Cento All’Isit Bassi Burgatti di Cento (foto d’archivio) insorgono gli studenti a causa delle temperature glaciali registrate nelle sue aule. I ragazzi stanchi di dover sopportare condizioni che definiscono inaccettabili, hanno deciso di denunciare pubblicamente il problema, inviando una serie di lettere alla redazione de La Nuova Ferrara. Quello che emerge è un quadro desolante, fatto di aule fredde, giubbotti indossati per tutto il giorno e mani intirizzite al punto da rendere difficile persino scrivere. «Non è possibile, le condizioni sono pessime. Pure con il giubbotto si trema», scrive una studentessa descrivendo un ambiente in cui è impossibile lavorare serenamente. «Ti puoi scordare di cambiare aria o aprire la porta perché subito si congela. Letteralmente tremiamo tutto il giorno e mi è capitato di avere le unghie blu a fine giornata». Una testimonianza che mette in evidenza non solo il disagio quotidiano, ma anche i rischi per la salute che una situazione simile comporta. «I piedi mi congelano. Qualcosa va fatto, perché ad andare avanti così non si può».
Il problema, come raccontano altri studenti, non è affatto recente. Alcuni dichiarano di convivere con queste temperature ormai da anni, senza che sia mai stato adottato alcun intervento risolutivo. «Sono quattro anni che patiamo il freddo a scuola», scrive una ragazza. «Ho i piedi congelati e le mani così fredde da non riuscire neanche a scrivere. In classe la temperatura è al di sotto del normale e, nonostante le nostre lamentele, non cambia nulla. Anche i professori lo confermano». Dalle lettere emerge un dato chiaro: la situazione è particolarmente critica nella sede principale, dove il riscaldamento è affidato a impianti poco efficienti o addirittura non funzionanti. «Sono ormai due settimane che non sentiamo la differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno», spiega un’altra studentessa. «Le classi sono fredde e i condizionatori non riescono a riscaldare gli ambienti. In succursale la situazione è leggermente migliore, perché ci sono i termosifoni, ma non credo sia possibile che ragazzi e professori debbano stare sei ore a patire il freddo». Anche un ex studente, ormai lontano dai banchi di scuola, ha voluto aggiungere la sua voce alla protesta. «Questa per la nostra scuola non è una novità. A me è capitato di tornare a casa con la febbre dopo giornate passate al gelo. Penso che dopo così tanti anni si debba fare qualcosa, perché è diritto degli studenti frequentare un ambiente scolastico caldo e accogliente». Il disagio è condiviso anche dai docenti, che in più occasioni hanno confermato agli studenti la gravità della situazione. «Anche quest’anno, come gli anni scorsi, abbiamo riscontrato problemi con le temperature nelle aule – spiega un altro studente –.Crediamo che con qualche piccolo sforzo questo problema potrebbe essere finalmente risolto. Questo migliorerebbe non solo le condizioni per noi studenti, ma anche per insegnanti e collaboratori». La frustrazione degli studenti è evidente e traspare in tutte le lettere. «È nostro diritto venire a scuola in un ambiente caldo. Con questo freddo diventa difficile stare cinque o sei ore fermi in classe». La mancanza di riscaldamento adeguato non è solo un problema pratico, ma diventa un ostacolo concreto al diritto allo studio. Temperature così basse compromettono la capacità di concentrazione degli studenti, ostacolando il normale svolgimento delle lezioni. «Con un piccolo investimento questo problema potrebbe essere risolto» insiste uno degli studenti. «Non è giusto che dobbiamo continuare a tremare ogni inverno, quando basterebbe poco per rendere la scuola un luogo accogliente per tutti».
La dirigente Contattata dalla Nuova Ferrara, la dirigente Annamaria Barone Freddo, alla guida dell’istituto dal 2018, conferma: «Il problema esiste da anni, l’impianto di riscaldamento è vecchio e presenta un malfunzionamento. Abbiamo segnalato più volte la questione alla Provincia, proprietaria dell’immobile, che anche l’altro giorno ha inviato un tecnico, ma il problema non è stato ancora risolto. Il disagio tra l’altro riguarda solo alcune aule, per cui non ci sono le condizioni per interrompere le lezioni, e anche i margini per effettuare degli spostamenti sono limitati. L’altro giorno una quinta è andata a casa, dopo aver avvertito i genitori, ed essendo ragazzi maggiorenni sono potuti uscire. Ma di certo il problema esiste e speriamo tutti che si possa trovare una soluzione». In attesa di un intervento, i ragazzi continuano a seguire le lezioni avvolti nei loro giubbotti, con mani e piedi congelati. Le loro testimonianze sono un appello accorato a chi ha il potere di cambiare le cose, affinché il diritto all’istruzione non sia ostacolato da temperature intollerabili.
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