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Il Piemonte in crisi diventa sempre più ricco: gli affari si spostano dall’economia reale a bond e azioni


di
Christian Benna

Report di Bankitalia: le attività finanziarie dei piemontesi sono aumentate nel 2024 del 19,6%, balzate a quota 138 miliardi di euro. Ma il 40% delle imprese regionali ha registrato un calo dei ricavi

Venti miliardi di euro in azioni, 61 in fondi comuni, 32 miliardi in titoli di Stato e 23 in obbligazioni. Il Piemonte che fa industria è in crisi nera, trascinata in basso dall’automotive, e ora gli affari sembrano spostarsi dall’economia reale alla finanza. Stando ai dati rilevati da Bankitalia, nell’ultimo report sull’economia regionale, le attività finanziarie dei piemontesi, imprese e famiglie, sono aumentate negli ultimi 12 mesi del 19,6%, balzate a quota 138 miliardi di euro. 

A Torino, la città più colpita dalle sbandate dell’automotive, oggi con il record italiano di ore di cassa integrazione, i titoli in custodia sono schizzati del 20%, a quota 73 miliardi, mentre i depositi in banca, sono scesi a 61 miliardi (-3,7%) e i prestiti a 62 miliardi (-0,9%).




















































L’economia reale

Se il risparmio dei piemontesi ha trovato un salvagente nelle attività finanziarie, gli investimenti nelle fabbriche e nelle attività produttive ingranano la retromarcia. Nella prima metà del 2024 l’andamento dell’economia ha registrato un dato positivo: una crescita dello 0,4% del Pil che tuttavia è appesantita da tre trimestri di fila di crisi industriale. Infatti nelle fabbriche comincia a sentirsi la crisi che si manifesterà in tutta la sua gravità nel primo semestre 2025.
Il grado di utilizzo degli impianti è ulteriormente calato, posizionandosi sui valori più bassi degli ultimi tre anni, al 75%. Secondo un sondaggio condotto da Bankitalia, il 40% delle imprese piemontesi ha registrato un calo dei ricavi. E le previsioni non sono buone, con un terzo delle imprese che si attende una flessione del fatturato nei prossimi sei mesi. Giocoforza gli investimenti vengono rimandati a tempi migliori: solo il 20% delle società conferma la spesa per tecnologia e capacità produttiva.

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Si ferma il mattone

Nei primi sei mesi del 2024 l’attività nel comparto delle costruzioni ha smesso di crescere, dopo la corsa trainata dal Superbonus che aveva assestato il settore sui livelli massimi dell’ultimo decennio. Nel mercato immobiliare il calo delle compravendite di abitazioni si è attenuato (-3,8 per cento nei primi sei mesi su base annua; -8,9 nel complesso del 2023) pur restando in territorio negativo.

Solo il turismo assume

L’occupazione, nonostante i venti contrari e l’esplosione della cassa integrazione, ha tenuto. Il tasso di occupazione della popolazione tra i 15 e i 64 anni è risultato pari al 69,4 per cento, 2,2 punti percentuali in più su base annua; la dinamica positiva ha interessato gli uomini e, in misura più marcata, le donne. La creazione netta di posizioni lavorative è stata ancora positiva, ma inferiore rispetto allo stesso periodo del 2023: secondo i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, relativi al lavoro subordinato del settore privato e degli Enti pubblici economici, tra gennaio e giugno il saldo tra i contratti attivati e quelli cessati ha di poco superato le 34.000 unità, quasi 8.000 in meno rispetto a quelle del primo semestre dell’anno precedente. La frenata dei nuovi contratti ha interessato tutti i settori, a eccezione del commercio, alberghi e ristoranti che c0ntinuano ad assumere.

La gelata dell’export

Dopo il picco raggiunto a metà dello scorso anno, nella prima parte del 2024 è proseguito il calo della domanda estera. Tra gennaio e giugno le esportazioni piemontesi a valori correnti si sono ridotte dello 0,3 per cento sul semestre precedente allo stesso periodo del 2023 la flessione è stata del 4,6 a prezzi correnti (-3,5 nel Nord Ovest e -1,1 in Italia) e del 6,4 a valori costanti.

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25 novembre 2024



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