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L’appello del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, a margine di un convegno alla Lumsa – Fermare il conflitto in Ucraina prima dell’irreparabile


Nessun commento da parte della Santa Sede sulla decisione della Corte penale internazionale di spiccare un mandato di arresto contro il premier israeliano Netanyahu per crimini di guerra; invece un appello forte, alla luce del crescendo di tensioni in Ucraina, a fermarsi prima dell’«irreparabile». Poi un commento sulle parole del Papa perché si indaghi se quello a Gaza, dove il numero delle vittime ha superato le 44.000, può essere configurato come «genocidio»: «Il Papa ha ribadito la posizione della Santa Sede». Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha risposto alle domande sulla stretta attualità dei conflitti ai cronisti che lo hanno incontrato stamani, 22 novembre all’Università Lumsa, a margine della presentazione del libro La pastorale della solitudine. Una nuova proposta di Matthew Fforde (Cantagalli, Siena 2020, pagine 112, 10,00 euro).

Sul mandato di arresto per Netanyahu, il porporato ha spiegato che la Santa Sede ha «preso nota di quanto è avvenuto» e ha ribadito che quello che «a noi preoccupa e interessa è che presto si ponga fine alla guerra». Eguale preoccupazione anche per l’Ucraina dopo il lancio dei missili di fabbricazione britannica e statunitense nel territorio russo e le minacce del presidente Vladimir Putin di un conflitto che potrebbe allargarsi su scala globale. «Fermiamoci ora che siamo in tempo, perché questa escalation non si sa dove porterà!», ha esclamato Parolin, facendosi «interprete del pensiero e della preoccupazione del Papa». «A un certo punto non si saprà più come controllare un eventuale sviluppo di questa situazione», ha aggiunto. «Ci si fermi, prima di arrivare all’irreparabile».

Per il segretario di Stato «certamente questi sviluppi sono molto preoccupanti, perché non si sa dove potrebbero portare». La Santa Sede continua a farsi vicina al Paese «martoriato» proseguendo l’azione diplomatica per lo scambio dei prigionieri e il rientro dei bambini ucraini portati con forza in Russia. Nessun aggiornamento a riguardo, ma «da parte nostra c’è volontà di continuare», ha ribadito Parolin: «Si è sempre fatto per il bene dell’iniziativa ma anche per preparare il terreno a negoziati».

Non si è sottratto il cardinale alla richiesta di commento sulle parole di Papa Francesco contenute in un libro, pubblicato per il Giubileo, in cui chiedeva di indagare per determinare se quello a Gaza rientri nella «definizione tecnica» di genocidio formulata da giuristi e organismi internazionali. Per il segretario di Stato, il Papa non ha fatto altro che ribadire «la posizione della Santa Sede» e cioè «che bisogna studiare queste cose, perché ci sono criteri tecnici per definire il concetto di genocidio». Anche sulla questione antisemitismo il cardinale ha ricordato che «è chiara la posizione della Santa Sede»: «Lo abbiamo sempre condannato e continueremo a condannarlo e cercheremo di creare le condizioni perché ci possa essere una seria lotta contro questo fenomeno».

A fine presentazione il cardinale è stato interpellato sul dato Istat, diffuso in mattinata, sul calo dei matrimoni religiosi in Italia, a fronte di un aumento di quasi il 50% dei matrimoni civili. Secondo il segretario di Stato, «questo problema rientra nella situazione più generale della perdita di fede nella nostra società, dell’indifferenza religiosa. Anche un momento finora sociale ma considerato come sacro, non viene più percepito in questa dimensione. C’è una deistituzionalizzazione del matrimonio che riguarda non solo la celebrazione religiosa, ma anche quella civile».

Di famiglia e del suo «declino» anche a motivo dello «spettro» della solitudine che oggi aleggia in Europa, il cardinale ha parlato nell’Aula Magna della Lumsa presentando il saggio di Fforde, docente di Storia della cultura inglese presso lo stesso Ateneo. Un testo, ha detto, che si colloca nella pastorale della solitudine mirata a «sviluppare la testimonianza cristiana in risposta alla crescente pandemia di isolamento e solitudine nelle società occidentali». La causa, scrive l’autore e Parolin lo ha ribadito, sta «principalmente nel declino della cultura cristiana». Il porporato ha citato i dati di indagini in Europa e nel mondo, secondo le quali milioni di adulti si sentono soli, anche se genitori, e hanno la Tv come principale compagnia.

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Sul tema della solitudine il cardinale Parolin ha quindi ricordato le riflessioni degli ultimi due Papi. Benedetto xvi , anzitutto, il quale osservava «che nei Paesi ad alto sviluppo economico all’origine di nuove forme di malessere mentale gli esperti riconoscono anche l’incidenza negativa della crisi dei valori morali». Poi Francesco che al Parlamento europeo nel 2014 asseriva: «Una delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa è la solitudine, propria di chi è privo di legami. La si vede particolarmente negli anziani, spesso abbandonati al loro destino, come pure nei giovani». L’avvio della pastorale della solitudine, ha sottolineato Parolin, «è pienamente in linea con il magistero» di Francesco «caratterizzato da una grande enfasi sulla misericordia». E «venire in aiuto di chi è solo», ha concluso, è certamente «un atto di misericordia».

di Salvatore Cernuzio



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