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Imprese e politica, Zaia: «Qui restano risorse e talenti, guai a cedere alle narrazioni negative»


di
Gloria Bertasi

Dal no di Intel al sì ai Giochi, il presidente del Veneto: «Attiriamo comunque ricchezze»

«La nostra regione poco attrattiva? Io non direi, anzi serve un po’ di Veneto pride (orgoglio veneto, ndr). Se parliamo di Intel (il progetto sfumato di produrre microchip a Vigasio nel Veronese, ndr), non dimentichiamo che siamo entrati nella short list di Intel, la lista ristretta. Poi ha deciso di non investire in Italia, ma noi eravamo nella short list. Non dimentichiamoci poi delle Olimpiadi Milano Cortina: eravamo due regioni in competizione con sette Paesi. E siamo arrivati primi». Decostruisce i luoghi comuni — dal Veneto c’è fuga di imprese e giovani, l’Autonomia creerà divari irreparabili nel Paese — Luca Zaia, presidente del Veneto, intervistato ieri da Venanzio Postiglione, vicedirettore del Corriere della Sera, e Alessandro Russello, responsabile del Corriere del Veneto, nell’ambito di «Veneto 2050. Crescita e attrattività per il futuro della regione» organizzato da Corriere della Sera-Corriere del Veneto all’M9 di Mestre.

«Il mondo è più piccolo»

«Bisogna evitare una narrazione pericolosa, negativa, un fado portoghese che ci dice che tutti vanno via», ha detto sollecitato da Postiglione a riflettere sul fatto che il Veneto riesce a trattenere solo parte dei giovani talenti che cercano un futuro altrove, lontano da dove sono nati e cresciuti. «Noi sappiamo che ogni anno in quattromila vanno via dalla regione — ha premesso il presidente — ma abbiamo dati solo quantitativi, non qualitativi: di questi ragazzi non sappiamo nulla, se vanno a fare esperienze formative internazionali o altro. Cerchiamo di non ragionare da boomer, oggi il mondo è più piccolo non come quando mi sono laureato io nel 1993 e un volo in aereo, per costi, era inavvicinabile. Ora è diverso. E incide molto è vero ma, al contempo, è segno dei tempi: in questo mondo rimpicciolito c’è voglia di viaggiare e conoscere nuove comunità. Non va visto come una colpa». 




















































Regia politica dell’impresa e numeri del comparto

Detto questo, in linea con l’obiettivo di leggere il presente da una prospettiva diversa dal «fado portoghese» ieri Zaia ha segnalato: «Bisognerebbe anche parlare di chi parte da qua con la propria start up e diventa un caso internazionale». Come andrebbe vista con positività l’enorme «flessibilità delle imprese venete». Un modello, per Zaia, vincente. «Questa nostra è una realtà eccezionale», ha ribattuto a Russello che lo ha incalzato sulla necessità che ci sia una gestione politica dell’industria, per sostenere appunto le imprese. «Abbiamo seicentomila partite iva — ha sottolineato — e l’80 per cento delle aziende ha meno di quindici dipendenti. Come regione produciamo 180 miliardi di Pil (prodotto interno lordo, ndr)». Numeri crudi, che non descrivono i tasselli del complesso mosaico composto dalle produzioni del territorio. «Non abbiamo imprese di stampo fordista, ossia che creano da zero il prodotto compiuto — ha aggiunto Zaia —. A Montebelluna nel Trevigiano, ad esempio, produciamo il 70 per cento degli scarponi da sci venduti al mondo ma non l’intero scarpone. Poi ci sono aziende come la Texa di Bruno Vianello a Monastier, partita come rivendita di auto e che ora produce sistemi di diagnosi su scala internazionale. Perché qui si fa innovazione».

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Infrastrutture: «Due miliardi dalle Olimpiadi»

Che sarebbe arrivata a Vigasio, se si fosse insediato Intel: «Avevamo un progetto per creare una Silicon Valley con tutti i servizi». Sono però le Olimpiadi il fiore all’occhiello del Veneto: «Porterà opere per due miliardi, di cui 800 milioni per la bretella ferroviaria per l’aeroporto Marco Polo. Senza, mai saremmo riusciti ad avere investimenti infrastrutturali di questa portata. In futuro capiremo se è vero, come dicono tre università, che daranno un punto e mezzo di Pil in più».

«Autonomia necessaria, andiamo avanti»

Infine, l’Autonomia, il cavallo di battaglia del Veneto. Alla domanda, che ne sarà?, Zaia ieri ha ribadito: «O la fai per scelta o per necessità. Nelle aziende, c’è controllo di gestione. Cosa che manca al nostro Paese: l’Autonomia lo consente». E quindi Palazzo Balbi tira dritto, perché «il vero tema è che l’Italia non pare pronta per le riforme. Ho scritto un libro (Autonomia. La rivoluzione necessaria) mettendo in fila le fake news sul tema: una dice che se ci danno la sanità crolla tutto. Ma la sanità è già al 98 per cento in capo alle Regioni. Il Pnnr, non scordiamocelo, impone il federalismo fiscale». Eppure, ha ricordato Zaia, quattro Regioni hanno promosso un ricorso contro la legge Calderoli. «E la Consulta non l’ha bocciata: andiamo avanti». Interrogato sul suo futuro, Zaia non si sbilancia («sindaco di Venezia? Sono concentrato sul mio oggetto sociale, la Regione), ma resta aperta la partita del terzo mandato. Con un affondo al collega campano Vincenzo De Luca: «Se si conferma la sua legge, farà altri due mandati. Staremo a vedere».

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19 novembre 2024



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