11.13 – mercoledì 20 novembre 2024
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Nel 2022-2023 aumenta la quota di cittadini molto o abbastanza sicuri quando escono a piedi nella propria zona ed è buio (dal 60,6% nel 2015-2016 arriva al 76% della popolazione). I più insicuri sono donne, anziani e abitanti delle aree metropolitane.
Il 19,8% delle persone, di sera, cerca di evitare situazioni o luoghi che ritiene a rischio e il 12,6% preferisce non uscire per paura (rispettivamente 28% e 23% nel 2015-2016). In riferimento alla propria zona migliora la percezione del rischio di criminalità (20,3%) e diminuiscono le persone che vedono situazioni di degrado sociale e ambientale. Resta stabile la preoccupazione di subire reati tranne che per il furto in abitazione (in diminuzione di circa 16 punti percentuali).
Gli abitanti del Sud e delle Isole sono meno preoccupati di subire reati, mentre, tra le regioni la percezione di insicurezza è più elevata in Campania, in Puglia e in Lombardia. Valle d‘Aosta/Vallée d’Aoste, Molise, Basilicata e le province di Bolzano/Bozen e Trento hanno i rating migliori rispetto a sicurezza, rischio di criminalità percepito e degrado.
L’Indagine sulla “Sicurezza dei cittadini” è stata svolta nel 2022-2023 su un campione di 29.317 individui di 14 anni e più, intervistati sia telefonicamente sia di persona. L’Indagine ricostruisce il quadro della percezione della sicurezza delle persone nei propri ambienti di vita, principalmente in casa e per strada, e rileva numerose informazioni riguardanti la paura della criminalità, la preoccupazione di subire reati, l’impatto di queste paure sulla vita di tutti giorni, i sistemi di difesa messi in atto dai cittadini per proteggersi e la soddisfazione per il lavoro svolto dalle forze dell’ordine nel governare il territorio.
Tra i cittadini prevale la sicurezza camminando al buio nella zona in cui vive
Alla domanda “quanto si sente al sicuro camminando da solo per strada al buio nella sua zona” il 12% delle persone di 14 anni e più afferma di sentirsi poco o per niente sicuro (con il 2% che si sente completamente insicuro); di contro il 57,6% si sente abbastanza sicuro, e il 18,4% molto sicuro. La quota di persone “molto o abbastanza sicure quando camminano al buio” (76% nel 2022-2023) mostra una crescita di 15,4 punti percentuali rispetto ai dati del 2015-2016, il dato è decisamente migliore anche rispetto alle precedenti edizioni della indagine (il valore minimo, 59,6%, è stato toccato con la Rilevazione del 2008-2009).
Rispetto alla Rilevazione precedente resta stabile la quota di chi dichiara di non uscire mai di sera, né da solo né accompagnato (11,9% nel 2022-2023 e 11,8% nel 2015-2016).
Il quadro positivo che emerge dai risultati dell’Indagine è confermato dai comportamenti adottati per proteggersi, tutti in diminuzione di circa 10 punti percentuali: nel 2022-2023 il 12,6% della popolazione ha dichiarato di evitare (sempre o a volte) di uscire la sera per timore (23% nel 2015-2016); il 19,8% delle persone, di sera, cerca di evitare situazioni (strade o luoghi) ritenute a rischio (28,0% nel
2015-2016); il 29,4% dichiara di mettere la sicura alle portiere della propria auto (39,6% nel 2015-2016). Inoltre, si è quasi dimezzata (dal 7,7% del 2015-2016 al 4% del 2022-2023) la quota di persone che porta qualcosa con sé per difendersi o per chiedere aiuto in caso di pericolo (i cellulari sono considerati solo nel caso la persona lo utilizzi come strumento di rassicurazione).
Anche il senso di insicurezza percepito quando si è soli nella propria abitazione è diminuito: la quota di persone che ha dichiarato di sentirsi poco o per niente sicura in casa da sola al buio è passata dal 14,8% al 5,1%, con una diminuzione di 9,7 punti percentuali. Malgrado i molteplici segnali positivi permane comunque una quota importante di cittadini (24%) per la quale la criminalità incide (molto o abbastanza) sulle proprie abitudini di vita, dato comunque dimezzato rispetto al 48,5% del 2008-2009 e al 38,2% del 2015-2016.
Le donne insicure sono il doppio degli uomini
La percezione di insicurezza solo parzialmente è collegata al rischio di criminalità di un territorio, ma è condizionata anche dalle caratteristiche personali come il genere, l’età e il livello di istruzione.
Il senso di insicurezza in effetti è significativamente più forte tra le donne rispetto agli uomini per tutte le dimensioni analizzate. Le donne sono il doppio più propense a sentirsi insicure quando escono da sole di sera (16,4% contro il 7,4% degli uomini) e sono circa quattro volte più numerose nel dichiarare di non uscire di sera per paura (19,5% contro il 5,3% degli uomini). Sono anche più condizionate dalla paura della criminalità (28,8% rispetto al 19% degli uomini).
L’insicurezza cresce all’aumentare dell’età: è maggiore per le classi adulte e soprattutto per le persone fino ai 75 anni, età in cui prevale la quota di chi non esce mai. Più di un’anziana su due (il 59,2% di chi ha più di 75 anni) dichiara di non uscire mai da sola o di non uscire mai e lo stesso accade per un anziano su quattro (il 39,2% di chi ha più di 75 anni). Tuttavia, tra questi, solo il 4,7% dichiara di non uscire di sera per la paura legata alla criminalità.
L’analisi combinata per età e genere rivela un andamento diverso tra i due sessi: le ragazze tra i 14 e i 24 anni mostrano un picco di insicurezza che diminuisce nelle fasce di età successive, ovvero tra i 25 e i 34 anni e tra i 35 e i 44 anni, per poi aumentare leggermente e stabilizzarsi. Al contrario, per i maschi l’insicurezza cresce progressivamente con l’età e raggiunge il suo picco intorno ai 75 anni (Figura 1).
Anche le precauzioni prese quando si esce la sera risultano, in questa Indagine come nelle precedenti, più diffuse tra le donne (il 23,3% evita strade o situazioni più pericolose) di quanto non lo siano tra gli uomini (16%), ma la differenza tra i generi è fortemente ridotta rispetto al passato.
La percezione di insicurezza quando si è nella propria abitazione e si è soli ricalca il quadro generale: anche in questo caso l’insicurezza è più marcata tra le donne (7% rispetto al 3% degli uomini), in particolare tra le anziane (11,6% tra le over 75). I giovani sono i meno condizionati dalla percezione della criminalità (il 29% tra gli under 24 dichiara di non esserne influenzato), mentre i livelli più alti si riscontrano tra gli over 65.
È significativo osservare come le persone con un livello di istruzione più elevato si sentano più sicure (il 28,7% dei laureati si dichiara molto sicuro rispetto all’11% di chi ha un titolo di studio elementare o non lo ha affatto) e si considerino meno influenzate dalla criminalità (il 19,6% dei laureati ritiene che la criminalità non influenzi le proprie abitudini, contro il 23,7% di chi ha un titolo di studio basso).
Chi ha subito dei reati, come ad esempio uno scippo o una rapina, si sente meno sicuro: il 34% delle vittime di questi reati si sente “poco e per niente sicuro quando esce da solo ed è buio” e il 60,2% si sente “influenzato dalla criminalità”, a fronte rispettivamente dell’11,9% e del 23,7% delle non vittime.
Le aree metropolitane luoghi percepiti come più insicuri
A livello territoriale il senso di insicurezza percepito camminando da soli al buio è più avvertito tra i cittadini che risiedono nei comuni centro dell’area metropolitana (18,6%) e nelle periferie dei grandi centri urbani (13,9%) (Figura 2). Una sensazione di maggiore insicurezza si rileva nel Nord-ovest (14,3%) e nel Sud (12,8%).
Il valore più elevato si riscontra in Campania, dove il 15,9% degli intervistati dichiara di sentirsi poco o per niente sicuro per strada, seguono la Lombardia (13,8%) e la Puglia (13,5%). Al contrario, i livelli più alti di sicurezza sono registrati in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, dove il 91,3% degli intervistati si dichiara molto o abbastanza sicuro, seguita dalle province autonome di Bolzano/Bozen (88%) e di Trento (87%) e dal Friuli Venezia Giulia (85,6%) nel Nord, e dalla Sardegna (82,1%) e dalla Basilicata (80,3%) nel Mezzogiorno.
I cittadini che vivono nei comuni centro delle aree metropolitane adottano più precauzioni con maggiore frequenza: il 30,1% si tiene lontano da certe strade/luoghi/persone per motivi di sicurezza rispetto al 12% circa di chi vive nei piccoli comuni, porta invece qualcosa con sé per difendersi l’8% contro il 2,2%.
Rispetto al 2015 il senso di sicurezza per strada e in casa è migliorato in particolare nelle regioni del Centro e del Nord-est. In Emilia-Romagna e nel Lazio i residenti si dichiarano con maggiore frequenza molto o abbastanza sicuri quando sono per strada (si passa dal 56,6% al 78,0% per l’Emilia Romagna e dal 57,6% al 78,3% nel Lazio), mentre in casa il senso di sicurezza passa dall’84,4% al 94,7% in Emilia-Romagna e dall’85,7% al 95,9% nel Lazio.
Al Sud e nelle Isole si continuano a registrare significativi miglioramenti, soprattutto tra le persone che evitano di uscire da sole di sera per paura, dal 24,9% al 15,1% nel Sud e dal 22,4% al 9% nelle Isole. In particolare, il Molise e la Sardegna si distinguono per miglioramenti più marcati rispetto alla media nazionale. Al Nord le regioni che hanno mostrato progressi più rilevanti sono il Friuli-Venezia Giulia, la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, dove è più diffusa la percezione di sicurezza.
In calo l’influenza della criminalità sulle abitudini di vita, soprattutto nel Nord-est, dove la quota di coloro che si dichiarano molto o abbastanza influenzati dal fenomeno è scesa dal 39,2% al 20,4%. Anche il Sud e le Isole continuano a seguire un trend in diminuzione, passando rispettivamente dal 38,7% al 26,3% e dal 30,1% al 26,6%. Il miglioramento è notevole in Emilia-Romagna e in Veneto, dove i dati passano dal 43,4% al 19,7% e dal 40,6% al 20,7%, rispettivamente.
Cresce la preoccupazione per violenza sessuale e scippi/borseggi
Nonostante il sentimento di insicurezza, sebbene in diminuzione, sia ancora diffuso, solamente il 2,9% degli individui ha dichiarato di aver temuto concretamente di stare per subire un reato nei tre mesi precedenti l’intervista (il 3,5% delle donne e il 2,2% degli uomini). Il valore era pari al 6,4% nel 2015-2016 e al 5,5% nel 2008-2009.
Questo indicatore, diversamente da quelli basati sulla percezione, riflette situazioni reali di paura vissuta, ed è strettamente legato al profilo delle vittime: il vissuto di stare per subire un reato diminuisce con l’aumentare dell’età, raggiunge il suo picco tra i più giovani con il 5% tra i 14-24enni e cresce tra i possessori di titoli di studio più elevati, raggiungendo il 4,2% tra i laureati. Sono anche percentualmente più numerose le persone che risiedono nel Nord-ovest (4,1%) e nel Centro (3,7%), nonché nelle città metropolitane (5,9%) o nelle aree metropolitane in genere (3,9%).
Avere timore di subire concretamente un reato è un indicatore che influisce sulla propria percezione: chi si è trovato in questa situazione si sente più di frequente insicuro, le persone che si sentono “per niente sicure” passano infatti dal 2% al 9,5%. Oltre alla dimensione emotiva (la sensazione di insicurezza quando si esce da soli di sera) e a quella che discende da esperienze concrete, sono importanti anche altri aspetti che determinano la percezione della sicurezza: si tratta della preoccupazione di subire alcuni reati, la percezione del livello e del rischio di criminalità del territorio in cui si vive, il degrado socio-ambientale e il rapporto con le forze dell’ordine.
Un numero significativo di cittadini è preoccupato di poter subire un furto in casa (44%), uno scippo o un borseggio (45%), un’aggressione o una rapina (41%) e il furto dell’auto (38,6%). Inoltre, il 35,8% teme, per sé o per i propri familiari, di essere vittima di qualche forma di violenza sessuale. Il confronto con i risultati ottenuti nel 2015-2016 rivela un peggioramento della preoccupazione su tutti i reati, fatta eccezione per quella inerente il furto in abitazione, diminuita di 16,2 punti percentuali. Al contrario, è aumentata la percentuale di persone che si dichiarano molto o abbastanza preoccupate di subire una violenza sessuale (+7,1 punti) e uno scippo o un borseggio (+3,1 punti percentuali), mentre sono abbastanza stabili le preoccupazioni inerenti il furto d’auto (+1,6 punti percentuali) e le aggressioni o le rapine (+0,5 punti). Inoltre nel 2022-2023 una percentuale maggiore di persone si preoccupa di subire più tipi di reato.
Le donne sono più preoccupate degli uomini (Figura 3): tra i reati che suscitano maggiore ansia per entrambi i sessi ci sono lo scippo e il borseggio (42,1% degli uomini e 47,8% delle donne). Questa preoccupazione raggiunge il suo picco nella fascia d’età compresa tra i 55 e i 64 anni, con il 46,1% degli uomini e il 50,3% delle donne.
Meno preoccupati dei reati gli abitanti dei piccoli comuni
La preoccupazione per i reati risulta più elevata nel Centro Italia rispetto ad altre aree geografiche (Figura 4). Tra le regioni il timore di subire un furto d’automobile è più diffuso in Friuli-Venezia Giulia (55,9%), Toscana (46,6%), Lazio (46,6%), Emilia-Romagna (45,3%) e Sardegna (44,6%), meno diffuso invece nelle regioni Molise (23,6%), Liguria (23,2%) e Marche (22,3%).
Sono più preoccupati per il furto in abitazione i cittadini di Friuli-Venezia Giulia (61,6%), Umbria (54,5%), Toscana (54,4%) e Abruzzo (49,2%). Per i reati contro la persona (in particolare scippo e borseggio o aggressione e rapina) e il timore di subire una violenza sessuale è ancora il Friuli-Venezia Giulia (rispettivamente con il 57,4%, 58% e 56,8% di cittadini molto o abbastanza preoccupati di subirne), ma anche il Lazio (53,1%, 50,1% e 44,0%) e la Toscana (51,8%, 48,3% e 45,2%).
La situazione è migliore nei comuni più piccoli, mentre i comuni centro delle aree metropolitane registrano le percentuali più elevate di cittadini preoccupati di subire un reato. Rispetto alla precedente Indagine (2015-2016) la preoccupazione peggiora soprattutto nelle Isole e nelle aree metropolitane. Nelle Isole il timore di subire una violenza sessuale è cresciuto di 11,6 punti percentuali, la preoccupazione per scippi e borseggi di 6,9 punti percentuali e quella per aggressioni e rapine di 5,6 punti percentuali. Anche nelle città metropolitane e nelle loro periferie, cresce molto la paura di subire una violenza sessuale (rispettivamente di 6,5 e 5,7 punti percentuali). Tra le regioni, la preoccupazione diminuisce per tutti i reati analizzati in Lombardia e in Molise, mentre, contrariamente alla tendenza nazionale, aumenta la preoccupazione di subire furti in abitazione in Friuli-Venezia Giulia e in Sardegna.
Le esperienze di vittimizzazione e il tipo di reato subito influenzano la preoccupazione per i reati. Tra chi ha vissuto uno scippo o un borseggio nell’ultimo anno il 77,7% dichiara di essere molto o abbastanza preoccupato di subirli (contro il 44,5% di chi non li ha vissuti) e tra chi ha subito un’aggressione o una rapina il 54,3% è preoccupato di subirli nuovamente (contro il 40,9% di chi non li ha subiti). Tra coloro che hanno subito un furto in abitazione o un ingresso abusivo il 67,6% teme di subire un reato simile (contro il 43,7% di chi non ne è stato vittima). Analogamente, tra le persone vittime di molestie sessuali il 53,5% è molto o abbastanza preoccupato di subire una violenza sessuale, contro il 37% di chi non è stato vittima di molestie. Per le sole donne questi valori sono pari a 59,7% nel caso siano vittime e 40,9% per le non vittime.
Diminuisce la percezione del rischio criminalità
Il 20,3% delle persone con più di 14 anni ritiene di vivere in una zona a rischio di criminalità (il 3% la ritiene molto a rischio e il 17,3% abbastanza a rischio), un dato inferiore a quello rilevato in occasione dell’Indagine 2015-16 (in totale era pari al 33,9%, il 5,1% riteneva la zona in cui viveva molto a rischio di criminalità e il 28,8% la riteneva abbastanza a rischio).
Soltanto l’11,8% dei cittadini ritiene che il livello di criminalità della zona in cui vive sia aumentato rispetto ad un anno prima dell’intervista (23,2% nell’Indagine precedente), mentre l’8% ritiene che sia diminuita (era 7%).
Questa diminuzione del rischio percepito di criminalità non modifica le differenze rilevate per tipologia di comune: nei comuni centro delle aree metropolitane è più elevata la quota di cittadini che ritengono molto o abbastanza a rischio di criminalità la zona in cui vivono (39,6%, Figura 5) e che la criminalità sia aumentata nei 12 mesi precedenti l’intervista (20,9%). Al contrario, ritengono di vivere in zone poco o per nulla a rischio di criminalità quote maggiori di residenti dei comuni più piccoli (88,7% nei comuni con meno di 2mila abitanti e 87,4% nei comuni tra 2mila e 10mila abitanti).
Sono più numerosi tra i residenti del Centro (25,7%) e del Sud (23,4%) coloro che considerano a rischio di criminalità la propria zona rispetto alla media, in entrambe le aree si registra un calo rispetto all’Indagine precedente (con valori rispettivamente pari a 39,3% e 34,9%). Ancor più considerevole il calo registrato per il Nord-ovest che dal 35% del 2015-2016 passa a un 19,7%, con valori che si avvicinano di più a quelli del Nord-est (14,5%) e delle Isole (15,8%).
Tra le regioni il Lazio (33,6%) e la Campania (32,8%) continuano a detenere il primato, con la maggiore percentuale di cittadini per i quali la propria zona è molto o abbastanza a rischio. In queste due regioni, tuttavia, non si segnala un aumento di criminalità percepita nei 12 mesi precedenti l’intervista (in linea con quanto rilevato nell’Indagine 2015-16).
Le percentuali più alte di cittadini che sentono di vivere in zone poco o per nulla a rischio di criminalità sono il Molise (89,1%), la Basilicata (89%) e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (88,1%), regioni caratterizzate dall’assenza di aree metropolitane. Queste stesse regioni, insieme alla provincia autonoma di Trento, sono le uniche a presentare una percentuale minore del 5% di cittadini che percepiscono un aumento della criminalità nei 12 mesi precedenti l’intervista.
La percezione del rischio di criminalità e il senso di sicurezza sono strettamente legate: le persone che ritengono molto a rischio la propria zona si sentono più insicure ad uscire quando è buio (il 39,2% si sente poco o per nulla sicuro contro una media del 12,1%) o anche a stare in casa da soli (il 19,8% contro una media del 5,1%).
Paura condizionata dalla presenza di aree degradate
La percezione del rischio di criminalità nella zona in cui si vive può essere collegata a diversi fattori, sia materiali, come la presenza di aree degradate (in cui, ad esempio, vi sono edifici abbandonati o decadenti, zone verdi non curate, vie sporche o trascurate) o strade scarsamente illuminate, sia sociali, come la frequenza con cui si assiste a situazioni che indicano degrado (dalla presenza di persone senza fissa dimora a quella di persone che compiono atti di vandalismo contro il bene pubblico, spaccio o consumo di droga, prostituzione). Nell’Indagine sulla sicurezza dei cittadini 2015-16 si era stimato un peggioramento della valutazione soggettiva del livello di criminalità anche in assenza di un corrispondente aumento degli indicatori di degrado socio-ambientale (e in particolare dei soft crimes: vandalismo, spaccio e consumo di droga, prostituzione), mentre il quadro che emerge dall’indagine 2022-23 permette di leggere la diminuzione della percezione del rischio di criminalità anche alla luce di una minore incidenza degli indicatori di degrado socio-ambientale.
Il confronto, infatti, evidenzia un miglioramento del quadro complessivo rispetto all’indagine precedente (Figura 6): meno cittadini dichiarano di vivere in zone con aree degradate (17,6% contro il 27,6% dell’indagine precedente) o scarsamente illuminate (25,1% contro il 38,0%) oppure di vedere spesso o talvolta (nella propria zona) vagabondi o persone senza fissa dimora (il 10,6% contro il 23,5%), atti di vandalismo contro il bene pubblico (13,0% contro il 23,4%), persone che si drogano (8,2% contro 12,5%) o spacciano droga (6,8% contro 8,8%), prostitute in cerca di clienti (4,2% contro il 9%).
I comuni centro delle aree metropolitane presentano quote molto più elevate di cittadini che vedono spesso o talvolta elementi di degrado nella zona in cui vivono: atti di vandalismo (30,4%), vagabondi (28,9%), persone che si drogano (24,2%), spacciano (21,8%), prostitute in cerca di clienti (15%). Inoltre, pur con un distacco inferiore rispetto alla media nazionale e alle altre tipologie comunali, sono sempre i comuni centro delle aree metropolitane a presentare percentuali maggiori di residenti che indicano aree abbandonate e trascurate (26%) e strade poco illuminate (31%).
Il Lazio si conferma come la regione con i valori più elevati per tutti gli indicatori di degrado: il 25,1% dei cittadini vede spesso o talvolta vagabondi nella zona in cui abita, il 25,5% atti di vandalismo, il 20,5% persone che si drogano, il 18,6% persone che spacciano droga e il 15% prostitute in cerca di clienti. Inoltre, un cittadino su tre (33,5%) segnala la scarsa illuminazione delle strade e uno su quattro (25,4%) la presenza di aree o edifici abbandonati o trascurati nella propria zona.
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, Basilicata, Molise e la Provincia di Bolzano/Bozen presentano i valori più bassi riguardo gli indicatori relativi alla droga e alle prostitute in cerca di clienti; il Friuli Venezia-Giulia (3,3%) e di nuovo la Provincia di Bolzano/Bozen (3,5%) evidenziano i valori più bassi riguardo l’indicatore relativo gli atti di vandalismo e, infine, nuovamente il Molise (2,5%) presenta il valore più basso per l’indicatore relativo alla presenza di vagabondi o persone senza fissa dimora.
Prevale il giudizio positivo sul lavoro delle forze dell’ordine
La percezione del rischio di criminalità nella zona in cui si vive può essere legata oltre alla frequenza con cui si assiste a situazioni di degrado anche al giudizio che si ha rispetto alla capacità delle forze dell’ordine di controllarla. La soddisfazione verso l’operato delle forze dell’ordine, inoltre, rende conto della fiducia dei cittadini nei confronti della capacità dello Stato di prevenire e reprimere la criminalità.
L’indagine sulla sicurezza dei cittadini include infatti un quesito sull’efficacia dell’attività delle forze dell’ordine nel controllo della criminalità nella zona in cui si vive. I cittadini che esprimono un giudizio negativo sono il 23,1% (di questi il 4,5% ritiene che non riescano per nulla a controllare la criminalità e il 18,6% che vi riescano poco, Figura 7), mentre in occasione dell’Indagine 2015-2016 ben il 46,4% dei giudizi era risultato negativo (per niente 11,2% e poco 35,2%). Il dato del 2015-16 risultava, peraltro, in peggioramento rispetto al 38,4% dell’Indagine 2008-2009.
Le opinioni negative prevalgono nei centri delle aree metropolitane (il 28% ritiene le forze dell’ordine poco efficaci e il 6,2% per nulla), luoghi in cui la percezione del rischio di criminalità è più diffusa, mentre le opinioni positive sono espresse soprattutto dai cittadini che abitano nei piccoli centri, in particolare nei comuni con meno di 10mila abitanti (circa 19%).
La percentuale di cittadini molto o abbastanza soddisfatti del controllo delle forze dell’ordine nella propria zona supera il 90% in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e nelle provincie autonome di Trento e Bolzano/Bozen, all’opposto è la Calabria la regione con la quota più alta di cittadini che considerano le istituzioni per niente in grado di controllare il territorio in cui abitano (15,4%), seguita da Basilicata (7,6%) e Campania (7,1%). A livello di ripartizione nel Sud è più alta la quota di cittadini molto soddisfatti (17%) e per nulla soddisfatti (7,3%) del controllo delle forze dell’ordine.
A coloro che considerano le forze dell’ordine poco o per nulla efficaci nel controllare la criminalità nella zona in cui vivono è stato chiesto anche di indicare i comportamenti e/o le azioni che a loro giudizio dovrebbero essere adottati per garantire maggiore sicurezza. Oltre la metà dei cittadini indica che per migliorare la sorveglianza del territorio le forze dell’ordine dovrebbero passare più spesso per le strade (56,2%, in linea con il dato dell’Indagine precedente del 55,5%). Sono inoltre consistenti le quote di cittadini che sostengono che le forze dell’ordine dovrebbero essere più numerose e avere più mezzi (36,1%) o essere più presenti sul territorio (25,7%), in particolare nelle zone a rischio (22,1%) e/o di notte (18,5%). Meno indicate le proposte di cambiare le leggi e garantire la certezza della pena in misura minore rispetto all’Indagine precedente (il 7,4% nel 2022-2023 contro il 14,5% del 2015-2016).
Ritengono poco o per nulla efficace (57,7%) il controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine coloro che considerano la propria zona molto a rischio di criminalità o che abitano in zone caratterizzate da elementi di degrado socio-ambientale (55,6%). Se in media il 12% dei cittadini si sente poco o per nulla sicuro nel camminare per strada da solo al buio, tra coloro che ritengono poco efficace il lavoro delle forze dell’ordine la percentuale sale al 30,6% e tra coloro che lo ritengono per nulla efficace al 34,7%.
Importante la presenza percepita delle forze dell’ordine sul territorio
Il giudizio dei cittadini sull’operato delle forze dell’ordine è senz’altro legato alla loro presenza sul territorio. Ai cittadini con più di 14 anni viene quindi richiesto di indicare con quale frequenza vedono pattuglie di polizia o carabinieri nella zona in cui vivono (Figura 8).
Rispetto all’Indagine 2015-2016 meno cittadini hanno affermato di vedere pattuglie nella propria zona almeno una volta al giorno (16,1% contro il 24,3%), ma aumenta la percentuale di coloro che le vedono almeno una volta alla settimana (il 32,8% contro il 23%). Il 14,9% indica almeno una volta al mese (in crescita rispetto al 9,8% del 2015-16) e il 18,6% più raramente (era il 16,6%), ma soltanto il 7,9% dichiara di non vederli mai o quasi, un dato dimezzato rispetto alla precedente indagine (19,7% nel 2015-2016).
La presenza percepita sul territorio è effettivamente associata al giudizio verso le forze dell’ordine: tra i cittadini che le vedono tutti i giorni la quota di chi ritiene che il loro controllo sia molto efficace (34,3%) risulta sensibilmente più alta della media (15,5%), mentre tra coloro che non le vedono passare quasi mai risulta più elevata la percentuale di chi ritiene che le forze dell’ordine abbiano poco (38% contro una media del 18,6%) o nessun controllo del territorio (26,3% contro una media del 4,5%).
Un ulteriore indicatore della presenza attiva delle forze dell’ordine sul territorio è la percentuale di coloro che sono stati fermati mentre erano a piedi o in automobile per un controllo, dato in calo: il 26,6% è stato fermato nei dodici mesi precedenti l’intervista, contro il 35,4% dell’Indagine precedente. Il divario tra i sessi si è ridotto rispetto all’indagine 2015-16: gli uomini sono fermati meno di frequente (32,2% nel 2022-2023 rispetto al 46,9%), mentre il dato per le donne risulta più stabile (rispettivamente 21,3% nel 2022-2023 e 24,8% nel 2015-2016).
La percentuale di fermati risulta, inoltre, sempre più alta tra i giovani, per entrambi i sessi (tra i
25-34enni sono stati fermati il 40,5% degli uomini e il 31,5% delle donne). I cittadini delle aree metropolitane sono stati fermati meno dalle forze dell’ordine (22,2%) rispetto alla media, così come gli abitanti delle Isole (21,1%), mentre la quota risulta superiore alla media nazionale tra i cittadini del Nord-est (35,8%).
Più dispositivi di protezione, meno strategie difensive
È possibile adottare diverse strategie e installare diversi sistemi di sicurezza per difendere la propria abitazione dalla criminalità, come ad esempio lasciare le luci accese quando si esce di casa, chiedere ai vicini di controllare, oppure dotarsi di dispositivi di protezione come portoni blindati, inferriate o allarmi.
Si stima che il 71,8% delle famiglie italiane abbia dotato la propria abitazione di almeno un sistema di protezione strumentale (Figura 9), un dato non diverso dal 72,1% stimato con l’indagine 2015-16. Tra questi sono sempre più diffusi la porta blindata (58% delle famiglie, rispetto al 51,3 dell’Indagine precedente) e il bloccaggio alle finestre, 32,7% (26,4% nel 2015-2016), seguiti dai dispositivi di allarme (23,3%, 20,8% nel 2015-2016). Solo il 3,3% delle famiglie afferma di aver adottato un qualche sistema difensivo per la propria abitazione a seguito di un furto o di un reato subito, e tra quelle che non ne avevano subiti il 18,3% dichiara di averli fatti installare perché temeva di subirne.
Rispetto alla rilevazione precedente è diminuita la stima delle famiglie che adottano strategie di difesa non strumentali, il 40,4% (erano il 55,7% nel 2015-16). In particolare, è molto diminuita la percentuale di famiglie che si rivolge ai propri vicini per chiedere di controllare l’abitazione durante la propria assenza (16,4% dal precedente 32,4%), ma anche le quote di chi lascia le luci accese uscendo di casa (21,1% dal precedente 27,3%), si assicura contro i furti (12,9% dal 14,5%), dispone di cani da guardia (7,7% dal 10,1%), armi da caccia (1,8% dal 4,2%) o non da caccia (1,5% dal 4,8%). È, invece, aumentata la percentuale di famiglie collegate a sistemi di vigilanza privata (dal 5,2% al 7,2%).
Si conferma, nel complesso, il trend evidenziato dai dati delle indagini precedenti, con una diminuzione dell’adozione di sistemi di difesa tradizionali da parte delle famiglie e una crescita dell’installazione di porte blindate, blocchi alle finestre, dispositivi di allarme, così come del collegamento dell’abitazione con un sistema di vigilanza privata.
Nelle aree metropolitane, in particolare, le porte blindate possono essere considerate ormai elementi standard per le abitazioni (ne dispone il 67,1% delle famiglie che vivono nei centri metropolitane e il 65,9% nei comuni della periferia dell’area metropolitana), mentre più in generale i dispositivi di protezione sono meno diffusi nei comuni sotto i 2mila abitanti (61%) e tra i 2 e i 10mila abitanti (63,9%). Sia la quota di famiglie che adottano almeno una strategia di difesa sia quella che dispone di almeno un dispositivo di protezione per la propria abitazione risultano più basse della media nazionale al Sud (rispettivamente 37,9% e 69,7%) e nelle Isole (30,0% e 63,8%).
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