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Capitalismo e consumismo sono diventati una religione, se ne parla in Toscana


Una vetrina promuove sconti per il “rito” consumistico del Black fruday – Imagoeconomica

Il “Black friday” come festoso rito di consumo prenatalizio, i calendari dell’Avvento con premi al posto di Gesù Bambino, la spesa al supermercato la domenica mattina, i pellegrinaggi verso gli outlet o quei templi votati allo shopping infinito che sono i centri commerciali… Nelle singole azioni quotidiane possiamo non rendercene conto, ma con uno sguardo più ampio e consapevole è difficile non vedere nel capitalismo, come nella sua trasposizione giornaliera che è il consumismo, una nuova religione popolare e di massa. Un culto in piena regola, che ci accompagna nel passaggio da una dimensione all’altra della vita, si tratti della casa che abitiamo, del luogo di lavoro con le sue dinamiche aziendali, delle attività nel tempo libero.

Come svincolarsi da tutto questo? Come attraversare il mondo contemporaneo con un passo adeguato alla natura più autentica dell’essere umano? Parlandone, innanzitutto. Riflettendoci sopra e discutendo insieme. È l’obiettivo del Festival di Economia e Spiritualità che si tiene da sabato 23 novembre a domenica 1° dicembre in alcune città della Toscana e il cui tema per questa nona edizione è, appunto, “Capitalismo come religione”.

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«L’argomento scelto quest’anno è frutto dell’intuizione dell’economista Luigino Bruni – spiega padre Guidalberto Bormolini, antropologo e ideatore del Festival insieme a un altro economista, Francesco Poggi – Un tema sorprendente e provocatorio: le ricerche dicono che più del settanta per cento delle persone ha un bisogno inespresso di spiritualità. Questo vuoto è però occupato da capitalismo e consumismo, capaci di offrire solo cliché religiosi e surrogati dei riti autentici».

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Gli esempi non mancano, come ricorda padre Bormolini, dalle promesse di paradisi delle agenzie di viaggio all’illusione che il desiderio di infinito possa essere appagato da consumi infiniti, abbandonando tuttavia gli esseri umani a un’insoddisfazione permanente. Lo spiega bene Bruni: «Il capitalismo, sul crepuscolo degli dèi tradizionali, è di fatto diventato la sola vera religione popolare del XXI secolo. La forza culturale del capitalismo sta proprio nel suo essere un’esperienza globale, un culto, una cultura onnicomprensiva e avvolgente. Per superare la religione/idolatria capitalistica occorrono nuove prassi, nuove esperienze. Non basta scrivere libri o articoli, non è sufficiente costruire teorie, perché anche la nuova cultura economica, che in tanti vogliamo più umana, più inclusiva, circolare, nascerà dalla prassi e dal pane quotidiano».

È con questa ambizione, di incidere nel concreto, che l’edizione 2024 del Festival di Economia e spiritualità porterà testimonianze ed esperienze nelle città ospitanti – Prato, Capannori, Lucca, Scandicci, Vaglia, Pistoia e Pisa. Tra i molti ospiti il sociologo Mauro Magatti, gli economisti Stefano Zamagni e Leonardo Becchetti, madre Noemi Scarpa, il poeta Davide Rondoni, il teologo Massimo Faggioli, il cantautore David Riondino, vari esponenti religiosi (il programma completo con tutte le tappe e i protagonisti è sul sito festivaleconomiaespiritualita.it).

«Abbiamo voluto mettere insieme l’economia, che è al centro delle grandi scelte politico culturali contemporanee, alla spiritualità, per un modello in cui l’homo oeconomicus lasci spazio all’homo integralis, cioè a una visione dell’essere umano in equilibrio nelle componenti di corpo, psiche e spirito – spiega padre Bormolini -. Oggi il mercato pretende di soddisfare anche la sete di spiritualità, nel momento in cui l’invito è principalmente a “stare bene con sé stessi”, mentre il diritto alla felicità si declina insieme, nella dimensione della comunità, ovvero della relazione, della cura, dell’amore».

Tra i promotori del Festival ci sono l’arcidiocesi di Lucca, l’Associazione “Teatro di Verzura” e “Ricostruire la vita”, l’evento è stato curato, oltre che da Bruni, da Roberta Rocelli (la Direttrice generale del Festival Biblico), Mario Biggeri e Giulio Guarini anche in rappresentanza della Scuola di Economia civile e della “Comunità di ricerca economia, spiritualità e sviluppo umano integrale sostenibile”.





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