Alcune certezze: i lavori devono essere fatti «perché non si possono perdere 9 milioni del Pnrr» e perché, in caso contrario, «in futuro si dovrà attingere a fondi regionali per soddisfare i bisogni futuri della comunità assistita». E una rassicurazione: « I pazienti non devono patire sofferenze» a causa dell’intervento.
I vertici dell’Arnas Brotzu fanno il punto sul progetto di ristrutturazione delle sale operatorie dell’ospedale Businco dopo la riunione con l’assessore alla Sanità, Armando Bartolazzi, e le associazioni dei pazienti, preoccupati per il destino dei malati oncologici in vista dell’apertura del cantiere che smantellerà le attuali sale operatorie: due, che diventeranno quattro.
Il via libera del Comune all’intervento edilizio era arrivato a ottobre: si prevede la ristrutturazione di due sale operatorie già esistenti e la costruzione di due nuove: lo stanziamento è di 9 milioni di euro provenienti dai fondi del Pnrr, con «l’ambizione di offrire un servizio sicuro, efficiente ed efficace in rapporto ai nuovi bisogni di salute e, al contempo, capace di soddisfare i bisogni futuri della comunità assistita».
La realizzazione, fanno sapere dall’Arnas, «è tecnicamente complessa e articolata da gestire nella pratica quotidiana, in considerazione del fatto che l’ospedale continuerà a garantire l’assistenza sanitaria senza soluzione di continuità. Ma «è altrettanto indubbio che trattandosi di fondi Pnrr il progetto deve essere realizzato, in quanto non può essere messo a rischio il suo conseguimento a causa dell’inerzia del soggetto attuatore. La conseguenza sarebbe il commissariamento attraverso la nomina di uno o più commissari ad acta».
In piazzale Ricchi si pongono un quesito, retorico nelle intenzioni: «La comunità sarda, che paga quotidianamente le criticità di un sistema sanitario pubblico in grande difficoltà, può forse permettersi di rinunciare a un finanziamento tanto rilevante, in considerazione del fatto che le sale operatorie del Businco abbisognano urgentemente di un intervento strutturale importante?». Da qui la risposta: «La direzione dell’Arnas ritiene che la proposta di rinunciare ai fondi, così come è stata ventilata da più parti, rappresenti un danno incalcolabile per la Sardegna, dai risvolti imprevedibili e reputa privi di fondamento i timori e le preoccupazioni di chi ostinatamente, e incomprensibilmente, continua ad osteggiare il progetto».
L’avvio dei lavori, previsto inizialmente per il 15 novembre 2024, ma slittato ai primi di gennaio del 2025, richiederà un importante sforzo organizzativo. E l’Arnas propone il suo piano: «Attualmente l’ospedale oncologico dispone di tre sale operatorie, autorizzate all’attività (accreditate provvisoriamente in regime transitorio come tutte le sale operatorie e i reparti degli ospedali sardi); il blocco F che ne accoglie due, oltre agli uffici della Direzione di Presidio, sarà completamente ristrutturato per consentire la realizzazione di quattro sale operatorie, tutte attrezzate e con adeguati spazi di supporto, per garantire massima sicurezza ed efficienza alle attività chirurgiche. Gli uffici troveranno invece accoglienza nel blocco G», si legge in una nota.
L’utilizzo della rimanente sala operatoria attualmente ad uso esclusivo della terapia del dolore, «sarà condiviso con la chirurgia senologica e con la struttura di Anestesia e rianimazione per il posizionamento di accessi venosi per le terapie oncologiche. Questo consentirà di non modificare l’attuale numero di interventi in programma».
La Ginecologia oncologica e la chirurgia toracica, «i cui interventi erano garantiti dall’attività delle due sale che saranno ristrutturate, troveranno piena accoglienza nel presidio San Michele». Quello che per tutti è il Brotzu. «Anche in questo caso il programma prevede la conservazione del numero di interventi. In particolare la Ginecologia Oncologica potrà avvalersi delle due sedi attuali per la degenza delle pazienti. La Chirurgia Toracica troverà ubicazione per la degenza dei pazienti nell’ala nord del settimo piano del San Michele, e sarà garantito lo stesso numero di interventi chirurgici in programma presso le sale operatorie del medesimo presidio. Inoltre sarà dedicata ad uno esclusivo un ambiente per l’attività di endoscopia toracica, attrezzato con strumenti di nuova generazione appena acquisiti dall’Azienda, situato in un’area al quinto piano».
Questa la strada tracciata. E non vengono prese in considerazione altre soluzione perché «ad oggi qualunque altra soluzione tecnico-progettistica teoricamente possibile non sarebbe di fatto praticabile, in quanto i tempi richiesti dalla normativa vigente, ovvero il codice dei contratti pubblici, non si potrebbero conciliare con i termini, le modalità e le condizioni di spesa delle risorse del Pnrr».
«Purtroppo», sottolinea la direttrice generale Agnese Foddis, «intorno al corpo principale del presidio ospedaliero Businco non ci sono gli spazi necessari per installare le sale operatorie prefabbricate modulari, così come prospettato dalla delegazione trattante di parte sindacale Area sanità: questa soluzione avrebbe rilevanti costi economici e i lavori richiederebbero tempi troppo lunghi».
Il progetto di ristrutturazione «a partire dal 2022 (anno di avvio, grazie allo stanziamento dei fondi Pnrr) ad oggi, ha vissuto un’evoluzione che sicuramente è andata in favore dei pazienti, considerato che, in attesa della concessione edilizia arrivata ad ottobre del 2024, si sono studiate nuove soluzioni per evitare di trasferire i pazienti dal Businco al San Michele con il servizio ambulanze, che era la soluzione iniziale. Si è infatti giunti alla soluzione attuale, ovvero la disponibilità di spazi idonei al San Michele dove trasferire il personale medico e sanitario e le loro attività. I fondi di 9 milioni di euro, già ricevuti per i lavori, non consentono alternative: o viaggiano i pazienti o le attività della Chirurgia Toracica devono trasferirsi al San Michele».
Enrico Fresu
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