Dati, modelli e processi: l’evoluzione del BIM e il ruolo dell’Information Management
Che cosa si vuole intendere con la locuzione «IM After BIM», già rinvenibile nella legislazione sui contratti pubblici o nella normativa sovranazionale e internazionale in merito?
In questi testi si rinviene, infatti, il tentativo di sottolineare come l’Information Modelling non sia che un sottoinsieme, per certi versi, solo preliminare, dell’Information Management.
Una prima ipotesi potrebbe portare a ritenere che, esaurita l’enfasi per il Building Information Modelling (BIM), sia pure accoppiato al Digital Twin o all’Artificial Intelligence, ormai divenuto un must per i redattori di research proposal e di paper sui journal, sia, infine, venuto il tempo di confrontarsi sul serio sul significato autentico di dato, di informazione e di modello.
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Una seconda possibilità riguarda la constatazione che la cosiddetta modellazione informativa (a dire il vero, più impostata sugli aspetti geometrico-dimensionali che non su quelli alfa-numerici, all’insegna della cosiddetta bimizzazione) abbia costituito un banco di prova per la cultura ingegneristica sotto il profilo del recupero di produttività, ma che sia stata declinata, con altre modalità legate alla progettazione parametrica, dalla cultura architettonica.
In ogni caso, l’affermazione secondo cui la digitalizzazione abbia influito in profondità sul mercato e sui suoi attori nella veste di transformational agent resta ancora tutta da validare.
Quanto essa sia stata o sia change agent dovrebbe dipendere dalla capacità di condizionare le identità e gli statuti degli operatori e la natura degli esiti che essi producono: cosa di cui è lecito, in molte circostanze, dubitare, poiché semmai l’impressione è che sia in atto un tentativo di piegare la razionalità digitale alla logica analogica.
Per certi aspetti, si potrebbe effettivamente ammettere che certi risultati non sarebbero stati conseguibili in assenza della digitalizzazione, ma, al contempo, molti risvolti attinenti al ricorso a un approccio determinato dai dati, anziché dai documenti, rimangono da indagare, a iniziare da quelli relativi alla tutela della proprietà intellettuale.
In realtà, vi sono, poi, altri elementi che hanno evidenziato o che almeno hanno sollecitato una dialettica: si pensi alle relazioni che possono intercorrere tra rappresentazione e simulazione, tra rilievo del visibile e archiviazione dell’invisibile (nel senso delle caratteristiche e delle prestazioni del cespite riscontrabili altrimenti), tra ambiguità dello schizzo e normalizzazione delle strutture di dati.
La relazione che intercorre tra rappresentazione e simulazione appare, in effetti, meno scontata e più controversa di quanto non si possa ritenere, mettendo in gioco la visualizzazione di una entità e il suo funzionamento, laddove non è del tutto certo che cosa possa definirsi statico e che cosa dinamico.
Parimenti, la possibilità, attraverso la digitalizzazione del rilievo, di vedere l’invisibile (ad esempio, attraverso la termografia) e di misurare il visibile deve relazionarsi alla necessità di introdurre nelle basi di dati corrispondenti contenuti alfa-numerici che derivano da ricerche archivistiche o da prove distruttive e non distruttive.
La ricchezza semantica, ma anche il potere evocativo, e la relativa ermeneutica di uno schizzo si confronta con la dovuta oggettivazione e disambiguazione di strutture di dati che una macchina possa interpretare, sennonché i modelli linguistici parrebbero in grado di andare oltre.
In più, sta ora sorgendo o, meglio, ri-sorgendo, la tematica della modellazione dei processi che, ovviamente, prelude alla semi-automazione delle decisioni, che fa attualmente il paio con la pretesa (l’aspirazione o la minaccia?), bisognosa di clean data set, che forme di Machine e di Deep Learning, mediate da modelli linguistici conversazionali e multimodali, all’interno di quegli stessi processi possano fungere da supporto e/o da succedaneo dell’essere umano, in quella che i giuristi, con eleganza, definiscono riserva di umanità: riserva, appunto, quale ambito privilegiato o residuale?
1° Gennaio 2025: la corsa al BIM?
D’altra parte, il motivo guida del tempo della ideazione progettuale liberato dalla routinarietà è risalente agli Anni Cinquanta e ai prodromi della concezione del Computer Aided Design e riflette un réfrain ben diffuso anche altrove.
Questa liberazione, questo passaggio dal tempo occupato al tempo liberato, coincide, tuttavia, oggi dal tempo dell’assenza progressiva delle risorse umane nel settore: intellettuali o meno.
Questi brevi annotazioni, in un contesto, quello della cultura architettonica in cui le forme più raffinate di digitalizzazione hanno, per un canto, rimandato allo (in precedenza) irrapresentabile e, per un altro, alla dimensione antecedente a quella albertiana, per la quale, attraverso la modellazione fisica delle intenzioni progettuali prendesse forma, partecipata colle maestranze, l’opera, ci riportano a una questione fondamentale, vale a dire di fondo, sulla quale soggiace il rapporto tra l’individualità dell’autore e la collegialità del prodotto.
Tutto sommato, la pensabilità e la costruibilità di determinate concezioni spaziali dell’architettura sono state permesse da forme avanzate di digitalizzazione, nella forma della rappresentazione, ma, al contempo, la costruzione è originata pure da modelli e strutture di dati alfanumerici che danno vita e forma, che informano i processi produttivi.
Non per nulla, Architettura e industria, oltre a essere il titolo di un libro seminale di Giuseppe Ciribini, lo è stato anche di una celebre mostra, tenutasi al Centre Georges Pompidou (pure con un saggio dello stesso citato autore), sottotitolato, appunto Passé et avenir d’un mariage de raison.
“IM AFTER BIM DATI, IDENTITÀ, PROCESSI
Tra cultura architettonica e imprenditoria”
Il 30.11.2024 (ore 11) a Badoer in aula Tafuri l’evento aperto a tutta la comunità Iuav e al pubblico interessato, a conclusione di esso è possibile una sessione di Q&A e un colloquio diretto con gli ospiti. Per la partecipazione onsite e online su Microsoft Teams è consigliata la registrazione.
L’evento, a cura di Paolo Borin, si svolge nelle attività del master Progetto Digitale BIM, è patrocinato dall’Ordine degli Architetti PPC di Venezia e dalla Federazione Ordini Ingegneri del Veneto. SCARICA IL PDF IN ALLEGATO
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