C’è da sorprendersi che un mercato come gli Emirati Arabi Uniti, abbastanza piccolo e poco affezionato al vino, sia considerato tra quelli con alta attrattività dagli analisti inglesi di Iwsr (International Wine and Spirits Record), che hanno elaborato uno specifico indice economico relativo ai vini fermi. Ed è altrettanto sorprendente che nella top ten della classifica siano scomparsi nomi importanti come la Cina (ormai in calo costante da diversi anni) e il Giappone, tra i maggiori acquirenti del vino made in Italy. La fotografia scattata dalla blasonata società londinese, attiva nella consulenza e nelle indagini di mercato, restituisce uno scenario ben differente da quello di dieci anni fa e, per alcuni aspetti, anche rispetto a un anno fa, soprattutto a causa dell’effetto pandemia, della crisi economica (leggi inflazione) e dell’instabilità geopolitica.
Gli Stati Uniti restano in testa
Innanzitutto, malgrado il rallentamento del 2023 gli Stati Uniti restano al primo posto tra i mercati con maggiori attrattività e possibilità di crescita nel settore vitivinicolo, secondo Iwsr, dal momento che le fasce premium stanno acquisendo gradualmente maggiori quote di mercato che in passato. Il Canada, che ha trascorso un lungo periodo di purgatorio nel post-pandemia, si riprende la seconda posizione, con ritmi di premiumizzazione dei vini simili a quelli degli Stati Uniti, un miglioramento dei parametri economici generali e un’inflazione in calo. Terzo posto, stabile da tre anni, per la Svizzera, poi la sorprendente Norvegia che dalla 13ma sale alla quarta posizione.
Occasione Emirati Arabi
Quinto posto – ed è questa la novità più importante – per gli Emirati Arabi Uniti, un mercato dove ancora dominano birra e spirit ma che per il vino sta diventando una occasione di affari, soprattutto grazie alla crescita dell’industria turistica e del segmento dell’on trade. I ristoranti, infatti, come notano i ricercatori di Iwsr, stanno facendo scorte e stanno acquistando un’ampia gamma di etichette e denominazioni soprattutto nel segmento dei vini di pregio, con opportunità di crescita anche per i prodotti premium, considerando il costante arrivo di cittadini dal mondo occidentale. In particolare, per l’Italia, questa piazza medio orientale sta incrementando gli acquisti di vino. I valori esportati nel 2024, tra gennaio e agosto, hanno sfiorato i 20 milioni di euro, contro i 13 del 2023, con volumi passati da 2,1 a 3,4 milioni di litri.
La resilienza dei Paesi Scandinavi
Al sesto posto dei mercati più attrattivi c’è la Danimarca, protagonista di un deciso riposizionamento sui livelli del 2021. Si rivede e torna ai livelli del passato tra i primi dieci posti anche l’Australia (settima) seguita da una Corea del Sud in forte calo (ottava, dal secondo posto del 2023), a causa soprattutto del caro vita e della crisi economica che stanno caratterizzando in generale l’area Asia-Pacifico (Apac), assieme all’introduzione di norme e leggi che limitano il consumo di alcolici. Nono posto per la Svezia, anch’essa una new entry rispetto alla classifica degli ultimi dieci anni, e decima posizione per il Regno Unito, al gradino più basso dal 2015, considerando il quarto posto di quell’anno e il terzo nel 2016 tra i mercati con maggiore attrattività per il vino. Ma in mezzo c’è l’effetto Brexit.
Cina e Giappone fuori dalla top 10
Assieme alla Corea del Sud, balza all’occhio la situazione di Cina e Giappone. Per il mercato cinese (quarto nel 2020), la situazione di calo strutturale del consumo di vino è ormai costante da diversi anni. E questo vale anche per i vini italiani, non solo per l’import generale di vino in Cina. Sorprende in qualche modo il Giappone (terzo nel 2015), dove la concorrenza delle bevande rtd (ready to drink) nei confronti del vino si sta facendo sempre più forte. E lo sarà ancora di più nei prossimi anni. Fuori dalla classifica dei mercati attrattivi (al 12mo posto) c’è uno di quelli che per l’Italia pesa molto: la Germania, soprattutto per i bassi livelli di premiumisation.
Le previsioni per il 2025
Per il prossimo anno, Iwsr evidenzia tre tendenze. La prima è legata all’inflazione, con un costo della vista che ha cominciato a salire nell’area asiatica-pacifica e proseguirà a farlo almeno nel breve termine; la seconda riguarda le nuove abitudini dei consumatori, ovvero un minore consumo di bevande alcoliche, l’affermazione di prodotti no-low alcol, ma anche la scelta di etichette di maggiore qualità, anche sui vini; la terza riguarda le tasse sui vini che probabilmente saliranno nel Regno Unito, dal prossimo febbraio 2025, e gli effetti dei conflitti e delle guerre sia in Ucraina sia in Medio Oriente.
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