Un lungo fiume di sangue unisce passato e presente alimentato dai tumultuosi affluenti delle guerre e dei massacri, delle vendette e delle maledizioni, degli attentati e delle deportazioni: Siegmund Ginzberg scava nella storia dell’umanità con il saggio dal titolo emblematico di Macellerie. Guerre atroci e paci ambigue (Feltrinelli) un moderno libro dell’Apocalisse, un trattato di catastrofismo che ha l’uomo come autore e attore, vittima e carnefice.
Ginzberg, ebreo askenazita nato a Istanbul e giunto ragazzo a Milano negli anni Sessanta del Novecento, firma dell’Unità e corrispondente da Cina, Stati Uniti e da una lunga serie di latitudini, lancia un monito per arrivare alla pace in questi tempi di guerra, e per farlo ripercorre attraverso testi letterari il cammino delle civiltà antichissime, dalle tribù di Israele agli Assiri, dagli eserciti dell’Impero Romano a quelli di Atene e Sparta, cartaginesi e cinesi, con confronti e riferimenti a un presente quanto mai in bilico verso l’irreversibile tunnel della autodistruzione.
Guerra, guerre, ostaggi, vendette, crudeltà, genocidi, atroci circostanze predette dai profeti dell’Antico Testamento ahimè non ascoltati fino ai giorni nostri; le macellerie della storia si dipanano tra mito e letteratura, sociologia e politica, filosofia e tattica, un flusso di pensieri alti che riportano però alle moderne barbarie: quindi triste la deduzione che nelle migliaia di anni di presenza sulla terra l’uomo non ha imparato niente, anzi. Se la pace è la fine degli oltre cinquanta conflitti che affliggono al giorno d’oggi il pianeta Terra, ricordare le atrocità delle guerre che enumera l’Autore dovrebbe servire se non altro a far ragionare coloro che scatenano i conflitti, in particolare la guerra Russia Ucraina e Israele Gaza e Libano.
Le profezie si rincorrono nei millenni che Ginzberg ci fa ripercorrere come nella lettura di un thriller, assiri, ittiti, babilonesi, ebrei, pagani, cristiani, poeti, filosofi, storici hanno visto nel “mito del diluvio, o di un grande incendio che consuma l’universo” quel catastrofismo che oggi appare di nuovo sotto i nostri occhi. La malvagità umana pervade i millenni attraverso le nefandezze delle madri cannibali (2, Re), la tecnica raffinatamente sadica delle mutilazioni inflitte al nemico, le pressioni psicologiche su ostaggi e diversi per colore della pelle o religione. E se è la religione che come oggi è seguita alla lettera nei suoi precetti, l’Autore rammenta brani come quello di Giosuè, 6, 12: “votarono allo sterminio tutto ciò che vi era nella città: uomini e donne, fanciulli e vecchi, persino buoi e asini, tutto passarono a fil di spada”. E continua: “passi come questo continuano a imbarazzare intere generazioni di interpreti della Bibbia. Che sia Dio in persone a prescrivere il genocidio sembra assurdo alla nostra sensibilità moderna. E quindi, come agire se “ci sono molti modi di leggere la Bibbia” ma anche tutti gli altri testi sacri. Ambiguità nelle interpretazioni, come ambiguità di considerare la pace: ”si fa presto a dire pace. Ma non tutti e non sempre intendono la stessa cosa”, e com’è vero oggi più che mai, mentre assistiamo a fantomatiche conferenze sulla pace tra Russia ed Ucraina senza che uno dei contendenti sia presente.
Quindi, cosa si intende per pace? Cosa pensavano Assiri, Greci, Romani, e via via le generazioni fino ai nostri giorni? Filosofi e scrittori sono citati con i loro testi da leggere e rileggere, da Cicerone a Polibio, da Giulio Cesare a Erodoto, da Aristotele a Tacito…..
Tutto è attuale ma tutto è già stato scritto: dagli ostaggi ai rapimenti, dai ricatti ai tunnel, dalle deportazioni ai pregiudizi verso gli stranieri. Colore della pelle, religione, usanze, tutto concorre ad accendere gli animi, ferocissimi nelle guerre civili e fratricide. Apriamo gli occhi sul tragico presente che come in uno specchio si riflette tra le pagine di questo testo intenso e sconvolgente. Sono feroci le macellerie di Ginzberg, che sono le nostre, e che fanno scrivere “sono allibito per come (gli israeliani) siano riusciti a dilapidare, sperperare, gettare alle ortiche il capitale di solidarietà a Israele per l’aggressione subita il 7 ottobre… Tutto bisognava fare tranne incitare Israele alla vendetta” detto da un ebreo ”anche se non credente e praticante. Come potrei stare dalla parte di chi gli ebrei li vuole massacrare. È questione di umanità, non di appartenenza”.
Dopo lutti, vendette, massacri, “anche le guerre tra i nemici più irriducibili” devono finire: ma come? Dopo il rischio di annientamento per i vari contendenti, Ginzberg afferma che “allora si interrompe, si impara a convivere.” Messaggio alto poiché sempre la storia insegna che si possono negoziare anche “i conflitti apparentemente più insolubili”: con parole chiare, per il Medio Oriente come per l’Ucraina. Una pace certamente spinta da interesse poiché a spingere verso la pace “non è quasi mai l’imperativo morale, la religione, l’ideologia”.
Rischio di perdersi in una continua macelleria mondiale senza fine? Anche se “nessuno è così pazzo da preferire la guerra alla pace”: lo scriveva Erodoto da Alicarnasso nel V secolo avanti Cristo, nelle sue Storie. Tutto è scritto: basta leggere.
Siegmund Ginzberg presenterà Macellerie al Teatro Manzoni [Via Monte Zebio 14, Roma], il 6 dicembre alle ore 18
Orrori e sangue, una lunga storia was last modified: Novembre 25th, 2024 by
Orrori e sangue, una lunga storia
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