“Voglio vedere le proposte del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Penso che accadrà a gennaio e credo che avremo un piano per porre fine a questa guerra”. Così Volodymyr Zelensky nel corso della terza conferenza internazionale sul grano dall’Ucraina. “Siamo aperti, lo ripeto anche ai leader dei paesi africani, asiatici e arabi – ha aggiunto secondo quanto riportato da Ukrainska Pravda – siamo pronti a vedere le loro proposte”. Mentre la guerra in Ucraina va avanti con i russi in costante avanzata e con Kiev che resiste a fatica i riflettori della comunità internazionale restano accesi sul futuro presidente degli Stati Uniti che tra due mesi è chiamato a dettare la nuova linea post-Biden. Nell’attesa il neo segretario generale della Nato Mark Rutte è volato in Florida dal tycoon per fare il punto sulle sfide della sicurezza che l’Alleanza sarà chiamata ad affrontare.
Il dossier ucraino è connesso all’impegno della Nato al fianco di Kiev, ma Trump ha sempre mostrato insofferenza verso i partner europei, accusandoli di spendere troppo poco per la Difesa. In questo quadro Rutte ha deciso di incontrare subito il presidente eletto americano, per tentare di tenere il fronte atlantico unito. L’ex premier olandese, che con Trump ha avuto un buon rapporto durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, nel faccia a faccia a Palm Beach ha sottolineato che la difesa dell’Ucraina è fondamentale per la sicurezza dell’Europa e degli Usa. Per questo ha posto l’accento su quei Paesi che minacciano tale sicurezza “lavorando insieme contro l’Ucraina”, come la “Corea del Nord, l’Iran e la Cina oltre alla Russia”. Tutte queste sfide dovranno essere affrontare “collettivamente”, con una rinnovata compattezza dell’Occidente, è stato il messaggio di Rutte, che ha incontrato anche il deputato Mike Waltz, il consigliere alla sicurezza nazionale scelto da Trump: un altro osso duro per Rutte, considerate le posizioni anti-Nato dell’ex berretto verde.
Chi più di tutti conosce il peso delle decisioni Usa è Zelensky. Il leader ucraino, che con Joe Biden ha potuto contare su un massiccio sostegno economico e militare, aspetta di capire quali siano i piani del prossimo presidente. “Siamo aperti, penso che li vedremo a gennaio”, ha spiegato Zelensky, lasciando aperta la possibilità che si possano creare le condizioni per “porre fine alla guerra”. Il suo timore è che Trump voglia congelare il conflitto lasciando ai russi i territori fin qui conquistati, offrendo in cambio generiche garanzie di sicurezza che non contemplino tuttavia l’ingresso di Kiev nella Nato. La posizione ucraina resta invece quella di una “Carta Onu” che tuteli l’integrità dell’Ucraina. Nel frattempo, Zelensky potrebbe avere a breve un interlocutore diretto dell’amministrazione Usa. Trump infatti avrebbe pensato a Richard Grenell, il suo ex capo dell’intelligence, come inviato speciale.
La crisi in Ucraina sarà al centro anche del G7 esteri in programma lunedì e martedì a Fiuggi. Sul terreno, intanto, la Russia continua a prevalere. Nel Donbass l’Armata di Putin ha rivendicato la conquista di un altro villaggio, mentre a Kursk gli ucraini hanno perso oltre il 40% del territorio nella regione russa conquistata in un’incursione a sorpresa ad agosto. Putin, tra l’altro, non ha alcuna intenzione di fermarsi. Dopo aver autorizzato la produzione su larga scala del nuovo missile ipersonico testato nei giorni scorsi su Dnipro, lo zar ha firmato una legge che consente a coloro che si arruolano di cancellare debiti per 100mila dollari.
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