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Una Messa e una manifestazione in memoria del genocidio ucraino


Una statua che commemora il genocidio ucraino del 1932

“Ricordiamo le vittime dell’Holodomor per guarire la nostra memoria, per curare le ferite del passato, per evitare la ripetizione di tali crimini in futuro e per liberare l’uomo moderno dal pericolo di ideologie odiose”. Lo scrive sua beatitudine Sviatoslav Shevchuk, padre della Chiesa greco-cattolica ucraina.

In occasione della Giornata per la commemorazione delle vittime del genocidio ucraino (1932-1933), il sabato 23 novembre gli ucraini a Ravenna si riuniranno in preghiera e in manifestazione.

Il quarto sabato di novembre per il popolo ucraino, sia in patria che in tutto il mondo, è un giorno per ricordare le vittime dell’Holodomor, il nome attribuito ad un crimine contro l’umanità, per lo più sconosciuto al mondo, causato dalla grande carestia artificiale che, per iniziativa di Stalin, colpì il popolo ucraino nel 1932-1933. Si tratta di un’immane tragedia della quale l’opinione pubblica internazionale, anche in Occidente, fino a non molto tempo fa, è stata all’oscuro. Per l’Ucraina di oggi l’Holodomor resta un tragico simbolo dell’identità nazionale.

Nel marzo del 1933, papa Pio XI aveva già denunciato le «catastrofiche e micidiali ideologie» usate come strumento d’oppressione dai governanti, ma il peso politico dell’Unione Sovietica allora aveva avuto la meglio nel convincere l’opinione pubblica mondiale che in realtà la modernizzazione dell’economia sovietica avanzava trionfalmente.

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Poi anche San Giovanni Paolo II nel 2003 ha voluto ricordare con un messaggio speciale i 70 anni dell’Holodomor, ricollegandone la memoria proprio a un compito presente: «Mai più – aveva detto – La consapevolezza delle aberrazioni passate si traduce in un costante stimolo a costruire un avvenire più a misura dell’uomo, contrastando ogni ideologia che profani la vita, la dignità, le giuste aspirazioni della persona».

Il dovere del popolo ucraino è di raccontare una verità incredibilmente censurata per settant’anni. Vogliamo raccontare gli anni terribili della dittatura sovietica e la durissima carestia degli inizi degli anni trenta, quando il nostro Paese, “granaio dell’Europa”, non riuscì più a sfamare i propri figli, che morirono a milioni. Vogliamo dare il dovuto tributo alla memoria di oltre sette milioni di vittime innocenti, uomini, donne e bambini, che perirono di fame e agonizzarono, mentre chi era ancora vivo non aveva le forze fisiche per seppellirli. Il popolo ucraino chiede a tutta l’umanità di oggi e alle future generazioni di non permettere che una cosa simile accada ad altri in qualsiasi latitudine di questo nostro mondo.

Per onorare il sacrificio delle vittime dell’Holodomor, l’associazione “Malva”, degli ucraini per Ravenna insieme e la comunità greco-cattolica ucraina, il sabato 23 novembre alle 14 organizzano una Messa in suffragio nella chiesa San Giovanni Evangelista e una manifestazione che si svolgerà alle 16 in piazza Anita Garibaldi, accanto al monumento. All’insegna del motto: “Ricordare, imparare, prevenire”,

“La preghiera di suffragio – diceva San Giovanni Paolo II – che da tale ricordo scaturisce, è per i credenti balsamo che lenisce il dolore ed efficace supplica al Dio dei viventi, affinché doni il riposo eterno a quanti sono stati ingiustamente privati del bene dell’esistenza”.

In questa circostanza così solenne, per esprimere la vicinanza della della città e della Chiesa di Ravenna all’appuntamento di sabato 23 ci parteciperanno le rappresentanze civili del Comune e della Prefettura e monsignor Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo metropolita dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, che ha accolto volentieri l’invito della comunità ucraina a Ravenna di partecipare in tutte e due appuntamenti della Giornata di ricordo.

La Messa in suffragio e la manifestazione hanno l’obiettivo non solo di rinsaldare il giusto amore degli ucraini per la loro Patria nel ricordo del sacrificio dei loro antenati ma soprattutto – come invita a fare Papa Francesco – di “pregare Dio misericordioso, perché la forza della fede (degli ucraini) possa contribuire a guarire le ferite del passato e promuovere oggi cammini di pace”.

Don Volodymyr Voloshyn
Cappellano della comunità greco-cattolica ucraina a Ravenna



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