Ivo
Brocchi
Correva l’anno 1974. Ad Arezzo quattro amici trentenni, si appassionarono all’idea di Antonio Di Meco, consulente aziendale: aprire una tv locale via cavo sul modello americano. “Bastavano 30 milioni di lire – ricorda – e la Banca Popolare dell’Etruria ci aiutò”.
Così nacque Teletruria, oggi cinquantenne. Con Di Meco si associarono Gianfranco Duranti, Luigi De Filippis e Massimo Bartolozzi. Dal novembre 1974 un fascio di cavi bianchi attraversavano Corso Italia collegando i portici di via Roma a quelli di piazza San Jacopo. Telecamere, regie e collegamenti organizzati da Bruno Begliomini e Guglielmo Franceschini, con Claudio Caloni e Marcello Vardi, appena usciti dal Margaritone. Tanto entusiasmo e pochi soldi. Cinque vecchie tv a valvole iniziarono a trasmettere lungo Corso Italia immagini di Arezzo e voci di aretini, tra lo stupore e l’attrazione di centinaia di passanti. La Chimera scelta come simbolo identitario.
La prima redazione era formata da Romano Salvi, Mauro Bellachioma, e da chi scrive questo articolo. Collaboratori Carlo Brandini Dini, Giovanni Melani, Mario D’Ascoli, Evandro Pomeranzi, Antonio Morelli, Don Renato Bertini, Nedo Settimelli (creativo per eccellenza) e Carlo Casi. Nell’80 arriveranno Laura Pugliesi e Aurelio Marcantoni.
Agli esordi la Videocronaca andava in onda tre sere a settimana, poi quotidianamente dall’estate ’75 con ascolti impressionanti. Di ogni notizia gli aretini dicevano “se l’ha detta Teletruria, allora è vera”.
Quaranta giorni dopo la fondazione si ritirarono Di Meco e De Filippis. Subentrarono Mauro Serafini, Pietro Cetoloni e Giuseppe Gallucci. Si passò dal cavo all’etere, sfidando le normative. Il giudice Anania si oppose alla richiesta della Polizia di sequestrare di tutti gli impianti, rinviando gli atti alla Consulta: “Valuti l’Alta Corte – dichiarò – se quei divieti sono in conflitto con l’art. 21 della Costituzione”. Lo erano. Fu la grande svolta. Teletruria continuò a trasmettere e in pochi mesi coprì l’intera provincia di Arezzo ed oltre.
A fine 1977 la Giole (fratelli Lebole) acquistò l’emittente, dandole stabilità economica. Dichiarava Duranti: “L’informazione sarà il corpo centrale della nostra attività. La nostra reputazione – sosteneva – sarà pari alla nostra determinazione di respingere ogni forma di pressione o condizionamento”.
Licio Gelli, dirigente della Giole, propose la fusione fra Teletruria ed Rtv 38. Duranti, rimasto in carica fino al 2018, convinse i Lebole a dire no, per non snaturare l’aretinità di Teletruria, concetto ripetuto in modo imperativo e categorico dall’attuale patron Sandro Butali.
Lebole portò in azienda Brunetto Del Vita: regista, attore, produttore di caroselli pubblicitari (sue creazioni Calimero, l’Olandesina, e slogan quali “Ho un debole per l’uomo in Lebole” o “Omsa che gambe”). Del Vita gesti il passaggio dal bianco e nero al colore. “Sul piccolo schermo le immagini contano piu delle parole” diceva. Aveva ragione. Lui formò tutti gli operatori tv ad un uso giornalistico delle telecamere, guidati per un quarto di secolo da Antonio Cherici. La famiglia Butali prese possesso della tv nel 1983, per non lasciarlo più, nonostante le continue proposte di acquisto. Con Butali entrarono in redazione Lucia Bigozzi e Felice Cini. Poi Carlo Gabellini che ha narrato cantine, cucine, aziende di ogni tipo, sagre, feste paesane portando in tv la vita di tutti i giorni.
I più anziani ricorderanno certamente “Il Giochino”, spettacolo condotto da Vittorio Roggiolani, Vismara Corazzesi e il Mago Massimo Cocchi: inventarono il barattolo pieno di fagioli di cui si doveva indovinare il numero, idea portata poi in Rai da Boncompagni e Carrà. Nacquero personaggi come il Guerriero di Montione (Santino Mazzini), il Penna (Santino Cherubini), Leonardo Franceschi e Massimo Gianni. Il livello sociale e culturale si elevò con la coppia Piero Comanducci e Pierluigi Rossi che per decenni hanno “istruito” i telespettatori sulle buone prassi della salute, e fatto conoscere le ricchezze della nostra terra: dalle Pievi (con Monsignor Angelo Tafi) e dell’Arezzo sotterranea o sconosciuta. E ancora, Esplorando con Revelli e Augusto Tocci.
Di grande sostanza il peso politico, con Controbbiettivo (condotto da Maurizio Bianconi) e Caffè Bollente, che hanno ospitato anche i faccia a faccia decisivi per le elezioni dei sindaci.
50 anni anche di grandi fatti di cronaca. Dal processo al FNR di Mario Tuti all’esplosione dentro la discoteca Il Principe, dal rapimento di Francesco del Tongo alla prigionia in Bulgaria di Paolo Farsetti, dall’assassinio di Emanuele Petri per mano delle Br a quello di Gabriele Sandri in Autosole. Nel 2010 la notte da incubo per la rottura dei conci alla diga di Montedoglio.
Da non dimenticare il ruolo di Teletruria durante il Covid (direttore Luca Caneschi) che forniva quotidianamente tutte le notizie sull’andamento della pandemia e i comportamenti da tenere. E grandissima attenzione alla Giostra del Saracino e allo sport, coordinato per due decenni da Luigi Alberti, dal 2024 nominato nuovo direttore dell’emittente.
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