ossia monitorare, pure con attività di dossieraggio, un imprenditore specializzato nel campo dei droni e della sicurezza elettronica e che interessava ai russi. Gli altri sarebbero rimasti progetti.

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