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Elezioni e caccia, vincitori & vinti


Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione di Sergio Gunnella, presidente di Confavi Umbria, sul futuro della caccia alla luce dell’esito delle recenti elezioni regionali.

Il cuore verde d’Italia, lo sanno anche i sassi, è terra di santi e di poeti. E se qui non ci sono i
navigatori come nel resto del Bel Paese, nessuno si strappa le vesti, datosi che al loro posto ci sono i
cacciatori… che sono tanti! Un palinsesto che rappresenta una cultura e un costume di consenso
assai più radicato di quanto non si creda.

Tuttavia, stando agli atti, di quanto contino gli Uomini dei Boschi in termini di voto nella nostra regione, pare che l’abbiano capito soprattutto gli irriducibili vincitori di quest’ ultima tornata elettorale. Sul filo di lana teso a ogni apertura di stagione venatica, la coalizione del cosiddetto “campolargo” ha mandato in avanscoperta i propri cugini rossi, quelli vestiti di Verde, novelli ambientalisti forieri del “tutto vietato e sempre”.

Se l’assessorato uscente, in questi ultimi cinque anni aveva già rotto i timpani degli Uomini dei Boschi, dei loro Fido e perfino quelli della fauna selvatica ecologicamente equilibrata ancora presente in Umbria,
sciorinando loro e a piene mani ridicole app, tesserini fotocopiati, calendari venatori bislacchi e
senza data & altre strampalerie a dir poco maldestre, a buttare sul tavolo il carico da undici ci hanno
pensato i sopracitati alleati dalle brache Verde-pisello.

Questi ultimi, paradossalmente aiutati dal pressapochismo disarmante della Giunta & del chiacchieratoio regionale che ha governato, hanno presentato ben tre ricorsi su cinque stagioni venatiche diverse, aggiungendo benzina sul fuoco del malcontento che ha coinvolto, giocoforza, tutti i cacciatori quanti sono. E quando dico “tutti”, non voglio usare un’astrazione di comodo, ma intendo proprio tutti: perfino quelli che appartengono allo stesso schieramento politico; quelli, cioè, che votano abitualmente per la propria coalizione partitica, anche se in antitesi.

Ma in fondo, non era ciò che volevano? Che importanza fa se anche quelli del loro stesso colore li avrebbero poi snobbati con la di loro e l’ altrui astensione? Ricordo ai meno attenti, che per entrare nel palazzo basta un solo voto in più e che del 47% di chi è andato al mare invece di votare, ai “vincitori/irriducibili” tutto ciò non interessa un fico secco. Piuttosto che dare il voto alla concorrenza, è sempre meglio una gita al mare, pur se d’inverno.

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Punto e basta? No. Siamo seri. Perché a questo punto per la Venaria umbra i guai… non finiscono qui. Chi ha governato per cinque anni in nome di un cambiamento della Venaria mai avvenuto, deve
riconoscere di aver toppato di brutto. Assuefatta da un’abitudine inquietante quanto pretestuosa, l’amministrazione uscente è caduta nel baratro dei ritardi abissali, delle omissioni, delle invenzioni
lessicali, della presunzione delle scelte sbagliate, delle forzature e della mancanza di conoscenza
specifica della materia già messa maldestramente in arte dai loro predecessori che governarono per
oltre sessant’ anni prima di loro in egemonia politica.

I “nuovi”, oggi perdenti, hanno continuato testardamente a dialogare con pseudo/collaboratori che lavorano “con” la caccia, snobbando chi, invece, lavora tutta la sua vita e a costo zero, “per” la caccia/cacciata. Con l’aiuto di questi sedicenti “suggeritori” la cui ideologia partitica, pur se legittima, risulta per ciascun interlocutore del tutto azzardata, ancora una volta, si è continuato a non applicare una riforma, la L. 157/92, ormai ultratrentennale che a chiacchiere nessuno vuole, ma che tutti disattendono quam legem.

Entrambi gli schieramenti politici, per l’occasione, hanno continuato testardamente a preferire la
politica/partitica in netto contrasto con quella politico/venatoria. Ancor oggi si continua senza
prevedere alcun cacciatore/collega/contribuente ai posti di comando della Venaria umbra. Non si è
fatto ieri, non si è fatto in questi cinque anni né, stando ai fatti, si farà in futuro. Niente è più
sbagliato. Chi pensa di poter governare la Venaria col bastone, non la conosce. Essa è una disciplina
ancestrale e coraggiosa, fondata sui sentimenti e sulle pulsioni umane; solo a chi la mastica
quotidianamente è dato di gustarne i sapori e i profumi.

Non si può cambiare senza onta e senza gloria, miei cari vincitori e miei cari vinti. O presunti tali. Perché, così facendo, a uscirne sconfitta sarà ancora una volta la caccia. E con essa tutti coloro che lottano ogni giorno per rifondarne il vero significato. Compreso il sottoscritto.

Sergio Gunnella
Presidente Confavi Umbria





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