Di Roberto Vivaldelli
“È stato un commando segreto ucraino, con legami di lunga data con la CIA”. La rivista tedesca Der Spiegel ha pubblicato una nuova inchiesta sulla serie di esplosioni avvenute il 26 settembre 2022 che hanno danneggiato gravemente i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, infrastrutture strategiche che trasportavano gas naturale dalla Russia all’Europa attraverso il Mar Baltico. I responsabili del più “grande sabotaggio nella storia europea” sembrano essere, secondo molte indicazioni riportate dalla testata tedesca, una dozzina di uomini e una donna ucraini, civili e soldati. Si tratterebbe di persone addestrate e reclutate da un gruppo che per anni ha organizzato operazioni segrete per l’apparato di sicurezza di Kiev. C’entrano anche gli Stati Uniti poiché alcune delle persone coinvolte nel sabotaggio dell’infrastruttura hanno, secondo Der Spiegel, “legami con la CIA risalenti a molto tempo fa“.
Non è la prima volta che gli Usa vengono tirati in ballo nel sabotaggio ai danni del Nord Stream. Nel febbraio 2023, Seymour Hersh, giornalista investigativo vincitore del premio Pulitzer, ha pubblicato un articolo in cui accusava Washington di aver orchestrato il sabotaggio dei gasdotti. Secondo il suo resoconto, basato su una fonte anonima con “conoscenza diretta”, l’attacco sarebbe stato pianificato e realizzato con il supporto della Norvegia, durante l’esercitazione militare BALTOPS 2022 nel Mar Baltico.
Dal 2012, Nord Stream 1 ha trasportato fino a 60 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dai giacimenti russi Yuzhno-Russkoye e Shtokman verso la Germania. Nel 2018, rappresentava il 16% delle importazioni di gas dell’UE e, nel 2021, copriva la metà del fabbisogno annuale della Germania, rendendolo uno dei gasdotti più importanti al mondo.
L’inchiesta di Der Spiegel
Dopo la missione, i membri del commando responsabile del sabotaggio sono spariti. Tuttavia, Der Spiegel afferma di essere riuscita a identificarli dopo due anni di indagini tra Europa, zone di guerra e la capitale ucraina, Kiev. Per la prima volta, emergerebbe un quadro completo dell’attacco. Il gruppo di sabotatori, formato da individui con risorse limitate e non da un’unità d’élite ad alta tecnologia, ha operato con un budget inferiore a 300.000 dollari. Davvero esiguo se riferito al danno inflitto all’infrastruttura.
Le identità della maggior parte dei responsabili sono note, ma Der Spiegel ha deciso di non rivelarle per motivi di sicurezza: potrebbero diventare bersagli di squadre russe o essere in pericolo a causa delle lotte interne all’apparato di sicurezza ucraino. Le indagini sembrano confermare confermato che il gruppo fosse composto da una squadra eterogenea di patrioti ucraini, reclutati per una “missione rischiosa e altamente simbolica”.
Le autorità tedesche hanno raccolto in questi due anni indizi sui responsabili del sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, collegando l’operazione alla barca a vela Andromeda, dove sono state trovate tracce di esplosivo. Un sospettato ucraino, Volodymyr Sch., esperto in immersioni profonde, è sfuggito all’arresto grazie all’aiuto di un diplomatico ucraino, dopo essere stato individuato in Polonia.
La missione dell’Andromeda
La barca a vela Andromeda, una modesta Bavaria Cruiser 50 lunga 15,57 metri e larga 4,61 metri, è stata noleggiata per 11.900 euro dal 27 agosto al 24 settembre 2022. Dotata di cinque piccole cabine e di un’area interna pratica per le operazioni, è risultata ideale per attività di immersione grazie alla piattaforma posteriore che facilita l’accesso all’acqua. Questa barca è stata utilizzata dai sabotatori del Nord Stream durante le settimane di settembre 2022, quando hanno attraversato acque polacche, tedesche, danesi e svedesi alla ricerca del punto adatto per posizionare gli esplosivi.
Il luogo prescelto è stato identificato a circa 44 km a nord-est dell’isola danese di Christiansø, dove il mare è poco trafficato. Qui, a una profondità di circa 80 metri, si trovano i gasdotti: tubi di 1,15 metri di diametro interno, protetti da strati di acciaio, cemento e rivestimenti anticorrosione, riporta Der Spiegel.
Zelensky poteva non sapere?
Naturalmente, il gruppo di sabotatori non ha agito da solo. Ad aprile 2022, l’idea del sabotaggio ai gasdotti Nord Stream si è trasformata in un piano operativo concreto. Secondo i resoconti, un membro del commando ha presentato il progetto al generale Valerij Zaluzhny, allora comandante delle forze armate ucraine, in un documento di circa una pagina e mezza. Zaluzhny, apparentemente favorevole, avrebbe chiesto se il presidente Zelensky ne fosse stato al corrente. La risposta negativa sembrò rassicurarlo, mostrando una certa diffidenza verso Zelensky e il suo entourage.
Tuttavia, secondo la testata tedesca, appare improbabile che un’operazione così complessa, potesse rimanere segreta a Zelensky. Il presidente ucraino ha smentito ogni coinvolgimento a giugno 2023, dichiarando: “L’Ucraina non ha compiuto nulla del genere, e mai lo farei”. Nonostante ciò, i dubbi rimangono.
Cos’è emerso finora
A tal proposito, il Wall Street Journal ha riportato una versione un po’ diversi dei fatti, spiegando che il piano per sabotare il gasdotto Nord Stream sarebbe stato inizialmente valutato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che avrebbe deciso di bloccarlo. Tuttavia – secondo questa versione che sembra “scagionare” il leader ucraino – l’ex capo delle forze armate, Valery Zaluzhny, avrebbe portato avanti l’operazione senza l’approvazione presidenziale.
Fulvio Scaglione, su InsideOver, ha evidenziato che è improbabile che l’Ucraina abbia agito autonomamente in una mossa di tale portata, considerando le conseguenze economiche profonde non solo per la Germania, ma per l’intera Europa. Erik Andersson, ingegnere svedese in pensione, che ha condotto un’indagine forense per fare luce su questo caso complesso, ha spiegato a InsideOver che l’obiettivo del Wall Street Journal, “così come tutti i precedenti pezzi narrativi simili dei principali giornali americani sull’argomento, abbia una chiara missione: ripulire l’immagine degli USA”. Ora l’inchiesta di Der Spiegel aggiunge un altro tassello a questo intricato puzzle: il legame di lunga data con l’intelligence USA del gruppo di sabotatori ucraini sparito nel nulla. Le autorità europee pretenderanno risposte – e un po’ di chiarezza – dagli alleati di Washington o ignoreranno l’inchiesta del giornale tedesco?
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