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anche per aziende e pos

Crisi dell’auto, si allarga il fronte della protesta. Oggi manifestazione in Comune a Piedimonte


Non solo i 32 operai della De Vizia, la società che si occupa di pulizie all’interno dello stabilimento Stellantis, in sciopero da lunedì mattina per il mancato rinnovo dell’appalto da parte della dirigenza del gruppo automobilistico italo-francese per l’anno 2025. Da ieri mattina in protesta davanti ai cancelli dello stabilimento di viale Umberto Agnelli a Piedimonte San Germano ci sono anche i lavoratori della Transnova, della Logitech e della TeknoService. Anche queste aziende non hanno infatti ricevuto conferme in merito al rinnovo dell’appalto da parte di Stellantis e quindi, così come ha già fatto De Vizia, a breve potrebbero essere costrette a far partire le procedure di licenziamento collettivo. Non si tratta più solo di una paura, ma di una concreta possibilità: da fonti interne allo stabilimento si apprende infatti che è stato chiesto ai capi reparto di individuare cento operai di Stellantis da trasferire nel settore della pulizia e del movimento auto, quello che cioè oggi fanno i quasi 200 dipendenti delle aziende De Vizia, TeknoService e Transnova. Prende insomma sostanza il processo di internalizzazione voluto da Tavares. Sono seicento in totale i posti che rischiano di andare in fumo considerando anche i lavoratori delle altre aziende dei servizi, ovvero Atlas, Iscot e Break & Lunch: anche loro appesi ad un filo.

LA MOBILITAZIONE

A guidare la protesta dei lavoratori è il segretario provinciale della Uilm Gennaro D’Avino che ieri mattina ha lanciato un appello a tutte le istituzioni del territorio, chiedendo non solo solidarietà ma interventi concreti per questi lavoratori. Spiega il sindacalista: «Da oggi, fuori dai cancelli Stellantis ci sono anche i lavoratori della TeknoService, della Logitech e della Transnova: si tratta di altre tre aziende che ancora non hanno ricevuto comunicazione per il rinnovo dell’appalto e che rischiano quindi di dover procedere ai licenziamenti, come De Vizia. Tutti i lavoratori, compresi anche quelli di Melfi e Pomigliano, in concomitanza con quelli di Cassino, si sono fermati. Chiediamo che la Consulta dei sindaci e tutte le istituzioni territoriali facciano una riunione davanti lo stabilimento Stellantis e prendano atto che oggi non c’è bisogno di solidarietà ma di sostegno vero e concreto per combattere chi vuole sterminare questo territorio. La bomba ad orologeria sta per scoppiare, a repentaglio c’è un territorio intero: la totale assenza delle istituzioni davanti ai cancelli e il silenzio assordante dell’azienda stanno mettendo a repentaglio l’economia del Basso Lazio».

Questa mattina, dunque, a partire dalle 9, gli operai della De Vizia, della Teknosevice, della Transnova e della Logitech saranno in piazza Municipio a Piedimonte San Germano. Contemporaneamente il sindaco Gioacchino Ferdinandi si recherà in Prefettura a Frosinone, in occasione di un incontro già fissato con il Prefetto, per rappresentare il disagio dei lavoratori e discutere misure atte a garantire la sicurezza pubblica e la salvaguardia dei posti di lavoro. «Ho appena richiesto, ed è stata accolta, al Presidente della Consulta dei Sindaci, Enzo Salera – spiega Ferdinandi – di convocare la consulta dei sindaci lunedì mattina davanti allo stabilimento per individuare, insieme ai lavoratori, un’iniziativa che possa portare ad una soluzione definitiva». Ad esprimere preoccupazione è anche il segretario della Filcams-Cgil Luca De Zolt, che spiega: «Il problema non è se Stellantis chiude, ma come riapre, con quanti lavoratori. Perché soprattutto nella filiera degli appalti c’è un tentativo di smobilitare e di sgonfiare i costi così come Tavares ha detto sin dall’inizio di voler fare: si tratta di una situazione che sta diventando socialmente ingestibile. Stiamo parlando di lavoratori – sottolinea il sindacalista – che guadagnano 300 euro al mese e nella migliore delle ipotesi arrivano a 500 euro quando lavorano di più, c’è bisogno urgentemente di invertire la tendenza e mettere in salvo l’occupazione».

Alberto Simone

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