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Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: uccise in Italia quasi 100 donne

Ogni anno, il 25 novembre, celebriamo la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una data simbolica che ci invita a riflettere su un problema globale: la violenza di genere.

È un’occasione per ricordare le vittime di femminicidio – quasi 100 le donne dall’inizio dell’anno solo in Italia – e per promuovere iniziative di sensibilizzazione, educazione e supporto.

Tuttavia, questa giornata non può essere un semplice rituale. La lotta contro la violenza deve continuare ogni giorno, perché è un fenomeno complesso, radicato nelle disuguaglianze di genere e capace di assumere molteplici forme: fisica, psicologica, economica e istituzionale.

Dopo la morte di Giulia Cecchettin boom di richieste di aiuto all’1522

I dati parlano chiaro: dal 1 gennaio di quest’anno al 30 settembre sono stati circa 48000 i contatti all’1522, il numero anti violenza e stalking della Presidenza del Consiglio.

Un incremento notevole dall’11 novembre 2023, data dell’omicidio di Giulia Cecchettin.

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L’uccisione della giovane studentessa ha provocato fin da subito una forte reazione emotiva e l’incoraggiamento del padre Gino a chiedere aiuto si è subito tradotto in un numero sempre maggiore di donne che hanno incominciato a sentirsi meno sole di fronte alla violenza.

Un impegno collettivo contro la violenza

Affrontare la violenza contro le donne richiede l’impegno di tutti: istituzioni, comunità, media e cittadini.

È essenziale interrogarsi sulle radici del problema, abbattere stereotipi e pregiudizi che limitano la libertà e l’autonomia femminile.

Il numero crescente di femminicidi e casi di violenza domestica in Italia dimostra quanto sia ancora lontana la parità di genere.

Troppo spesso l’attenzione pubblica si concentra su questi temi solo in concomitanza di ricorrenze o eventi drammatici, per poi lasciarli scivolare nell’indifferenza.

Questo silenzio alimenta il ciclo della violenza, privando le donne della possibilità di chiedere aiuto.

La realtà è che molte donne, ancora oggi, non sono realmente libere.

La violenza economica: un ostacolo invisibile alla libertà

La libertà femminile passa inevitabilmente per l’indipendenza economica. Eppure, molte donne in Italia non hanno le risorse necessarie per autodeterminarsi.

La violenza economica è una forma di abuso meno visibile ma estremamente diffusa.

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Si manifesta nella mancanza di controllo sulle proprie finanze o nell’esclusione dalle decisioni economiche familiari.

In Italia, oltre il 40% delle donne non possiede un conto corrente personale, contro l’8% degli uomini.

Questo dato evidenzia quanto la dipendenza economica renda le donne vulnerabili, esponendole al rischio di violenze fisiche e psicologiche. La Convenzione di Istanbul riconosce la violenza economica come una forma di abuso, ma è ancora necessario un grande sforzo per sensibilizzare l’opinione pubblica e garantire un reale cambiamento.

Il divario di genere nel lavoro: una battaglia aperta

Un altro ostacolo all’indipendenza femminile è rappresentato dalle disuguaglianze sul lavoro.

In Italia, il tasso di occupazione femminile è uno dei più bassi d’Europa: solo il 55% delle donne ha un lavoro, contro una media europea del 69,3%.

La situazione è ancora più grave nel Sud Italia, dove il 58% delle donne tra i 30 e i 69 anni è disoccupato.

Il gender pay gap è un altro problema persistente: a parità di mansione, le donne guadagnano in media il 10% in meno rispetto ai colleghi uomini.

Inoltre, sono spesso relegate a ruoli di supporto, mentre le posizioni decisionali rimangono dominate dagli uomini.

Nonostante le donne rappresentino il 60% dei laureati e ottengano risultati accademici migliori, la loro presenza ai vertici aziendali è limitata: solo il 4% delle donne in Italia ricopre ruoli di CEO.

Educazione e consapevolezza: il cambiamento parte da qui

Per contrastare la violenza di genere, è fondamentale promuovere l’educazione ai diritti economici e alla parità fin dalle scuole.

Le nuove generazioni devono crescere con la consapevolezza che l’indipendenza economica è una garanzia di libertà e protezione.

Avere accesso alle risorse necessarie permette alle donne di uscire da situazioni di abuso e di pianificare un futuro libero da violenze.

Non possiamo limitarci a parlare di violenza contro le donne solo in occasione del 25 novembre.

Questa giornata deve essere piuttosto, ogni anno, un punto di partenza per iniziative concrete e durature.

È essenziale sensibilizzare la società, sostenere politiche di prevenzione e protezione, incoraggiare una cultura di rispetto e uguaglianza nei luoghi di lavoro, nelle scuole e in famiglia.

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Contrastare la violenza: un impegno sociale e culturale

La lotta alla violenza contro le donne non è solo una questione di emergenza sociale, ma una battaglia culturale.

È essenziale garantire che ogni donna possa vivere libera dalla paura e dalla violenza, realizzando le proprie potenzialità.

L’indipendenza economica e la parità di genere non sono semplici obiettivi: sono i pilastri di una società giusta e inclusiva.

È necessario implementare azioni concrete per colmare il divario di genere, abbattere gli stereotipi e offrire alle donne gli strumenti per vivere in autonomia e sicurezza.

Il 25 novembre ci ricorda che questa battaglia riguarda tutti noi. La violenza di genere non è una questione privata, ma un problema collettivo che richiede l’impegno di una società intera.

Solo attraverso una vera e propria rivoluzione culturale potremo costruire un futuro in cui ogni donna sia libera di essere, di scegliere e di vivere con dignità e rispetto.

Rosella Schiesaro©

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Photo Credit: Comune di Casina



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