Un albero di ulivo “Olea Europaea” (foto di Getty Images)
Natura, pianeta, solidariet� e cultura, con queste chiavi di lettura si pu� comprendere meglio un progetto che dalla Calabria si � esteso ad altre regioni d’Italia. E con una premessa tra storia e antropologia, l’ulivo (in tutte le sue variet�) � un simbolo del Mediterraneo, non a caso citato da grandi intellettuali (letterati in particolari) che ne hanno colto l’essenza. Per Andrea Camilleri era la rappresentazione della storia plurimillenaria del cuore del Mediterraneo e della sua Sicilia. Di recente il calabrese (vincitore del premio Campiello) Carmine Abate ha titolato il suo nuovo romanzo L’olivo bianco, una storia “di restanza”.
La specie definita “della Madonna” serviva per produrre le lampade a olio, ma con l’elettricit� il suo uso si � perso e la coltivazione di questa pianta ha perso interesse. L’archeologa Anna Rotella ha promosso la messa a dimora di nuovi esemplari in 200 diocesi grazie anche al lavoro dei detenuti dei carceri di Rossano e Cosenza
� evidente che stiamo parlando di un nucleo di alto valore cultural-naturalistico e antropologico. E si capisce ancor meglio in questo scenario l’originalit� del progetto di tutela e salvaguardia della biodiversit� dell’olivo bianco che vede come protagonisti in Calabria ed altre regioni dei volontari, degli esperti, le chiese e i detenuti.
Tutela etico-sociale
La salvaguardia di una specie di olivo a rischio. Anna Rotella, archeologa e vice presidente Archeoclub d’Italia sede di Vibo Valentia, spiega: �L’Olivo della Madonna, ovvero la Olea Europaea variet� Leucocarpa, serviva anticamente per produrre l’olio che andava ad alimentare le lampade delle chiese. Con l’avvento dell’energia elettrica questo olio non veniva pi� utilizzato�. Questo ha portato al rischio serio dell’estinzione degli esemplari ultracentenari a danno della biodiversit�. Anna Murmura, presidente Archeoclub d’Italia sede di Vibo Valentia, afferma: �Stiamo coinvolgendo gli istituti penitenziari e i detenuti. Abbiamo gi� proceduto alla prima messa a dimora dell’Ulivo della Madonna, nelle carceri di Rossano e Cosenza�. La specie � stata messa a dimora anche nel carcere di Vibo Valentia, in quello di Laureana di Borrello, nel Carcere di Palmi.
La riscoperta dei tesori
L’archeologa Rotella aggiunge: �Mi sono messa sulle tracce degli esemplari plurisecolari e li ho trovati in tutta la Calabria, dopo 7 anni di studi e di ricerche centimetro per centimetro. Sono riuscita a trovare 120 esemplari. Si tratta di esemplari secolari a forte rischio estinzione e la prima volta che ho trovato questo albero in Calabria, dopo anni di ricerca, � stata una grande emozione. L’olio derivante da questo olivo veniva anticamente usato per alimentare le lampade all’interno dei luoghi di culto. Oggi ovviamente c’� l’energia elettrica e dunque questa tipologia di albero, che fa parte del nostro patrimonio di biodiversit�, rischiava di scomparire. � nata cos� l’idea di coinvolgere parrocchie in tutta Italia�.
Il turismo tra gli olivi
�Con le diocesi stiamo mettendo a dimora l’Olivo in prossimit� delle chiese, dei conventi, dei giardini presso i luoghi sacri�, prosegue Rotella. �Oggi, grazie a questo percorso, la variet� delle candide olive � praticamente salva, in quanto siamo riusciti a piantarla in almeno 200 parrocchie e non solo in Calabria, ma anche in Sicilia, Lazio, Basilicata e Campania�. E chiosa: �Si arriver�, nel tempo, anche alla creazione di itinerari culturali, di una rete dei Borghi nei quali l’Olivo della Madonna � presente. Stiamo mettendo insieme tutti i comuni dove sta rinascendo l’Olivo Bianco. Alla base c’� un valore anche sociale molto forte�.
Rinutrire la fede
Il coinvolgimento dei detenuti va dall’aspetto culturale – dello studio – all’attivit� pratica di innesto per garantire la riproduzione della variet� all’interno delle carceri.
Si � sviluppata una collaborazione con i responsabili della Pastorale dei Problemi Sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Custodia del Creato della Cei. Archeoclub d’Italia conduce una campagna di piantumazione dell’Olivo della Madonna nei pressi di ogni chiesa. Tale iniziativa persegue il duplice obiettivo di ridare voce allo strettissimo rapporto intercorso nel tempo tra l’Olivo della Madonna e la fede delle genti di Calabria e di stimolare in loro la salvaguardia della biodiversit�. Progetto, come gi� scritto prima, esteso ad altre regioni d’Italia. E che pu� diventare un modello anche per la salvaguardia di altre specie.
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